Pensieri sparsi

Favelas Italia


di Paolo Emiliani Il rapporto Cittalia dell’Anci prevede entro il 2020 un forte incremento della concentrazione abitativa nelle 11 metropoli italiane. Ad eccezione di Genova, che vedrà i suoi abitanti decrescere (probabilmente per il fatto che è geograficamente satura, con montagne dietro e mare davanti), le altre subiranno incrementi consistenti, per esempio il 7,3% a Bologna, il 6,7% a Roma e il 6,3% a Milano.In pratica si invertirà la tendenza del decennio scorso, durante il quale si era assistito ad una fuga dai grandi centri in cerca di migliore qualità della vita.In realtà chi ha potuto o potrà andare a vivere fuori dalle megalopoli continuerà a farlo, l’incremento previsto non coinvolge infatti queste realtà, bensì una significativa migrazione dal sud al nord, che coinvolge anche fughe dalle città più importanti del meridione, come Bari, Napoli e Palermo, una forte concentrazione di immigrati e un tasso di natalità più elevato, generato proprio dagli stranieri.Il rapporto dell’Anci si è limitato a citare numeri, ma non è difficile interpretarli e dire chiaro e tondo cosa c’è dietro.Le città metropolitane, soprattutto del nord, richiameranno un gran numero di persone perché là è teoricamente più facile trovare lavoro, ma proprio questo fenomeno accrescerà i disagi e creerà situazioni di emarginazione sociale al limitare delle città o persino all’interno di esse.Questo è un fenomeno tipico del Terzo Mondo: elevata concentrazione abitativa in poche città, enormi megalopoli attorno alle quali sorgono sterminate “favelas” all’interno delle quali lo Stato progressivamente viene espulso e dove regna la violenza, la miseria e la sopraffazione.Il razzismo contro i “terroni”, fenomeno dell’ultimo dopoguerra, sarà nulla in confronto ai nuovi razzismi che esploderanno contro i nuovi invasori, sia italiani che stranieri: assisteremo presto a vere e proprie guerre tra poveri e gli ultimi baluardi dello stato sociale e della tutela sindacale verranno spazzati via da un’orda incontrollata disposta ad accettare qualsiasi lavoro, qualsiasi paga e qualsiasi condizione.Il costo della vita in queste megalopoli crescerà a dismisura e sarà impossibile frenare un fenomeno che da una parte incrementerà le ricchezze di pochi e dall’altra aumenterà la schiera degli indigenti. Già oggi la spesa sociale per abitante, mediamente pari a 186 euro, è molto diversa da città a città: si va dai 284 euro pro capite di Milano, 273 di Torino, 265 di Venezia e 218 di Bologna ai 174 euro di Cagliari, fino ai 123 di Napoli. Nessuno ha il coraggio di dire la verità fino in fondo e cioè che prima di tutto bisogna fermare l’invasione straniera, prima che sia troppo tardi. I soliti idioti, spesso anche in malafede, confondono ciò con una presunta xenofobia razzista, quando invece è tutto il contrario. Fermare l’invasione e contribuire a creare nelle nazioni di provenienza degli immigrati condizioni di vita decenti impedirebbe a questi disgraziati di venire in Italia attirati da un sogno impossibile e finire poi nelle mani dei nuovi schiavisti, loro sì razzisti, gente che da sempre lucra sull’industria dell’accoglienza e trasforma in forza lavoro a basso costo la disperazione.Solo cinque anni fa furono fatti studi che ipotizzavano questa realtà nel 2040, invece è già dietro l’angolo.