Pensieri sparsi

A Napoli chiudono le case-famiglia Mancano i soldi, ragazzini per strada


NAPOLI — Adesso che ha chiuso anche Itaca le isole di Francesco sono davvero finite. Il nome è di fantasia, lo sguardo furbo, i capelli tinti di biondo con due dita di ricrescita nera e tutto il resto sono veri. Appena 14 anni, gli ultimi tre li ha passati in una comunità per minori, allontanato da una madre con gravi problemi psicologici ed economici. Il posto si chiamava Itaca, e nel grigio della periferia di Casoria era quel che prometteva di essere. Un rifugio per quei ragazzi perduti che sono il simbolo della crisi.I ritardi nei pagamenti da parte del Comune di Napoli, gli educatori che scelgono di emigrare dopo due anni senza stipendio. Nessuna Itaca può resistere se rimane senza pane. La comunità ha chiuso nel novembre del 2008. Francesco entra in un altro centro per adolescenti, questa volta a Portici. Quattro mesi e si chiude per lo stesso motivo, l'atavico ritardo nei pagamenti. Il ragazzo finisce in una terza struttura, ma anche questa spegne le luci dopo poche settimane. Dall'inizio del 2009, sono cinque i centri di accoglienza per l'infanzia e per l'adolescenza che hanno cessato l'attività, tutti per lo stesso motivo. Francesco è stato «latitante» per due mesi, con l'aiuto della polizia i servizi sociali lo hanno ritrovato nei vicoli del centro.Ce ne sono tante, di storie come queste. E negli ultimi mesi ci si è un po' dimenticati di Napoli...Chiudono le case-famiglia, quelle che dovrebbero accogliere i ragazzi che il Tribunale dei minori allontana dai genitori, a novembre hanno chiuso per mancanza di fondi i Nidi di Mamme, progetto che in quartieri come Barra e San Giovanni accoglieva 80 bimbi immigrati e non, dove lavoravano 24 educatrici e 60 madri volontarie. Ripartiranno per qualche mese con fondi speciali della Regione, ma il futuro si annuncio pessimo. La realtà napoletana è una continua corsa a misure-tampone. Alcune comunità incaricate di accogliere i ragazzi che il Tribunale ha allontanato dalle loro famiglie non ricevono soldi dal dicembre 2007. I bambini diversamente abili non sono andati a scuola per tutto l'inverno. L'associazione incaricata del loro trasporto non aveva i soldi per pagare polizze di assicurazione e benzina dei pullman...Marco Imarisio15 marzo 2009  CORRIERE DELLA SERA