Pensieri sparsi

La vita dei «migranti poveri» dell'Est nei centri di detenzione slovacchi


Fotoreportage sulle strutture che ospitano gli immigrati e i «richiedenti asilo» provenienti dall'Ucraina
Una delle immagini del fotoreportage "Slovak"MILANO - Le immagini, prima di tutto: la storia degli immigrati in cerca di Europa e rinchiusi nei centri di detenzione slovacchi è raccontata attraverso una serie di scatti in bianco e nero. Si intitola "Slovak" il reportage di Michele Brancati pubblicato su "Witness Journal": la rivista online dedicata al fotogiornalismo apre, nel numero di questo mese, uno squarcio sulla vita dei migranti e dei «richiedenti asilo» che arrivano dall'Ucraina. «ILLEGALI» - Mentre il dibattito sui «respingimenti» di immigrati infiamma la politica italiana, il WJ punta l'obiettivo sulla sorte, e sulle giornate, degli stranieri ospitati nei centri slovacchi. «Persone costrette a vivere da illegali - si legge nel testo che accompagna le immagini - senza aver commesso crimini». Le fotografie di Brancati riescono bene a catturare questo senso di sospensione dei destini. «Aspettando il rimpatrio - è il racconto - le giornate scorrono lente e sempre uguali nel centro di detenzione di Secovce, mentre la speranza è già morta per i richiedenti asilo ospitati dal centro di accoglienza di Humennée».Foto - Clicca qui per il fotoreportage "Slovak" (da Witness Journal) RIFLESSIONE - Il direttore di "Witness Journal", Amedeo Novelli, ci tiene a spiegare: «L'idea che sta alla base della nostra rivista è semplicemente quella di dare uno spunto di riflessione. Cercare di raccontare storie, più che fornire opinioni, in uno stile un po' british». Per questo, dopo ogni servizio, ci sono alcuni testi esplicativi e una serie di link per gli approfondimenti. Oltre alla possibilità di discuterne nel forum.«È un fotogiornalismo che parte del basso. Chiunque può inviarci una proposta, anche non professionisti». Come Ugo Lucio Borga, ad esempio, che fa il vigile del fuoco e ha realizzato uno splendido e duro fotoreportage dal Congo (intitolato "La guerra ovunque"). Qual è stata, a circa due anni dal lancio, la risposta della Rete alla rivista? «All'inizio abbiamo trovato difficoltà - ammette Novelli - dopodiché c'è stata una vera e propria esplosione: ad oggi WJ può vantare vanta 60 mila utenti unici, nell'arco di trenta giorni, per ogni singolo numero. Che per un rivista di fotografia sono tanti».Germano Antonucci 13 maggio 2009Fonte:Corriere della Sera