Pensieri sparsi

"Il bello deve ancora venire"


Fred Krupp, uno dei personaggi più in vista dell'ambientalismo americano, ha scritto recentemente insieme alla giornalista Miriam Horn un libro per rassicurarci: non solo il Pianeta ha un futuro davanti, ma sarà anche un bel futuro, molto probabilmente migliore del presente. Earth: The sequel espone chiaramente, sin dalla scelta del titolo, il suo punto di vista sulla crisi ecologica che stiamo attraversando: ne verremo fuori, a dispetto di quanto continuano a ripeterci i catastrofisti. "Nel mio libro - ci spiega Krupp - ho voluto spiegare come la trasformazione globale che stiamo vivendo e la conseguente imminente nuova rivoluzione industriale ci porterà un futuro di prosperità, con energia, posti di lavoro e benessere abbondante per tutti". Il suo libro punta quindi soprattutto a raccontare come il mondo dell'impresa e della ricerca tecnologica abbia compreso fino in fondo la sfida ambientale, iniziando a mettere in campo risposte straordinarie di cui si parla ancora troppo poco. A salvarci non saranno quindi tanto le marce e le campagne ecologiste, che pure Krupp in passato ha organizzato e frequentato, ma l'ingegno umano e il desiderio di fare profitti. I modelli climatici, quando ci riferiscono delle possibili conseguenze più catastrofiche, applicano i valori di emissioni di CO2 "tarati" sullo scenario business as usual, ma Krupp è convinto che d'ora in poi nulla potrà più essere as usual. "Anche se è evidente - aggiunge - che bisogna fare presto e meglio nel diffondere e commercializzare le nuove tecnologie, soprattutto nei paesi emergenti, aiutandoli a saltare a pie' pari la fase inquinante che ha conosciuto l'Occidente". Lo strumento chiave, Krupp ne è convinto, è l'introduzione anche negli Usa di un sistema di controllo delle emissioni basato sul principio di tetti obbligatori e lo scambio dei crediti, il cosiddetto "cap and trade" già adottato dall'Unione Europea. Posizione che ha ribadito qualche tempo fa anche in un editoriale sul Wall Street Journal, bocciando la controproposta di fissare una "carbon tax". "Il fatto stesso che a rilanciare questa alternativa sia stata la Exxon Mobil - denuncia - dovrebbe farci capire che introdurre il 'cap and trade' è il modo migliore per far uscire la nostra economia dall'attuale dipendenza dal petrolio". www.repubblica.it/2007/12/sezioni/ambiente/ottimismo/libr... “Cap and Trade”Il New York Times parla di una “scommessa contro i gas ad effetto serra”, progettata e di recente inaugurata nel bilancio di Obama. Più in particolare si tratta di un tetto di emissioni di carbonio che dà vita ad un sistema di scambi commerciali che dovrebbe entrare in vigore dal 2012. Il sistema del cap and trade mette un “tappo” alla quantità di gas a effetto serra che una società può emettere; quando l’azienda lo supera, deve acquistare quote di inquinamento o di crediti da parte di imprese che restano al di sotto del tetto, così da premiare l’efficienza energetica di aziende che utilizzano energia pulita.Obama progetta che l’amministrazione corretta di questo sistema frutterebbe alle casse degli States ben 645 miliardi di dollari, tutte entrate provenienti dal petrolio e da società elettriche nel corso dei prossimi dieci anni. Il tetto ed il diritto commerciale sarebbero come un pompa che immetterebbe 15 miliardi di dollari all’anno in progetti di energia pulita, secondo il Washington Post (che in 10 anni dovrebbero ripagare tutti gli investimenti). Altri 60 miliardi di dollari all’anno saranno destinati al credito d’imposta per i redditi medio-bassi delle famiglie, nel tentativo di diminuire la forbice tra i super-ricchi e i tanti poveri. www.ecologiae.com/vantaggi-cap-and-trade/5208/