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Le Tre cose che dovreste sapere sul debito (II Parte)


Di chi è la colpa di quanto sta accadendo?E' una domanda che mi viene frequentemente rivolta e la risposta è sempre la stessa:Di tutti.Da www.pensieronuovo.it la GENESI del debito pubblico:colpe e collusioni di un popolo che non prova (ancora) vergogna!  Nell'articolo precedente abbiamo esaminato le dinamiche che sottendono il debito e come si sviluppano in base ad un "rapporto di scambio".Si è introdotto, inoltre, il concetto di "leva" ovvero della convenienza ad indebitarsi per massimizzare il profitto. Il guadagno, infatti, sarà un incentivo ad investire e, finite le disponibilità, si chiederà denaro in prestito.Questa considerazione, abbastanza ovvia per tutte le aziende private, è evidente, cioè, perché ogni imprenditore/banchiere ha un'innaturale propensione ad indebitarsi, è meno chiara nel caso di stati e banche centrali.In questo caso mancherebbe il fine che dovrebbe giustificare il "leverage" ovvero il profitto.Ebbene, l'esperienza insegna che in tutte le democrazie occidentali i livelli di corruzione e di cattiva gestione della "cosa pubblica" sono in costante aumento.La causa, oltre che nell'avidità umana, è da imputarsi al degrado culturale prodotto dal sistema liberale che spinge, buona parte della collettività, a scambiare incessantemente "bene comune" contro profitto.In una società corrotta, somma d'individui che scelgono "l'alternativa politica" sulla base dell'utilità personale, la SPESA PUBBLICA diventa potentissimo strumento di "gradimento" e di "intorpidimento" delle coscienze.Tutte le compagini di governo tenderanno ad ampliare il debito dello stato per distribuire appalti, commesse, posti di lavoro, soddisfare interessi personali e/o di categoria per accrescere il consenso elettorale e massimizzare il profitto dei grandi interessi economici di riferimento.Il sistema "clientelare", basato sul voto di scambio, richiede il costante sacrificio dell'interesse pubblico in favore di quello privato, un continuo "baratto" tra debito (di tutti) ed utilità individuale o del "clan" di appartenenza.Questa consuetudine si è andata a raffinare nel tempo.La scarpa regalata prima delle elezioni, seguita dalla promessa di ricevere l'altra dopo aver votato, è stata sostituita da una serie di promesse incentrate sulla riduzione delle tasse e/o sull'aumento degli stipendi più bassi.Atti demagogici e finalizzati al solo ampliamento del bacino elettorale perché, quand'anche divenuti legge, non essendo accompagnati da una seria riduzione dell'indebitamento statale, sono destinati ad avere carattere di temporaneità.Nelle crepuscolari democrazie moderne, dunque, il "leverege di stato" è finalizzato al mantenimento di un consenso che diventa fonte di profitto per la classe dirigente.Non a caso, ad ottobre 2012, mentre Bruxelles imponeva alla Grecia drastici tagli di pensioni e stipendi per evitare il fallimento, il governo di unità nazionale presieduto da Antonis Samaras, stanziava 30 mln di euro per la costruzione di un AUTODROMO (???) legittimando, a causa di una scelta tanto singolare, qualunque illazione.Circostanza simile si è verificata anche in Italia quando qualcuno pensava che la priorità nazionale fosse costruire un "ponte sullo stretto".Pensateci un attimo:Se lo Stato italiano spende più di 800 mld l'anno e, per "quadrare" il bilancio, vara finanziarie da (appena) 15, 20, 30 mld che, oltre a diffondere disperazione non garantiscono neanche l'integrale copertura degli interessi sul debito pubblico (ogni mese ritoccato al rialzo verso continui massimi storici), la malafede di chi è chiamato ad amministrarci è semplice deduzione.È come se aveste un figlio che sperperasse la "paghetta settimanale" giocando al videopoker e, non soddisfatto, vi chiedesse di lavorare maggiormente per assecondare il suo "hobby".Anche la spasmodica ricerca della "crescita", del resto, diventa funzionale al mantenimento di elevati livelli di spesa grazie ai quali il POTERE può trarre legittimazione.In conclusione è possibile affermare:l'aumento endemico del debito dipende dalla persistente erosione dell'interesse pubblico in favore di quello privato causata dall'assenza di "cultura del bene comune".In alternativa, tale mancanza, potrebbe risolversi nella definizione di un sistema sanzionatorio che riequilibri un "trade off" svantaggioso.Se, in passato, il carico fiscale fosse stato adeguato proporzionalmente alle dinamiche d'indebitamento (invece che procrastinarne continuamente gli aggiustamenti), l'immediato rapporto di causa (aumento del debito) effetto (incremento delle tasse) avrebbe indotto ogni cittadino a vigilare sulla gestione del bilancio dello Stato (ed a votare di conseguenza).La CONVENIENZA a tutelare il bene comune (espediente che potrebbe sostituire lo scarso interessamento a ciò che è di tutti) racchiude l'essenza ideologica di una nuova teoria economica (la cui diffusione rappresenta lo scopo prioritario del presente blog) che mira alla definizione di contrappesi normativi finalizzati all'ottimizzazione di tutti i "rapporti di scambio" destinati, altrimenti, a certa degenerazione. S'impone, dunque, un taglio draconiano alla spesa pubblica che, motivato da ragioni di bilancio, diviene, tuttavia, fondamentale per la costruzione di un sano interessamento della società alla politica nell'ambito di un sistema democratico pienamente partecipativo.Se come chiunque può verificare, gli effetti della crisi sono mitigati nelle nazioni in cui l'interesse comune coesiste perfettamente con quello privato, appare evidente quale sia il costo economico e sociale di ataviche tare culturali.www.pensieronuovo.it