quia.non

di confronti


credo nella trasparenza. per cui:Inviato da diefrogdie il 16/01/08 @ 16:49 via WEBScusa se mi permetto. Ma tu hai letto la frase che ha detto il Prof. Ratzinger 18 anni fa? Penso di no. La citazione incriminata è dell’'epistemologo Feyrabend, allievo ribelle di Popper, il quale non stava affatto tessendo l'elogio dell'Inquisizione. Si proponeva semmai di dimostrare che non esistono regole invariabili nello sviluppo della conoscenza scientifica e che in particolare Galileo vinse la sua battaglia per l'affermazione della cosmologia copernicana soprattutto «grazie al suo stile e alle sue capacità di persuasione», perché in realtà non disponeva di prove sufficienti ad affermare la propria tesi. Il punto di partenza delle rivoluzione scientifica galileiana, secondo Feyrabend, «è costituito da una forte convinzione, che contrasta con la ragione e l'esperienza contemporanee ». C'è anche un elemento provocatorio nelle affermazioni di Feyerabend, che nega l'esistenza di un confine netto tra ciò che è scientifico e ciò che non lo è, giungendo a rivalutare stregoneria e astrologia, fino a reclamare una «separazione fra Stato e scienza» simile a quella fra Stato e Chiesa. La sua polemica contro l'oggettività della conoscenza scientifica è peraltro condivisa da un pensatore come Gianni Vattimo, secondo il quale il valore delle teorie dipende soprattutto dal fatto che riescano a convincere la comunità degli studiosi Quanto a Ratzinger, è evidente dal contesto della citazione che il Papa non sposa la visione di Feyerabend, né intende usarla retrospettivamente per giustificare la condanna di Galileo. Ma vuole affermare che la razionalità scientifica ha dei limiti, posti in rilievo dalla critica più spregiudicata, e quindi va ricompresa «in una ragionevolezza più grande» di carattere filosofico e aperta alla trascendenza. (da un articolo di Antonio Carioti su “Il Corriere della Sera”). Tanti saluti da chi la pensa diversamente da te. LucaInviato da purqua.pa il 17/01/08 @ 08:31 via WEBmi viene da pensare che laddove un vescovo - o anche, più semplicemente, un novizio - sostenesse espressamente che l'aver torturato e ucciso per affermare le teorie di gesù cristo (e per ottenere il ripudio delle credenze diverse) è stata "cosa buona e giusta", quanto meno perderebbe il suo posto di lavoro (sì, di lavoro, hai letto bene). d'altra parte, kafka (e mi limito a questa citazione, io ho fatto le scuole basse e quei nomi che tu dici li vado a cercare su internet) ha allegramente raccontato come difendersi da un'accusa senza prove sia vano. e doloroso (se mi consenti la "e" dopo il punto). così, il mio istinto (chè di ragione non credo si possa parlare) mi porta a preferire chi si batte per dimostrare un'idea, o anche solo un'intuizione, a chi si fa portavoce di un messaggio, cui, per giunta, chiede cieca osservazione e assoluta rassegnazione. chè (ut supra) il semplice dubitare spalanca le porte dell' "etterno dolore" (vabbè, c'ho messo pure dante. ma se l'ha fatto quel guitto di benigni, vuoi che non possa farlo io). infine, non mi pare un grandissimo risultato quello ottenuto alla sapienza. ma forse era l'unico possibile, un primo passo su una (tortuosa) strada che porta al contrasto con tutte le istituzioni che abbisognano, per le loro esistenza e funzionalità, del consenso del popolo. per esserti permesso (sono parole tue), caro luca, sei scusato. anzi, mi piacerebbe confrontarmi con te ancora. impareremmo senz'altro qualcosa l'uno dall'altro (sono un ottimista). per aver supposto che io non abbia letto (quando potevi limitarti a chidere), non sei assolto. ma non temere, è tempo di saldi. se vai in chiesa compri un'indulgenza a due soldi. giuseppe