quia.non

di export


non credo intelligente confondere il dolore per la morte di una persona - sia essa vestita con abiti civili, militari o addirittura nuda - con le ragioni per le quali ci si schiera nella tenzone politica. i figli so' figli e so' tutti uguali, diceva una volta filomena marturano. e i morti so' la stessa cosa, disse poi purquapa.mi lascia riflettere piuttosto l'analisi che del fatto ha proposto curzio maltese sul venerdì del 25 settembre. il nostro, infatti, ha evidenziato come il secondo paese al mondo per quantità di armi esportate sia l'italia, che segue gli usa a una distanza di 0,7 miliardi di dollari (il complessivo è stimato a circa 35,7 miliari per gli usa e 35 per l'italia). questo può voler significare che molto probabilmente i ragazzi morti recentemente  - e mi limito volutamente a questi - siano stati strappati alla vita da armi italiane, che i loro genitori (e loro stessi, i ragazzi) hanno contribuito a pagare.dico questo perchè - sic statibus rebus - è normale (oltre che assolutamente inaccettabile) che lo stato tributi gli onori a questi morti in guerra, senza i quali il bilancio dello stesso e quello di pochi, avveduti ed agganciati imprenditori sarebbe meno florido. mai e poi mai un morto sul lavoro potrebbe essere considerato uguale a un soldato che cade in battaglia, per il semplice, terribile, schifoso motivo che questo, una volta morto, porta soldi e necessita di festeggiamenti per auspicare che altri partano.il primo no.