Goethe non era mai stato un grecista ma quando gli capitò in mano la Poetica di Aristotele ebbe un’intuizione modernissima. Uno dei punti nodali dell’opera è quello del piacere tragico: sulla scena sfilano omicidi cruenti, incesti, infanticidi, tradimenti, sacrifici umani fatti coi propri figli per fare carriera, quando poi i figli non vengano mangiati dai padri, e così via. Il pubblico sempre numeroso e appassionato fa stilare ad Aristotele un vero e proprio indice di gradimento ( in attesa che venga inventato lo share) per queste storie cruente: la ragione di questo successo, secondo lui, consiste nell’instaurarsi un processo nello spettatore che, mediante la catena degli orrori, viene condotto alla fine a uno stato di purificazione che rimuove le ombre dell’angoscia e illumina la coscienza di una luce nuova e pura. Goethe intuisce che il processo catartico deve aver luogo fisicamente sulla scena e non nell’animo degli spettatori. La catarsi va mostrata e non provata, o meglio il fatto di provarla soggettivamente è solo una conseguenza del fatto che è stata mostrata con chiarezza. La conseguenza di questa analisi è che implica una concezione architettonica del dramma che deve finire, deve arrivare a una conclusione: l’essenza del dramma consiste nel fatto di contenere la sua propria risoluzione. Da qua il processo di crescita dei protagonisti in scena e degli spettatori in platea. Così quando Racine affronta questo dramma nei Les Lémures o degli Irrisolti, opera mai rappresentata, narrando l’incapacità dei portatori della ferita dei non amati di arrivare a una soluzione, incapacità che li obbliga ad avere sempre un motivo per confliggere, a essere in guerra sordida, oscura e permanente col mondo, cercando i motivi più puerili per portarla avanti, non riesce a trovare una soluzione al dramma lasciandolo irrisolto.. Dal dramma alla farsa...
Variazioni sul foglio mondo - patafisica del dramma e della farsa
Goethe non era mai stato un grecista ma quando gli capitò in mano la Poetica di Aristotele ebbe un’intuizione modernissima. Uno dei punti nodali dell’opera è quello del piacere tragico: sulla scena sfilano omicidi cruenti, incesti, infanticidi, tradimenti, sacrifici umani fatti coi propri figli per fare carriera, quando poi i figli non vengano mangiati dai padri, e così via. Il pubblico sempre numeroso e appassionato fa stilare ad Aristotele un vero e proprio indice di gradimento ( in attesa che venga inventato lo share) per queste storie cruente: la ragione di questo successo, secondo lui, consiste nell’instaurarsi un processo nello spettatore che, mediante la catena degli orrori, viene condotto alla fine a uno stato di purificazione che rimuove le ombre dell’angoscia e illumina la coscienza di una luce nuova e pura. Goethe intuisce che il processo catartico deve aver luogo fisicamente sulla scena e non nell’animo degli spettatori. La catarsi va mostrata e non provata, o meglio il fatto di provarla soggettivamente è solo una conseguenza del fatto che è stata mostrata con chiarezza. La conseguenza di questa analisi è che implica una concezione architettonica del dramma che deve finire, deve arrivare a una conclusione: l’essenza del dramma consiste nel fatto di contenere la sua propria risoluzione. Da qua il processo di crescita dei protagonisti in scena e degli spettatori in platea. Così quando Racine affronta questo dramma nei Les Lémures o degli Irrisolti, opera mai rappresentata, narrando l’incapacità dei portatori della ferita dei non amati di arrivare a una soluzione, incapacità che li obbliga ad avere sempre un motivo per confliggere, a essere in guerra sordida, oscura e permanente col mondo, cercando i motivi più puerili per portarla avanti, non riesce a trovare una soluzione al dramma lasciandolo irrisolto.. Dal dramma alla farsa...