la mappa è il mondo

Variazioni sul foglio mondo - patafisica delle città


Negli anni che precedono la II guerra mondiale Walter Benjamin  descrive con grande acutezza, rielaborando alcuni temi cari a Baudelaire, degli shock che procura la vita cittadina. Sono passaggi non comprendibili a pieno se non si tiene conto di un fattore che rende noi Italiani profondamente diversi dagli abitanti di Parigi. Questo fattore è l’immensa ricchezza d’arte delle nostre città grandi e piccole che ci fa essere oggettivamente conservatori, nel senso più pieno del termine: siamo tutti d’accordo che la miglior virtù patria sia conservare i centri storici e i monumenti connessi. Naturalmente tra questi militi anche io e senza ombra di dubbio. Parigi invece è stata per molti anni la città per definizione, la capitale del Moderno inteso nella sua accezione più letterale di alla moda, il luogo per eccellenza del mutamento, della costante ricerca del nuovo. Negli stessi anni si butta giù il complesso dei mercati generali di Les Halles, ultima cattedrale del Liberty e dell’Età del Ferro e del Vetro, per ricostruirla in cemento oppure pianta una piramide al centro del cortile del Louvre. Il panorama della città moderna deve mutare e devono mutare i punti di riferimento, le ancore dello sguardo che offrono un riferimento per decidere la direzione. Il cittadino conosce bene questo spaesamento, ne è stato intossicato, ne è stato mutato geneticamente: ha scambiato volentieri il notturno frinire dei grilli e il gracidio delle rane con il soffio del gas dei lampioni prima e dello scroccare del neon nelle vetrine poi.