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Cosa si perdono i lemuri


Orgoglio e vanità. Curiosamente la chiesa condanna l’orgoglio ed è molto più comprensiva con la vanità. Probabilmente questo atteggiamento è una deriva della repressione con cui fu punito l’atto prometeico: sedizioso, insurrezionale e d’amore infinito verso l’Umanità.  Questo tipo di comportamento viene definito HÝbris  a cui si associa il termine “Nemesis” la “giusta” vendetta degli dei. L’orgoglio ha poi goduto di un pessimo ufficio stampa nel corso del tempo ed è stato surrettiziamente paragonato al bullismo di Agamennone o alla smania di conoscenza di Ulisse o al giovanile bisogno di ebbrezza di Icaro o alla gioia dell’eccellenza di Aracne o Marsia.  I poeti, che in ogni singolo verso pongono l’orgoglio di essere vivi e di avere una sovversiva visione del mondo anche se solo per un istante, lo gridano a voce alta ma vengono confinati nel termine “artista” usato come se volesse dire “picchiatello”. La vanità invece è accettata con un sorriso, in fondo chi non è un po’ vanitoso? E così gli attributi aggettivali divini si sprecano nel definire se stessi e le proprie stupidaggini autoreferenziali… Come si dice a Roma: aridatece Prometeo.