la mappa è il mondo

Parole minime II


Libertà.Da una parte, nella scrittura maggiore americana, c’è l’epopea potente e rettilinea delle autostrade come la 61 con il rombo del motore Harley: il treno da costa a costa della Union Pacific con la misica di Honegger, Buffalo Bill, le Guerre Indiane e lo schiavismo, i panorami mozzafiato e senza limiti della prateria… E poi le grandi ancore dello sguardo come i picchi della Monument Valley, l’Empire Stete Building a Nuova York, la Chicago Renaissance… dall’altra, più sommessamente e con la grafia in minuscolo, il girovagare ondivago , lento, contorto e indeciso, tra le strade un po’ claustrofobiche dei quartieri e i vicoli dei rioni romani. Sampietrini, buche sobbalzi di diverse tonalità con le gonadi perennemente a rischio, borbottio della Vespa, ruote piccole, insidie di rotaie di tram, strisce pedonali bagnate, e poi piccole spese, pacchetti, equilibrio da orso del circo in bicicletta, flânerie a motore,  profumo di pasta e fagioli, la portiera del 29 che ha le corna, leggere “Er viaggetto” di Magrelli, fare ghirigori mentali prima di farli con la Vespa, sguardo leggero e respiro profondo,  arabesco infinito, perdersi volontariamente, con buona pace di Benjamin, nel labirinto, strafatto della mia città, seguendo il filo leggero che mi avvolge come la vecchia maglietta preferita e mai buttata.Una pernacchia alla memoria di Barbarina Calazio del Prepuzio, simildonna torinese.