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Tempo (immobilità del)C'è un giorno molto particolare nel corso dell'anno: è il giorno del solstizio d’inverno. E' il giorno con il tramonto che arriva troppo presto e l’alba che non arriva mai. Il giorno in cui si colloca poi la notte della vigilia, la notte in cui non si dorme, si tengono accese le luci e si mangiano cibi speciali a forma serpentina, tipo il capitone, o ad anello come i taralli, tutte forme che raffigurano il tempo. Quella notte noi mangiamo il tempo in una cerimonia cronofaga perché Cronos non mangi noi come già mangiò i suoi figli. In quella notte il tempo quotidiano viene sospeso, quasi un arresto del normale ritmo della vita in un viaggio a scendere che dalle stelle cala fino dentro la grotta-ventre in cui nasce la nuova vita. Qua, in questo momento, morte e vita non sono oppositive ma coincidenti. Per una notte appunto e solo per questa notte. Il Cristianesimo su questa base antica come il mondo innesta una leggenda bellissima: il tempo da ciclico si fa lineare, dalla Creazione alla nascita di Cristo, che è l’avvento del nuovo tempo, e dalla nascita a quello che manca all’Apocalisse. In questa inversione tra il vecchio e il nuovo tempo, in questo passaggio cosmico di consegne, per un istante il tempo si ferma e il mondo si ferma, gli uomini, gli animali sulla terra e i pesci nell’acqua e gli uccelli nell’aria. Poi la vita torna a fluire… Questo è il presepe: la raffigurazione dell’attimo senza tempo…(in una giornata di freddo a Roma)