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Gli uomini hanno molto da insegnarci


di Alessandra Giannelli
Nel Fedro platonico Socrate afferma: “io amo imparare e gli alberi e i campi non vogliono insegnarmi nulla, come fanno invece gli uomini della città”. L’attività intellettuale tende al perfezionamento etico del singolo attraverso il dialogo, uno strumento pedagogico per il quale il maestro guida l’allievo verso il progressivo compimento della sua essenza individuale. Insegnando a pensare in modo autonomo, Socrate il buon maestro, ha compiuto su di sé e sui suoi concittadini un’opera fondamentalmente morale: li ha scossi dal torpore. Come un tafano impertinente, il filosofo-maestro inquietò gli animi dei concittadini ateniesi fino a quando, fedele ai suoi demoni, si spense a sorsi di cicuta. O forse sarebbe corretto dire che, proprio da quel gesto incominciò a scuoterli per svegliarli dalla pigrizia intellettuale e spirituale. Anche oggi la figura di Socrate produce sui “fruitori” un effetto terapeutico nel senso di therapeutikòs “atto a servire”, “atto a curare”. Socrate passeggiava tra i giovani ad Atene dialogando e interrogando, dava loro la possibilità di schiudere, flettere e allargare le idee senza discutere circa il sapere, la conoscenza o la virtù in termini astratti e teorici, ma facendo pratica di cosa volesse dire riflettere (precisamente: rivolgere la mente, considerare con attenzione), prendendo spunto da una domanda concreta. A quei giovani Socrate chiedeva che cosa fosse -a loro giudizio- la sapienza, la giustizia, il coraggio, la bellezza, e così via… abituandoli a ragionare sul tema proposto, a riflettere sulle loro risposte e su quelle degli altri interlocutori, discostandosi dai principi e slegandosi dalla tradizione o dall’autorità comunque intesa. Come direbbe la fenomenologia da Husserl in poi, a sospendere il giudizio. La domanda offerta da Socrate predisponeva l’interlocutore al dialogo con il maestro, il quale non si aspettava formulazioni di definizioni concettuali o esposizioni di tesi altrui accolte in modo dogmatico, piuttosto accoglieva risposte personali che erano tappe di un percorso volto al conseguimento del saper riflettere. Oggi, come allora, l’esigenza di saper ragionare autonomamente si fa sentire necessaria e vitale in un mondo fatto di scelte veloci e decisive, un mondo che accade e basta… Davanti ad una scelta, una decisione della nostra vita, ci attacchiamo alle convinzioni forti o alle credenze “prefabbricate” con le unghie e con i denti. Proprio in quel momento, (che mi piace definire il momento-feed back), dovremmo invece fermarci e fare un passo indietro rispetto a quello che sappiamo o che crediamo di sapere, un passo indietro da noi stessi, sempre pronti ad emettere un giudizio, a tirare le somme. Perché?! Infondo per decidere è necessario raccogliere la conoscenza ai fini di dare un senso all’agire. E’ vero, ma è vero anche che quella pausa che ci prendiamo per rispondere, troppo spesso pretende immediatezza e l’uomo, pur allenandosi, non sempre sa e può portare fuori da sé una risposta intellettuale. L’intelletto è un complesso della facoltà mentali che consentono di intendere, pensare e giudicare e, in quanto complesso, è un insieme di più parti o elementi di noi che dal punto di vista psicoanalitico raccoglie desideri, sentimenti e idee. Torniamo alla pausa, al momento-feed back. Avviluppati in quello spazio tempo, breve o vasto che sia ne va di tutta la nostra identità e quindi dell’appartenenza al nostro Mondo e a quello dell’Altro, per dirla con Zygmunt Bauman. Lì in quella pausa raccogliamo la nostra conoscenza per poter formulare un’idea. Immaginiamo ora che mentre siamo lì, passi Socrate. Probabilmente ci inviterebbe a riflettere e a rispondere ai suoi quesiti e potremmo trovare la cosa interessante, curiosa o sgradevole. Di fatto sarebbe utile ad allargare il campo della conoscenza perché ad ogni domanda varrebbe al pena di metter in gioco tutto noi stessi, le nostre credenze o giudizi fino ad intingerli per un po’ nella vacuità, quello spazio privo o povero di sentimenti, idee, principi, significato… che diventa, paradossalmente, una pinacoteca di risorse per accrescere noi stessi e valorizzare la risposta. Il buon maestro è colui che come fanno gli alberi e i campi non insegna, silenziosamente si offre alle nostre interrogazioni, si apre al passaggio delle nostre idee. Basterebbe ascoltarlo. Per chi volesse attraverso la consulenza di un filosofo, mettersi in gioco, dialogare e riflettere, è ora a disposizione, presso il Centro Zanca di Sacile via Zancanaro, 8 uno sportello di consulenza filosofica che effettua servizio di segreteria al numero 334 21 12 649 oppure inviare una mail a filosofiasacile@libero.it. I consulenti a disposizione sono stagisti del master universitario di Cà Foscari, ospiti del Comune di Sacile. Consiglio di lettura: Il grande Altro di Zygmund Barman. Potete inviare riflessioni, suggerimenti e commenti alla casella di posta elettronica a disposizione: laboratoriofilosofico@virgilio.it