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Pablo Picasso: Il sogno - 1932
i co_lori,
come i lineamenti,
seguono i cambiamenti delle emozioni.....
[Pablo Picasso]
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Enrico Prampolini - Manifesto pubblicitario 1921
Una lontana copertina di un settimanale popolare illustrato mostra un coraggioso astronauta, con la barba rossa al vento, che compie una ascensione in pallone: è uno di quegli avventurosi vessilliferi del progresso che si incontrano nei primi decenni del secolo, e che somigliano ai primi deputati socialisti.
Si chiama Gino Gori: scrittore, critico, filosofo, autore di alcuni libri di teoria dell’arte e teatrale; ma anche fondatore di una bohémienne Bottega del Diavolo (1921), situata negli scantinati di un albergo di via Basilicata a Roma l’Hotel Elite et des Etrangers, poi Majestic decorata dal futurista Depero.
La Bottega del Diavolo era un cabaret composto di tre sale: Paradiso, in alto, Purgatorio, in mezzo, Inferno, sottoterra. Nel Paradiso si avevano mobili azzurri, in forma di gigli stilizzati. L’illuminazione era bianca, rossa, azzurra. La decorazione presentava voli e teorie d’angeli, razzi di stelle, nastri di cherubini.
I mobili del Purgatorio erano verdissimi. L’illuminazione bianca e verde. La decorazione floreale, grigia, verde-cupo, con cortei di anime verdi. L’Inferno era la sala più frequentata, con mobili neri, illuminazione rossa, e decorazione di battaglie di diavoli e dannati, turbini di fiamme e forche, catene di serpi infuocati e démoni, flora di fuoco.
L’arazzo Ballo di diavoli, eseguito nel 1923 traduce una composizione tolta da uno dei grandi pannelli murali del cabaret: diavoli rossi e neri danzano con enormi forche, appena scattati da un buco rotondo aperto su di un ripido lastrone. Al lato sinistro in un fascio di fiamme calano i dannati. In alto a destra architetture primitive con finestre e porte sbilenche dalle quali s’intravedono paesaggi in fiamme. Diavoletti bianchi con code seghettate diaboliche, cornute, e code serpentine, rosso-marrone. Nel cabaret della Bottega del Diavolo era la sede della Brigata degli Indiavolati, composta dal capo supremo Trilussa (Lucifero) e dal suo stato 3 Che han dato il destro a Godard per uno sketch divertente, avveniristico (ma non dovremmo dire futurista?), in cui un giovanotto, alle prese con la sua bella in abito metallico, per svestirla deve lavorare di chiave inglese, pinze e cacciavite. 4 Cfr. El Lisitzkij, op. cit., pag. 26. maggiore Gino Gori (Minosse), Toddi (Gran Notaro del fuoco), Guasta (Caronte), Luciano Folgore (Cerbero), Massimo Bontempelli (Barbariccia).
Narra Guasta’ che Gino Gori, gigantesco moschettiere rosso di barba e di pizzo, oltre che poeta (m. 2,10), era il proprietario dell’albergo ed ospitava con generosa noncuranza del bilancio aziendale tutti gli amici giornalisti, scrittori e pittori di passaggio per Roma. Il sabato spalancava le porte del suo regno sotterraneo e vi accorrevano Maffio Maffei, Arturo Calza, Tullio Giordana, Girus, Cecè (ovvero Giulio Cesare) Viola, Enrico Prampolini, Marinetti… Tavoli, divani, sedie, tutto era intonato al luogo; perfino i nomi delle consumazioni del bar dove si poteva chiedere del fuoco liquido al posto del ponce.
Era un allegro Inferno dove si respirava un po’ l’atmosfera del non lontano « Teatro degli Indipendenti » di Bragaglia e non mancavano programmi di poesia e di sintesi teatrali improvvisate da Folgore, Toddi e Guasta. Folgore era specialista in parodie, il conte Pietro Silvio Rivetta combinava trucchi, stregonerie e « sdoppiamenti », e tutti e tre idearono una complicata macchina parlante, il vatefonelettronico « sorta di armadio, irta di pulsanti, leve e interruttori, sormontata da un’enorme tromba di grammofono. Invitato solennemente il pubblico a suggerire, una alla volta, 14 rime… Toddi girava una manovella, che faceva accendere una lampadina e trillare un campanello, e la macchina gracidava un perfetto sonetto P. Un specie di burlesca « macchina calcolatrice di poesia », adoperata per mettere in burla la (negativa, stavolta!) meccanicità della poesia tradizionale. E il mistero era molto semplice: nel ventre della macchina si celava Luciano Folgore, che all’istante componeva quattordici endecasillabi, sulla base delle rime proposte. Altre volte, lo spettacolo era più propriamente “teatrale”: nel 1923 Enrico Prampolini vi mise in scena una commedia di marionette di Folgore e Bontempelli.
Da: Kurage Art-laboratorio sperimentale di arte e design.
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Marc Chagall - The Lovers
a parte periodi del non riposo in cui mi capita di dormire senza trarre beneficio credo che lo status del sogno mi appartenga davvero anche quando sono sveglia ..
il sonno è la conditio tra la vita e la morte..una sorta di limbo in cui il sogno è l'aspetto vitale che conferma l'attivita' psicofisica...
ma di cosa sono fatti i sogni ? una sorta di trasposizione di cio' che viviamo o di ciò che vorremmo vivere?
i miei luoghi onirici hanno sempre atmosfere come quelle dei quadri di Chagall ..sara' grave?
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La storia _leggenda della Regina Teodolinda è rappresentata in un ciclo di affreschi eseguito dalla bottega degli Zavattari, una famiglia di artisti_artigiani che per cinque generazioni dagli ultimi anni del ‘ 300 fino al primo ‘500 lavorarono come pittori, miniatori, disegnatori di vetrate , al servizio della Chiesa. Gli affreschi eseguiti un po’ prima della metà del ‘400 si trovano nella cappella a sinistra dell’altare maggiore del Duomo di Monza .. per chi conosce la storia arriva immediata la sensazione di estemporaneità dalle figure che per la caratteristica decorativa tipicamente gotico internazionale sembrano quasi enormi miniature… Gli affreschi sono composti da ben 45 scene divise in cinque fasce sovrapposte, che raffigurano oltre 800 personaggi per un totale di circa 500 mq di superficie dipinta; il ciclo venne realizzato per celebrare proprio Teodolinda fondatrice del Duomo di Monza e raccontare così la sua storia ai posteri. Nel racconto figurato addirittura 28 scene sono dedicate ai due matrimoni della regina, vedova del re Autari e quindi sposa di Agilulfo.. Certo che anche a quel tempo i matrimoni dei sovrani facevano audience :0) in ogni caso è itinerario obbligato per chi visitando la mia città vuole appropriarsi di pura bellezza sognando un po’ … [leparoledilori]
Franceschino Zavattari - Teodolinda e il Re Autari
1441/1446 - Duomo di Monza
" Il re Autari mandò i suoi messaggeri in Baviera a chiedere in sposa la figlia del re Garibaldo. Questi li accolse con favore e promise loro sua figlia Teodolinda. Appena Autari conobbe la risposta di Garibaldo, volle vedere di persona la sua sposa e partì subito per la Baviera, portando con sé pochi uomini e un vecchio di fiducia, d'aspetto piuttosto autorevole. Quando furono ammessi alla presenza di Garibaldo, Autari, di cui nessuno conosceva la vera identità, si avvicinò a Garibaldo e gli disse: - Il mio signore Autari mi ha mandato qui apposta per vedere la vostra figliola, sua sposa e nostra futura regina, onde io possa poi descrivergli con precisione che aspetto ha. Garibaldo fece subito venire la figlia e Autari restò a guardarla in silenzio, poiché era molto graziosa. Infine, soddisfatto per la sua scelta, disse al re: - Vostra figlia è davvero bella e merita di essere la nostra regina. Ora, se non avete nulla in contrario, vorremmo ricevere dalle sue mani una tazza di vino, come ella dovrà fare spesso in avvenire con noi. - Garibaldo acconsentì e la principessa, presa una tazza di vino, la porse prima a colui che sembrava il più autorevole, poi la offrì ad Autari, senza immaginare neanche lontanamente che fosse il suo sposo: e Autari, dopo aver bevuto, nel restituire la tazza, sfiorò furtivamente con un dito la mano e si fece scorrere la destra dalla fronte lungo il naso e il viso. La principessa riferì arrossendo la cosa alla nutrice e questa le rispose: - Se costui non fosse il re che deve essere tuo sposo, certo non avrebbe osato neppure toccarti. Ma adesso facciamo finta di niente: è meglio che tuo padre non ne sappia nulla. Secondo me, però, quell'uomo è un vero re e un marito ideale.- In effetti Autari era allora nel fiore della giovinezza, ben proporzionato di statura, biondo di capelli e assai bello d'aspetto. Finalmente i Longobardi si accomiatarono dal re e in breve tempo furono fuori del territorio dei Norici. Ma non appena giunsero in vista dell'Italia, quando i Bavari che li scortavano erano ancora con loro, Autari si sollevò il più possibile sul cavallo e con tutte le forze scagliò la piccola scure contro l'albero più vicino, dicendo: - Tali colpi suol dare Autari!- "
(Paolo Diacono, III.30)
Franceschino Zavattari - Nozze della Regina Teodolinda e il Re Agilulfo -
1441/1446 - Duomo di Monza
Franceschino Zavattari - il banchetto di nozze -
1441/1446 Duomo di Monza
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la torta fuggitiva - Marta Farina
sabato ho compiuto 47 anni..
il 47 è un numero che a me ha fatto sempre uno strano effetto, la signora Rossi del terzo piano quando ero piccola diceva sempre: 47 o' muort c' parla.. era una donnina piccina e senza forma che profumava di pomodoro e basilico..la sua faccia tipicamente napoletana mostrava i segni precoci del tempo e raccontava la smorfia come se stesse recitando..rideva sempre ed io non riuscivo a capire perche' non avesse più i denti..
" o' muort c' parla" mi faceva paura.. forse è stata proprio l'interpretazione cabalistica della signora Rossi a creare il precedente perche' ancor oggi questo numero non mi piace neanche un po'..
saltarlo come si fa per il numero 13 nella numerazione dei piani di molti ascensori significherebbe passare subito al 48 ..
uhm..mi sa che provero' a giocare al lotto..
[leparoledilori]
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Alphonse Maria Mucha - Salome'- 1897
Io sono come la sfera di cristallo in cui la gente trova la sua unità mistica.
A causa della mia ossessione per l’essenziale,
della mia noncuranza per i dettagli,
le banalità,
le interferenze,
le contingenze,
le apparenze,
le facciate,
i travestimenti,
guardare dentro di me è come guardare nella sfera di cristallo.
Gli altri vedono il loro fato,
il loro io potenziale,
il loro io segreto...
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Lettera a “La Tribuna”, 25 maggio 1934 :
Caro Sto,
che ne è del signor Bonaventura?
Sono anni dacché non si fa più vedere sulle scene, e parecchi di noi, essendo molto piccini, e avendo tu soppresso lo spettacolo da tanto tempo, non lo ànno visto MAI!
Ci dicono che tu stai scrivendo la quarta parte di una cosa che si indica con la difficilissima parola “tetralogia”, e che questa parte s’intitolerà “Bonaventura all’isola dei pappagalli”, ma che non trovi ancora il tempo per finirla.
E’ un vero peccato. Ti saremo tanto grati se la finirai prima che diventiamo grandi.
Coi nostri saluti a Bonaventura, i tuoi
Sandro e Luigi Filippo d’Amico
Ninnì, Andrea e Giorgio Pirandello
Luca e Francesco Pavolini
Luigi e Francesca Romana Ceccarelli
Titina e Francesco Maselli
Lindina Gilbertini
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oggi è un giorno verde
di quelli in cui tutto non si trova
ma chissa' perche' si pestano le m...e
acidi pensieri regalati "ampress"
sotto[e anche sopra]vuoto, preconfezionati
weh guagliò "acca nisciuno è fess"
tirati 'nnanzi" che cade il mondo
chi nasce quadrato non puo' morire tondo
[leparoledilori]
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Egon Schiele - "Giovane donna seduta" 1917
in un post beneaugurale d'inizio anno (n. 456 parole ri_nate) meditavo sul mutamento interiore che ciclicamente dovrebbe manifestarsi in ognuno di noi indipendentemente dall'evidenza esteriore piu' brutalmente identificabile nell' "invecchiamento"..concludevo con il sarcastico modo di dire di mia nonna, quello con cui m'invitava a sedermi sotto la pianta di fico per attendere la maturazione dei frutti fino al loro spontaneo cadere dritto dritto nelle mie mani...espressione significativa dell'esatto contrario di quanto figurativamente ispirato dal suono verbale del modo di dire..
ma, nonostante la ricerca attiva di quel famoso mutamento niente di diverso conferma il mio ingresso in un nuovo ciclo algoritmico..
mi chiedo il perche' io sia sempre ferma al punto di partenza..seduta sotto quella simbolica pianta..
neanche mi piacessero i fichi...
[leparoledilori]
"Schiele e il suo tempo"
Palazzo Reale - Milano
25 febbraio 2010 - 6 giugno 2010
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Ritratto di madame Allan Bott- Tamara de Lempicka
L'abito dei sogni
Nella torre d'avorio distillerò in fragili alambicchi
l'essenza dell'immaginario e dell'imprevedibile
troverò la magica alchimia tra sogno e realtà
tra sentimento e passione tra azione e desiderio..
E al paziente telaio tesserò per te una veste
su di una trama romantica con ricami di poesia
per vestire ogni giorno a tua cruda nudità
con l'abito dei sogni affinché logora, bruciata,
a brandelli tu non faccia ritorno al mio cuore.
[dal libro "Petali e nuvole" di Marco Agazzi
Editore Sorbello 2004]
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sembrano vere dentro al gioco di specchi,
ma sono solo gocce appese al ramo
sfogliate ad una ad una..
t'amo o non t'amo?
visiva è l'illusione
che assume forma di pensieri vecchi.
leparoledilori
non ho ancora capito se son dentro oppure fuori
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la visita settimanale presso un negozio della grande distribuzione prevede solitamente una lista della spesa preventivamente preparata con l’intento di ridurre i tempi necessari al solito approvvigionamento, anch’io preparo una lista..mia mamma dice che la mia è una lista a libera interpretazione, quasi gli articoli non espressi graficamente debbano leggersi tra le righe..
risale a non so quando poi una mia particolare e quasi patologica necessità di passare , obbligatoriamente e tutte le volte in cui mi reco a far la spesa, dal reparto "piante" e non sempre spinta dal desiderio di comprarne una che possa dar lustro ad un angolo del mio piccolo balcone..
un supermercato non è certo un centro del verde dove si possano trovare piante ornamentali di qualità, ma i prezzi sono davvero appetibili, specie per alcune tipologie particolari che arrivano da serre specializzate, bellissime inizialmente… poi la promiscua dedizione degli addetti al reparto spesso le conduce ad un graduale declino, all’invendibilità, ed infine alla pattumiera..
Mi piace girare intorno a quei vasi..guardo le foglie, il colore, la fioritura … la terra quasi sempre è proprio poca, si vede che soffrono a stare in quel contesto dalla luce artificiale..quelle più malandate, per il loro stato poco piacevole, vengono addirittura relegate dietro, meno luce e l'acqua distribuita non arriva nella dose sufficiente, così va a finire che ne scelgo una con l'intento di salvarla..
La signora alla cassa mi guarda sempre dubbiosa prima di passarla sul lettore…
Le operazioni di cura e dedizione sono piacevoli e rilassanti anche per chi non ha conoscenze in materia: il cambio del vaso e della terra, quando serve concimo e taglio i rami secchi, poi scelgo un punto luminoso che possa aiutarla a ritornare e magnifica e vitale..
Mi piace continuare ad averne cura giorno per giorno fino ad ottenere quasi una rinascita: nuove foglie, nuovi fiori…
mica sempre funziona..sarà che è troppo freddo o troppo caldo, troppo in alto o troppo in basso..sbagliato tipo di terra?
forse nell'ultimo caso avevo solo un balcone troppo piccolo…peccato!
[leparoledilori]
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Amapola,
tu que susurras
al compàs del viento,
que te mueves lenta
en una danza de fuego...
Amapola,
tu que no preguntas donde
si en tierra noble
o màs bièn seca y pobre
extender tu gaza fina...
Amapola,
tu que invitas a la vida
con tu simple abrazo
al duende o al extraño
al alcanzar su paso...
Amapola,
tu que pintas de rojo
la tristeza distraida,
y que robas una sonrisa
cuando ninguno la pide...
[Carina Defilipe]
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Boldini Giovanni
Marchesa Casati Modignani di Muggio' - 1914
Spazio spazio io voglio, tanto spazio
per dolcissima muovermi ferita;
voglio spazio per cantare crescere
errare e saltare il fosso
della divina sapienza.
Spazio datemi spazio
ch'io lanci un urlo inumano,
quell'urlo di silenzio negli anni
che ho toccato con mano.
[Alda Merini]
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Johannes Vermeer Van delft
La ragazza dall'orecchino di perla - 1665
Da: La sera fiesolana - Alcyone
Laudata sii pel tuo viso di perla,
o Sera, e pe' tuoi grandi umidi occhi ove si tace
l'acqua del cielo!
[Gabriele D'Annunzio]
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