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co_lori
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Tamara di Lempicka - Ragazza in verde
haiku:
verde pensiero,
ricordi una foglia
vestita di nuovo
(Ancora Lori)
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Lavakillu
che cos'è "lavakillu" ??????
haiku:
all'ombra verde
del dormiveglia,
dolce cade una pigna...
(Sono Uchida)
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i coLori della natura lori sul ponte? chiede teresa, all'inizio o alla fine? in salita o in discesa? non guarda a sinistra non guarda a destra apre o richiude la sua finestra? ha cercato in un labirinto la porta del sogno di un posto dipinto.. filastrocca senza pretese oppone l'inizio alla fine del mese si canta in coro o si canta da sola? la muove il vento di banderuola pensiero in rima di legno o metallo? si muove immobile su un piedistallo.. è un opposto che nulla attira si spegne di giorno e di notte sospira sa di non essere e non sa che è filastrocca dai mille perchè... filastrocca che non ha senso racconta il contrario di cio' che non penso.. lori
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eccomi ad introdurre un articolo di Paolo Berizzi davvero significativo.. una reale presa di coscenza di una situazione davvero grave vista attraverso gli occhi osservatori di giornalista e soprattutto di "uomo" che ha scelto di raccontare il caporalato provando direttamente sulla propria pelle il disagio, il rischio, lo sfruttamento, la fatica, la disonesta', l'illegalita', la paura, il ricatto, le minacce, (e potrei andare avanti all'infinito) che ogni giorno molti lavoratori, nella percentuale più alta extra-comunitari, devono subire per poter guadagnare pochi spiccioli a volte neanche sufficienti per sopravvivere.. ma è mai possibile che nonostante si conoscano le difficolta' di trovar un lavoro regolare le istituzioni non riescano a debellare questa forma di schiavismo da sempre esistita e che è chiaramente rivolta a quella fetta di esseri viventi dichiarati simbolicamente di serie b..o peggio c,d,e... perchè se scavi a fondo trovi sempre più lo sfruttamento dello sfruttamento ...ma non stiamo forse vivendo il millennio della globalizzazione? ..la multietnia rientra ormai nella proiezione futura di cio' che ora stiamo gia' vivendo con gran difficolta' ..una conferma per la tipologia di popolazione delle generazioni future.. "di tutti i cittadini", quelli di serie a e quelli che magari non rientrano neanche nella serie b perchè la legge non glielo permette, perchè ritenuti irregolari e privi di un lavoro dichiarato che gli conceda di non pesare sulla societa'..e allora forse si fa finta di non sapere... e non importa quanti morti si debbano contare perchè con il lavoro nero non c'è legge 626 che tenga ...è un serpente che si morde la coda..
lori
DA REPUBBLICA
Il contatto in strada a Milano, poi sui ponteggi per lavorare dalle sette fino al tardo pomeriggio senza casco e protezioni.
Tre euro l'ora per rischiare la vita - "Io, vittima dei caporali nei cantieri".
Abusi, ricatti e pericoli: al lavoro con i manovali irregolari.
di PAOLO BERIZZI
A UN CERTO punto mi assale l'angoscia dell'infortunio, e non mi mollerà più. Paura di finire schiacciato sotto un blocco di tavole di ferro, quelle imbracate da una corda consunta che dal cortile vedo piombare giù dal settimo piano del ponteggio, e se perdi l'attimo, o ti distrai, o se una di quelle lastre che devi afferrare prima che tocchino terra si ribella alla morsa del moschettone, rimani sotto. Il terrore di venire travolto da una betoniera. Stritolato da un cavo d'acciaio. Che le braccia cedano, o semplicemente di scivolare dall'impalcatura dove mi fanno arrampicare anche se sono nuovo del mestiere.
Anche se calzo dei banali scarponi da montagna. Niente a che vedere con quelli antinfortunio, obbligatori.Non indosso nemmeno il casco. Un caporale, un calabrese duro e silenzioso, mi dice di tenerlo a portata di mano: "Magari arriva qualche ispettore, ma stai tranquillo, non ti guarda nemmeno". Lascio riposare il guscio in cima a una pila di assi di legno. Dovrò caricarle su un camion, assieme a quintali di altro materiale. Da buon manovale bado solo a lavorare, a guadagnarmi, in nero, i miei 3 o 4 euro l'ora. Per dieci ore fanno 30-40 euro. Pagamento dopo 50 giorni. La prima settimana di prova, spesso, è gratis. Inizi in cantiere alle sette dal mattino, finisci, sfatto, alle cinque, sei del pomeriggio. Un massacro. Niente documenti, sicurezza zero. Alla fine del mese devi pure pagare la mazzetta: 300 euro al caporale che ti ha dato lavoro. Per mantenere il posto. A Milano, in una settimana da operaio abusivo, caporali e capomastri conoscono a malapena il mio nome.
In un caso solo perché me lo chiede un collega marocchino. Sulla trentina, magro, sdentato, quasi sempre alterato dall'alcol. Amil è uno dei pochi che in sette giorni si prenderà il disturbo di farmi coraggio. "Non è il massimo, ma è sempre meglio che rubare o spacciare", biascica in un italiano incerto mentre a bordo di un furgone raggiungiamo un cantiere alla periferia di Novara.
Ne ho conosciuti tanti come Amil. Schiavi. Con loro ho condiviso e subìto il ricatto dei caporali. Gente spietata che nei cantieri della Lombardia spreme migliaia di braccia. In barba a ogni regola e a ogni diritto. A Milano e provincia, dei 120 mila operai edili (il 42,3 per cento sono immigrati stranieri, nel 2000 erano solo il 7,1), 60 mila sono in nero: la metà. Tutti gestiti dai caporali. È manodopera fantasma, soprattutto straniera e clandestina. Ricattabile. Chi non è in regola col permesso di soggiorno, si deve accontentare. Fa cose da bestia, che gli italiani rifiutano. Sono albanesi, egiziani, marocchini, romeni, tunisini. E sudamericani. Italiani pochi: stanno quasi sempre in cima alla piramide. Impresari. O, appunto, mercanti di braccia. Ti reclutano all'alba e ti scaricano nei cantieri dove rischi la vita per pochi spiccioli, e se ti fai male ti lasciano lì in strada. Mai visto, mai conosciuto. Nemmeno al pronto soccorso puoi andare. Altrimenti metti nei guai chi ti ha assunto. E perdi il posto. "Tra il manovale e il caporale c'è un rapporto esclusivo. Tu devi parlare solo con lui, non fare domande sul dove e il come e per conto di quale impresa dovrai lavorare - spiega Marco Di Girolamo, della Fillea, il sindacato edile della Cgil - a fine mese gli devi dare la mazzetta, da 200 a 300 euro.
La consegna del denaro avviene a cielo aperto. Oppure, in base all'accordo tra ditte e caporalato, il pizzo è trattenuto alla fonte: fai 250 ore, e te ne pagano solo 200". Il mercato degli uomini inizia quando il sole sta ancora sotto la linea dell'orizzonte. Alle 5 del mattino siamo già tutti qui, in piazzale Lotto. Schiavi e padroni. Chi cerca lavoro nero, e chi lo offre. I primi sciamano sul prato, aspettano seduti sulle panchine, sotto le pensiline degli autobus. I volti stropicciati dal sonno, zainetti e sporte di plastica con dentro il rancio: pane egiziano, formaggi cremosi da spalmare, riso, kebab in scatola, bibite dolciastre, molto gassate, birra, bocconi di carne speziata. Gli scarponi induriti dalla calce, i camicioni larghi di lana, gli invisibili dell'edilizia attendono l'arrivo dei caporali. Piazzale Lotto è uno dei luoghi dove tutte le mattine all'alba si svolge la contrattazione per una giornata di lavoro in cantiere.
Le altre filiali sono piazzale Corvetto, piazzale Maciacchini, piazzale Loreto, le fermate della metropolitana di Bisceglie, Famagosta, Inganni. La stazione Centrale, quella di Sesto Marelli. Per essere qui alle 5 centinaia di uomini scendono dal letto anche due ore prima. Sono giovani immigrati che l'inedia spinge a elemosinare un lavoro massacrante. Il contratto nazionale di categoria prevede 173 ore al mese, 8 ore al giorno per 5 giorni settimanali. I caporali te ne fanno fare in media 250, sabato compreso. Tutelato da niente e da nessuno.Inserirsi nella filiera del caporalato non è difficile: bastano una modesta prova di recitazione, un paio di scarponi, jeans sdruciti, giubbotto e un cappellino con visiera. Ecco i primi gruppetti intorno all'edicola di piazzale Lotto. "Cerco lavoro, a chi posso chiedere?" Mi dirottano prima su un egiziano, poi su un marocchino, un albanese, infine un ucraino. Italiani, a quest'ora, neanche l'ombra. Arrivano più tardi, al volante di mezzi di ogni tipo. Utilitarie, station wagon, pick-up, monovolume. Vecchi e nuovi furgoni.
L'unico sveglio è l'autista. "Fino a un mese fa facevo il magazziniere, poi la ditta ha chiuso. Chi è il capo?":mi faccio coraggio fendendo un cerchio umano a due passi dalla fermata della 91. "Intanto vai da quello là con il giaccone nero". È un calabrese, sulla quarantina. Viene da Buccinasco. Lancia Ypsilon sporca di fango. "Da dove vieni?". "Bergamo. Però vivo qui, a Bonola". "Che cosa fai?" "Magazziniere, qualche trasloco, ma adesso sono fermo". "Edilizia, mai?" "Mai". "Oggi ti va bene, ho uno malato che è rimasto a casa. Però ti dico subito... Lavorare duro senza fare storie, la paga è di 3,50 euro all'ora, finiamo alle cinque,e se succede qualcosa, affari tuoi". Il contratto si chiude con una pacca sulle spalle. Un'ora dopo siamo a Monza. Lo scheletro ponteggiato di una palazzina. Salvatore ci scarica lì. Sta incollato al telefonino. Controlla. "Un lavoratore regolare per l'impresa ha un costo di 22 euro l'ora. La metà rimane tra l'impresa appaltatrice e quella subappaltante. La parte restante la intasca il caporale - spiega ancora DiGirolamo - La quantità di evasione fiscale contributiva ammonta a 6 miliardi di euro all'anno". Una bella fetta di Finanziaria.
Nel cantiere monzese ci sono nove operai: cinque noi (due soli in regola), quattro di un'altra squadra. Mentre all'ultimo piano un giovanissimo muratore albanese getta il calcestruzzo nelle casseforme e un collega marocchino lo assesta con un pestello, io ne trasporto dell'altro. Prima con una carriola, poi in secchi stracolmi, facendo acrobazie tra i correnti del ponteggio. Un piano è sprovvisto di parapiedi. Mancano anche le "mantovane", le barriere anti caduta sassi. Una pioggerella sottile ha reso scivolose le pedane d'acciaio e il rischio di cadere nel vuoto è altissimo. "Veloce! Veloce!", grida il caposquadra. Esige il minimo (per lui) rendimento. Che a me sembra l'impossibile. Alle 17, esausto, chiedo a Salvatore se per favore può anticiparmi la paga giornaliera. Lui temporeggia. Si capisce che la richiesta è inusuale. Eppure sono solo 35 euro, per dieci ore di lavoro. "Soldi? Fra 50 giorni - mi gela - nell'edilizia funziona così, bellooo!".
In Italia il settore edile dà lavoro a 1 milione e 200 mila operai. 600 mila sono regolari o mezzi regolari (in "grigio": su 250 ore mensili solo 80 vengono messe in busta paga); gli altri 600 mila sono in nero. Provo rabbia. Lo sfruttamento lo senti prima nella mente, poi nei muscoli. Vorresti scappare. Prima di scivolare da un'impalcatura e spaccarti la testa. Secondo le stime ufficiali Inail nel 2006 nei cantieri italiani sono morti 258 operai (la Lombardia conserva il triste primato con 46 vittime), il 35 per cento in più rispetto al 2005. Gli infortuni sono stati 98 mila. Ma il sommerso è enorme. I manovali clandestini, i "fantasmi", si fanno quasi sempre male in silenzio. Persino quando perdono la vita.
Ogni giorno della settimana, con il caporale prendo appuntamento per il giorno dopo. E puntualmente lo disattendo. Ricevo telefonate da altri a cui ho lasciato un numero di cellulare. "Allora ci vediamo domani alle 6 a Famagosta". "Porta guanti e tenaglia, alle 6.15 in piazzale Loreto". Lavoro ce n'è. Il secondo e il terzo giorno sono sotto un egiziano. Ponteggi. Cantiere tra Milano e Pavia. Freddo cane. Un collega tunisino, Aziz, è appena guarito dopo un ferita alla testa. "Mi hanno detto che se andavo in ospedale non dovevo farmi più vedere". Arriviamo in autobus in corso Lodi. Ci aspetta la monovolume del capo. Rashid, un marcantonio del Cairo. "Ti dò 3 euro, 4 se sei svelto.... " è la prima cosa che dice. Fino a qualche anno fa il caporalato edile era appannaggio esclusivo degli italiani. Oggi è diverso. Egiziani, albanesi, romeni stanno riproducendo tale e quale il meccanismo dello sfruttamento. Da schiavi sono diventati padroni. Godono tutti di una sostanziale impunità. In Italia lo schiavismo sui cantieri non è (ancora) reato. Il 16 novembre scorso il Consiglio dei ministri ha presentato un disegno di legge, che ora dovrà essere discusso da Camera e Senato, che introduce il reato di caporalato.
A giudicare dall'esito delle due giornate di cottimo a Rashid credo di non essergli sembrato troppo svelto.Non mi paga, se voglio continuare, lo farà, pure lui, tra cinquanta giorni.Eppure la mia parte l'ho fatta. Tre piani di ponteggio smontati. Tra cavalletti, tavole, botole, correnti di ogni foggia e dimensione, sono in tre, lassù, in cima all'edificio. Sgobbano come muli. Mi fanno scivolare giù la roba con corde e carrucole. A ritmo incessante. Il tempo di sganciare il materiale dall'imbracatura, impilarlo sul camion, e altro carico precipita dai piani alti. "Così non va", mi rimprovera il capo squadra, anche lui egiziano. Sa che sono un novizio. "Vai su, sgancia quei correnti e passali a lui". 17 anni, boliviano, le guance segnate dalla prima peluria. Niente casco, niente guanti. A quest'ora dovrebbe essere a scuola, invece è qui a giocarsi la vita per 40 euro. Non fiata, esegue. A mezzogiorno consumiamo un pranzo frugale dentro una baracca di lamiere. Riscaldata, per fortuna, da una stufa elettrica. Una bottiglia d'acqua passa di bocca in bocca. Poi ognuno addenta il suo rancio. "Un mese fa - racconta Aziz - mi è caduto un corrente del ponteggio sulla testa, sono sceso dal ponteggio tutto insanguinato. Ha visto anche la gente del palazzo. Adesso sto bene", sorride.
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da una copertina della rivista :
"Le Bon Ton" degli anni Venti. (Archivio IGDA)
da un'esperienza personale di lori:
che cos'è il bon ton?
una musica tribale suonata con tamburi? un navigatore satellitare? una marca di jeans? un cioccolatino?
eh gia', sono rimasti in pochi a conoscere e a praticare il vade_mecum che insegna le regole del perfetto gentiluomo, un modo di essere esclusivo e d'obbligo per i cerimoniali di famiglie blasonate ma impensabile da praticare nella normale quotidianita' di assoluta frenesia edonistica del tutto e subito a poco prezzo..
le buone maniere intese come sinonimo di rispetto e gentilezza soprattutto quando ci si rivolgeva ad una signora, vere e proprie regole del comportamento oggi finite nel dimenticatoio, obsolete e anche un po' ridicole ..
non dico che non esistano più persone che magari ricordano a memoria d'uomo alcune piccole carinerie ..capita a volte di ricevere un saluto con in dote il tipico baciamano, ma chissa' perchè si riesce a cogliere solo la parte meno piacevole dell'atto riverenziale ..eh si, perchè non è mica un bacio umidiccio sul dorso della mano della dama che conferisce al cavaliere quel tocco di eleganza e di Savoir-Faire :-)
alquanto spiacevole per la signora dover ricorrere furtivamente ad un fazzoletto di carta per asciugare la manina... le labbra di colui che compie la galanteria non devono entrare in contatto con la mano della signora..è facile..basta solo il gesto ...
se poi si preferisce una stretta di mano è meglio non pensare a quanto difficile riesca all'altra meta' del cielo lavarsi le mani dopo essere passati dal bagno..
lori
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kandinsky-in the blue
ogni pezzo si scompone di colori solo suoi
scom_po_si_zio_ne_di_for_me_e _di _pen_sie_ro
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Nazran Govinder - Mr. and Mrs
ogni puzzle si compone di pezzi solo suoi....
composizionediformaedipensiero...
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filastrocca del poeta principiante: tre barche galleggiano sul fiume di rovo: "scegli quella che vuoi e avrai un amore nuovo!" disse cosi' la voce del vento ad un cuore triste senza movimento.. "la verde è una barca che porta speranza intona il suo canto e diverra' una danza.. se invece sceglierai quella color del cielo cuore tu brillerai di luna, protetto dal suo velo.. la barca color di sole conduce a luce e calore dovrai scegliere tu se cerchi un grande amore..! il cuore triste non seppe cosa fare scese sulla riva e si mise ad aspettare, guardava l'orizzonte sentendosi indeciso sentiva carezze di vento muoversi sul viso respiro' quell'aria e si senti' contento, scelse di amar per sempre la voce di quel vento.. lori
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un buon profumo mi accoglie
in quel pensiero,
sottile e dolce percezione
un poco dolorosa di qualcosa solo mio..
un tempo colorava la mia aria
e i miei pensieri ora sono parole mute
mosse da nostalgia e d'amore...
leggo parole antiche nella stanza delle rose,
essenza lilla di un ricamo nel mio cielo
... e nel mio cuore..
lori
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ci son parole che ricordano i sassi un po' rotondi, quelli dei fiumi..sono cosi' veloci che rotolano via senza lasciare traccia..
la parole a volte sono come pietre, pesanti, statiche si fermano nel cuore e nella mente quasi a voler graffiare con le punte degli spigoli.. arrivano tirate un po' con forza e ti colpiscono se non sei in grado di schivarle..
i sassi di montagna sono invece le parole grandi, quelle importanti dalla forma irregolare che pero' significano tutto ...
danno emozioni quelle montagne e a volte nelle mattine prive di foschia sembrano quasi di colore blu..
mi piace quel colore di parole..mi piace ricercarlo nell'essenza di quei sassi statici e imponenti che non si muoveranno mai fedeli alla natura che gli ha dato quella posizione..
sono parole straordinarie quelle di colore blu, riempiono i silenzi di momenti unici ..
anche se non le chiami arrivano da sole..
lori
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Albino Albico
Di anni 24 - operaio fonditore - nato a Milano il 24 novembre 1919 -. Prima dell'8 settembre 1943 svolge propaganda e diffonde stampa antifascista - dopo tale data è uno degli organizzatori del gap, 113"' Brigata Garibaldi, di Baggio (Milano), del quale diventa comandante -. Arrestato il 28 agosto 1944 da militi della «Muti», nella casa di un compagno, in seguito a delazione di un collaborazionista infiltratesi nel gruppo partigiano - tradotto nella sede della « Muti » in Via Rovello a Milano - torturato - sommariamente processato -. Fucilato lo stesso 28 agosto 1944, contro il muro di Via Tibaldi 26 a Milano, con Giovanni Aliffi, Bruno Clapiz e Maurizio Del Sale.
Carissimi, mamma, papà, fratello sorella e compagni tutti,
mi trovo senz'altro a breve distanza dall'esecuzione. Mi sento però calmo e muoio sereno e con l'animo tranquillo.Contento di morire per la nostra causa: il comunismo e per la nostra cara e bella Italia.
Il sole risplenderà su noi « domani » perché tutti riconosceranno che nulla di male abbiamo fatto noi.Voi siate forti come lo sono io e non disperate.Voglio che voi siate fieri ed orgogliosi del vostro Albino che sempre vi ha voluto bene.
RICORDIAMOCI DI LORO!!!!
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Le era entrato nel cuore.
Passando dalla strada degli occhi e delle orecchie
le era entrato nel cuore.
E lì cosa faceva?
Stava....
Abitava il suo cuore come una casa
(Vivian Lamarque)
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Se m’attendi su un ponte,
vedrai, verrò per mare.
Imboccato il mio fiume
mi farò argentea d’alba orientale,
e d’acqua dolce, pesce
che risale onnipotente
controcorrente,
guizzo gaio serpente.. alla sua sorgente..
(da "Le pietre nude" 2005)
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John Duncan -Tristan and Isolde 1912
......messer Tristano di Cornovaglia e Isotta moglie del re Marco si fecero tra loro un segnale d’amore di cotal guisa: che, quando messere Tristano le volea parlare, si andava ad un giardino del Re dov’era una fontana, ed intorbidava il rigagnolo che facea la fontana. E andava questo rigagnolo per lo palazzo, dove stava la detta madonna Isotta, e quando ella vedea l’acqua intorbidata, si pensava che messere Tristano era alla fonte…"
(Il Novellino, LXV)
"Di loro due fu proprio com’è del caprifoglio che al corilo s’apprende:
quando s’è allacciato e avvinto e tutt’intorno al fusto s’è messo, insieme possono ben durare; ma chi poi vuol separarli, il corilo presto se ne muore ed insieme il caprifoglio....
"Bell’amica, così è di noi: né voi senza di me, né io senza di voi".
De fole amor corage n’ont”…Peccaminoso amore non è nei loro cuori.
Tristan et Iseut, Béroul
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