Perle ai Porci

La coperta corta dei posti di lavoro


Questo articolo di Repubblica
di Carlo Clericetti contiene dei concetti che mi sembrano del tutto ovvii, ovvero che l'auspicato aumento dell'età pensionabile(*) sia strettamente collegato all'andamento del numero di posti di lavoro disponibili.Riporto di seguito qualche passaggio che mi pare significativo:"bisogna osservare che il problema della stabilizzazione della spesa è stato risolto con drastici tagli alle prestazioni future. Questo vale in parte per i lavoratori dipendenti, ma soprattutto per molte categorie di autonomi e in particolare per coloro che, dal "pacchetto Treu" in poi, hanno avuto contratti che prevedono una contribuzione ridotta e subiscono per giunta varie discontinuità del rapporto di lavoro. Per costoro la futura pensione rischia di rimanere al di sotto del 30% dell'ultima retribuzione, il che significa una cifra con cui non si raggiunge la quarta settimana del mese e neppure la terza.""Non basta, allora, dire che è necessario aumentare l'età pensionabile (tra l'altro proprio mentre, a causa della crisi, stanno di nuovo dilagando in molti settori i prepensionamenti, spesso con l'aiuto della finanza pubblica: è di ieri una proposta del Pdl sui prepensionamenti nella scuola). Bisogna anche dire come si pensa di far aumentare il numero complessivo di posti di lavoro. Il governatore Draghi ha fatto un accenno in proposito nel suo discorso: "Tale aumento potrà contribuire, se accompagnato da azioni che consentano di rendere più flessibili orari e salari dei lavoratori più anziani, a elevare il tasso di attività e a sostenere la crescita potenziale dell'economia". In altre parole, gli anziani potrebbero restare al lavoro con stipendi e orari ridotti; il che implica - sempre a parità di posti di lavoro equivalenti - che i giovani troverebbero occupazioni con stipendi e orari ridotti. In pratica una riedizione del vecchio slogan "lavorare meno, lavorare tutti", ma con l'aggiunta di un non trascurabile "ma pagati meno". Le retribuzioni in Italia sono già a livelli tra i più bassi nel confronto con i paesi Ocse (anche quelle lorde, per prevenire una consueta obiezione). Bisognerebbe capire come si fa a garantire che questi nuovi posti siano remunerati a livelli accettabili per una dignitosa sopravvivenza prima e dopo la pensione. Altrimenti, forse si ri risolverà un problema (quello della spesa previdenziale), ma se ne aggraveranno altri non meno importanti." (*) che tra l'altro mi pare sia già stata aumentata fortemente negli ultimi anni, ad esempio mio padre è andato in pensione nel 1990 a 57 anni, mentre io se tutto va bene ci potrò andare come minimo nel 2025, a 63, e con una pensione più bassa dato il passaggio da sistema retributivo a sistema contributivo