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« west side musicalnicola vaccaj: compositore »

giulietta e romeo: opera lirica

Post n°90 pubblicato il 08 Gennaio 2010 da peonia99
 

Giulietta e Romeo

Tragedia per musica in due atti di Felice Romani, dalla tragedia Giulietta e Romeo di Luigi Scevola
Musica di Nicola Vaccaj 1790-1848
Prima rappresentazione: Milano, Teatro alla Canobbiana, 31 ottobre 1825
Personaggi
Vocalità
Adele
Soprano
Capellio
Tenore
Giulietta
Soprano
Lorenzo
Basso
Romeo
Contralto
Tebaldo
Basso

Dieci opere scritte per un unico trionfo, quello di Giulietta e Romeo , che ha garantito a Nicola Vaccaj per lungo tempo la fama di buon operista oltre che di maestro di canto, noto per un metodo che serve ancor oggi come utilissima base per la formazione al belcanto. Il compositore di Tolentino nutriva serie ambizioni anche in campo teatrale; sebbene con scarsa fortuna, riuscì infatti a far rappresentare le sue opere nei maggiori teatri italiani. Si contano nove insuccessi contro un esito felicissimo, l’opera sullo stesso libretto che Felice Romani fornirà a Vincenzo Bellini per I Capuleti e i Montecchi (1830). Lontano quant’altri mai dalla tragedia di Shakespeare, il libretto di Romani sembra essere stato tratto piuttosto dall’adattamento shakespeariano operato da Luigi Scevola e pubblicato nel 1818, oltre che da un balletto sul tema di Romeo e Giulietta dal titolo Le tombe di Verona , rappresentato a Milano nel 1820. Un’opera sullo stesso soggetto era peraltro già presente nel repertorio teatrale; nel 1796 alla Scala si era infatti rappresentato Giulietta e Romeo di Nicola Zingarelli, su libretto di Giuseppe Maria Foppa, opera che rimase in auge fino a quando apparve l’omonimo titolo di Vaccaj, seguito dai belliniani Capuleti e Montecchi . Ma non è tanto a Zingarelli che guarda Vaccaj quando scrive Giulietta e Romeo , quanto al Tancredi di Rossini, almeno per un aspetto: la distribuzione dei ruoli vocali. C’è una coppia di amanti soprano-contralto (Amenaide-Tancredi in Tancredi , Giulietta-Romeo nell’opera di Vaccaj), cui si oppone un padre tenore (Argirio in Tancredi , Capellio in Giulietta e Romeo ), il quale vuol dare la propria figlia in sposa a un basso (Orbazzano in Tancredi , Tebaldo in Giulietta e Romeo ): più che una coincidenza questa, se si osserva che i primi interpreti dell’opera di Vaccaj cantarono tutti Tancredi .

Atto primo. Nel XII secolo, a Verona. Si consuma la lotta tra le due famiglie rivali dei Capuleti, guelfi, e dei Montecchi, ghibellini. Nel palazzo di Capellio Capuleti è primo mattino, e già si riuniscono i partigiani dei Montecchi per prepararsi allo scontro con i rivali (coro “Aggiorna appena... ed eccoci”); essi, capeggiati da Tebaldo, cui Capellio ha promesso in sposa la figlia Giulietta, dovranno vendicare l’uccisione del figlio di Capellio, avvenuta per mano di Romeo Montecchi. La mano di Giulietta è pegno di amicizia tra Tebaldo e i Capuleti, anche se Adele, madre di Giulietta, sa che la figlia aborrisce queste nozze. Sorprende tutti l’offerta di pace del partito ghibellino, a nome di Romeo Montecchi, ma i Capuleti non si fidano (coro “Con essi pace”). Proprio Romeo infatti si presenta da Capellio chiedendogli Giulietta in sposa, proponendo così di porre fine allo scontro tra Capuleti e Montecchi, ma il rifiuto di Capellio è categorico; Romeo giura allora guerra atroce (cavatina “Se Romeo t’uccise un figlio”, con cabaletta “La guerra bramata”). Intanto Romeo è entrato negli appartamenti di Capellio per incontrare Lorenzo, medico di Capellio, e chiedergli notizie di Giulietta, prostrata all’idea di dover sposareTebaldo. Lorenzo fa incontrare segretamente Romeo e Giulietta (duetto “Sei pur tu che ancor rivedo?”), ma Romeo è costretto alla fuga dall’arrivo di Capellio, che affronta Giulietta chiedendole se è vero che ama Romeo Montecchi: Giulietta confessa, ma nel frattempo giunge Tebaldo, il quale giura fede a Giulietta (terzetto “Parla: i timori acqueta”). Capellio nel frattempo ha risolto: prima di sera Giulietta sposerà Tebaldo; tutti augurano un felice imeneo ai futuri sposi (finale “Festeggiam con canti e suoni”). Intanto Romeo confida a Lorenzo che mille ghibellini sono entrati in Verona sotto mentite spoglie, per impedire che Giulietta sposi Tebaldo; infatti, poco dopo i Montecchi irrompono nel palazzo di Capellio. Giulietta e Romeo si incontrano: Romeo sta per trascinarla con sé, quando sopraggiungono Capellio e Tebaldo; quest’ultimo è sfidato a duello da Romeo, tra i timori di Giulietta.

Atto secondo. Romeo e Tebaldo si fronteggiano con furore, ma è l’amante di Giulietta ad avere la meglio; Tebaldo cade trafitto (coro “La mischia orribile”). Capellio, disperato perché la figlia è causa di nuovi lutti, ripudia Giulietta e la condanna al chiostro. Appresa la risoluzione del padre, Giulietta chiede a Lorenzo di darle un veleno: il medico le offre un farmaco che induce un profondo sonno, simile alla morte; una volta creduta morta, ella potrà risorgere dalla tomba dei Capuleti, dove sarà tratta, e involarsi ai nemici. Ma con questo inganno Giulietta teme di provocare l’ira del fratello ucciso da Romeo, e che questi possa credere che la sua amata sia morta davvero; Lorenzo la tranquillizza e le offre tutto il suo aiuto (duetto “Là riposa il mio germano”). Grida dal di dentro annunciano la morte di Giulietta: Capellio, nell’apprendere la notizia, si accusa snaturato padre (“Rio destino! e al mio nemico”). Lorenzo invita Capellio, Adele e gli astanti a accompagnare Giulietta alla tomba, dove tutti si raccolgono per piangerne la morte (coro “Addio per sempre, o vergine”). Sopraggiunge Romeo, apre la tomba e vede Giulietta, sprofondata nel sonno; cerca di svegliarla (“Ah! se tu dormi, svegliati”) ma, non rispondendo Giulietta, la crede morta: disperato, apre l’anello che conserva il veleno e lo beve. In quel momento Giulietta si sveglia e chiama l’amato, sorgendo dalla tomba. Romeo dice a Giulietta di essersi avvelenato credendola morta; Romeo muore e Giulietta sviene. Frattanto giunge Lorenzo per avvisare Romeo, ma è troppo tardi: vede i due amanti giacere a terra. Giulietta rinviene nelle braccia di Lorenzo, il quale le confida che il messaggio non ha raggiunto Romeo; Giulietta lo accusa di aver causato la morte di Romeo e chiede morte anche per sé. Sopraggiunge intanto Capellio, che viene accusato dalla figlia di tanta sciagura; Giulietta invita il padre a darle il ferro per uccidersi (“Tu t’arretri!... il ferro neghi...”), poi si getta sul corpo di Romeo e spira.

Giulietta e Romeogodette nel corso dell’Ottocento di una fortuna propria e di una, diremmo, di riporto, in quanto il grande mezzosoprano Maria Malibran decise di sostituire al finale deiCapuleti e Montecchidi Bellini la scena finale di Romeo dell’opera di Vaccaj. La Malibran fu infatti applaudita interprete del ruolo di Romeo in alcune riprese dell’opera; fra queste particolarmente significative le rappresentazioni avvenute alla Scala nell’autunno 1835, per le quali Vaccaj operò modifiche sostanziali alla partitura: cambiò infatti tutti i recitativi secchi in recitativi accompagnati, portò la struttura da due a tre atti – il terzo atto inizia in corrispondenza del coro “Addio per sempre, o vergine” – e, in conseguenza di ciò, dovette pensare a una chiusa per l’atto secondo, che fece terminare con un grande duetto tra Romeo e Tebaldo (“Deserto è il loco”). Interessante per lo studio della prassi della variazione è la notazione sull’autografo di molte varianti richieste dalla Malibran, che ci danno l’idea delle straordinarie capacità vocali – estensione, intonazione, legato – di questa cantante. Schiacciata dal confronto conI Capuleti e i Montecchi,Giulietta e Romeodopo la sua felice stagione ottocentesca è scomparsa dalle scene teatrali, fino a un suo recente recupero (Jesi 1996) che ne mette in luce le non comuni qualità musicali. Le linee vocali delineano i personaggi con pertinenza, in una scrittura di grande raffinatezza ed equilibrio tra cantabilità e piglio virtuosistico; equilibrio che si verifica anche nell’orchestrazione che, per quanto nutrita, tiene sempre presente il rapporto con le voci. La melodia di Vaccaj è sempre ricca e ben costruita, come si rileva nella cavatina “Se Romeo t’uccise un figlio”, o ancora nell’aria e duetto al termine del secondo atto; la tessitura vocale è impreziosita in taluni casi dall’adozione di andamenti a canone tra le voci, come nel finale primo. In sintesi: molto studio, ma non poco talento.

 

 

 
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Commenti al Post:
cydonia_2r
cydonia_2r il 08/01/10 alle 09:07 via WEB
non annoi di certo chi ti legge ..brava .. adoro i blog come il tuo ..Buongiorno ..
(Rispondi)
 
 
peonia99
peonia99 il 08/01/10 alle 09:09 via WEB
rosy...se frequenti i blog delle mie amiche...di sicuro non ti annoi!!..tipo quello di cri..alias carmen..e di laura-solic1....te li consiglio vivamente!
(Rispondi)
 
 
 
carmen650
carmen650 il 08/01/10 alle 10:28 via WEB
grazie Vicky io cerco sempre di divertirmi ...e questo penso che poi traspare e diverte anche gli altri. dall'11 gennaio riprendero' in modo stabile a mettere i miei post, li sto 'preparando'.
(Rispondi)
 
carmen650
carmen650 il 08/01/10 alle 09:39 via WEB
BUONGIORNO PEONIA, NON CONOSCO PROPRIO QUEST'OPERA...VEDI CHE NON SI PUO' SEMPRE SAPERE TUTTO? BACI CRI
(Rispondi)
 
 
peonia99
peonia99 il 08/01/10 alle 09:59 via WEB
cri nemmeno io la conoscevo!!...su youtube non ho trovato niente!!..credo che non sia piu' messa in scena!!
(Rispondi)
 
 
 
peonia99
peonia99 il 08/01/10 alle 10:00 via WEB
stata!!..ci manca...stata messa in scena!!!ahahhahahah!!
(Rispondi)
 
solic1
solic1 il 08/01/10 alle 17:01 via WEB
Grazie per i complimenti ma effettivamente chi ama la musica non puņ non frequentare questo blog, certo che quest'opera ti ha proprio colpita.
(Rispondi)
 
 
peonia99
peonia99 il 11/01/10 alle 22:14 via WEB
laura...ma quali complimenti!!...č cosi'!!buonanotte!!
(Rispondi)
 
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