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giuseppe verdi-terza parte

Post n°104 pubblicato il 03 Febbraio 2010 da peonia99

Gli anni che vanno dal 1843 al 1850 sono un periodo di lavoro incessante ed esasperante, durante il quale Verdi firma il contratto di ogni nuova opera ancor prima di terminare la precedente. Questa concatenazione di impegni, se da una parte gli consente di consolidarsi sempre di più sui palcoscenici italiani e internazionali, dall’altra ha come contropartita quella di ridurre considerevolmente le sue possibilità di dedicarsi seriamente e tranquillamente alla composizione. Durante questo periodo, che proprio il Verdi definisce come i suoi “anni di galera”, perché si sente condannato ai lavori forzati, davvero sfinenti, periodo aggravato inoltre dai suoi gravi problemi di salute (un giornale tedesco annuncia persino la sua morte), dà vita a dodici nuove opere. La prima della serie, “I Lombardi alla prima crociata”, su libretto di Temistocle Solera, che si basa sul poema omonimo in ottave di Tommaso Grossi, ripete la formula vincente del “Nabucco”. Inoltre, con “I Lombardi”, che fu molto apprezzata dal pubblico, si concludono gli impegni contrattuali di Verdi con l’impresario Merelli e con La Scala.
Adesso Verdi ha la libertà di scegliere tra le proposte che gli giungono dai diversi teatri italiani. Decide così di accettare l’offerta del Teatro La Fenice di Venezia, per il quale scrive “Ernani”, ricostruzione del dramma omonimo di Victor Hugo. E’ la prima volta che Verdi si avvicina
alle tematiche del teatro romantico europeo, lasciando da parte le storie che hanno come protagonisti i popoli interi, per concentrarsi sui conflitti individuali. D’altra parte, “Ernani” segna l’inizio della collaborazione di Verdi con chi sarebbe stato il più fedele e docile dei suoi librettisti, Francesco Maria Piave, il quale era stato scritturato poco prima dal Teatro La Fenice come poeta. Malgrado il lavoro mediocre dei cantanti, che erano stati comunque selezionati tra i migliori dell’epoca, l’opera, che debutta il 9 marzo 1844, ottiene una buona risposta dal pubblico e con il passare del tempo si trasforma in un vero successo.

R. Focosi
Vestito da guerrieri – figurino per Macbeth
Litografia pubblicata sulla “Gazzetta musicale” di Milano, 1847
Parma - Istituto nazionale di studi verdiani.

The Corsar

George Gordon Lord Byron
(1788 – 1842)
Autore di “The Corsar” opera alla quale si ispirò Verdi per il soggetto della sua opera
Parma – Istituto nazionale di studi verdiani

Verdi assiste a tutte le prove e suggerisce ai cantanti di prestare somma attenzione alla recitazione, per servire “meglio il poeta che il maestro”. Questo particolare delinea magistralmente un’altra delle tipiche caratteristiche verdiane; il maestro si occupa personalmente di tutti gli aspetti della creazione dell’opera, non soltanto della parte musicale, ma anche di quella drammaturgica e visiva. Ciò fa di Verdi innanzitutto un uomo di teatro, così come lui stesso si definiva di solito: un uomo a cui interessa, soprattutto, la relazione intima che nasce tra la parola e la musica. La novità di questa impostazione si avverte nel Teatro La Pergola di Firenze, dove “Macbeth” debutta il 14 marzo del 1847 ottenendo uno strepitoso successo.
Nel 1847 avviene il prudente debutto di Verdi all’estero. Il 22 luglio si rappresenta nel Her Majestys’ Theatre di Londra, “I Masnadieri”, su libretto di Maffei, ispirato a Shiller. Sebbene al debutto assista la regina Vittoria, la risposta del pubblico fu deludente. Il 26 novembre l’Opéra di Parigi rappresenta “Jerusalemme”, ovvero una nuova versione de “I Lombardi alla prima crociata”, che ottiene un discreto successo. Nel teatro più importante d’Europa, Verdi adotta la stessa tattica che usava Rossini vent’anni prima: riscrive per il pubblico francese un’opera italiana di successo.
Una volta consolidata la sua fama e vivendo ormai nella tranquillità economica, a cui contribuisce un contratto a lunga durata firmato con l’editore Ricordi, tra l’aprile e il maggio 1848, il musicista realizza il suo sogno di comprare una casa nella campagna di Santa Agata, località nei dintorni di Busseto. Qui trascorrerà lunghi periodi, dedicandosi ai lavori agricoli che tanto gli piacevano; ciò nonostante prosegue l’incessante concatenazione di impegni. Così debutta “Il Corsaro” nel Teatro Grande di Trieste, il 25 ottobre del 1848. Il 27 gennaio del 1849, nel Teatro Argentina di Roma, presenta, nel clima di patriottismo ardente che ispirava la Repubblica Romana, “La Battaglia di Legnano”, la sua opera più intrisa delle idee del Risorgimento che sfocieranno poi nell’unificazione del paese.

Macbeth

Macbeth
Incisione di R. Focosi presa dal frontespizio della partitura per canto e pianoforte
Milano, Ricordi (dopo il 1851)
Parma – Istituto nazionale studi verdiani

Verdi assiste a tutte le prove e suggerisce ai cantanti di prestare somma attenzione alla recitazione, per servire “meglio il poeta che il maestro”. Questo particolare delinea magistralmente un’altra delle tipiche caratteristiche verdiane; il maestro si occupa personalmente di tutti gli aspetti della creazione dell’opera, non soltanto della parte musicale, ma anche di quella drammaturgica e visiva. Ciò fa di Verdi innanzitutto un uomo di teatro, così come lui stesso si definiva di solito: un uomo a cui interessa, soprattutto, la relazione intima che nasce tra la parola e la musica. La novità di questa impostazione si avverte nel Teatro La Pergola di Firenze, dove “Macbeth” debutta il 14 marzo del 1847 ottenendo uno strepitoso successo.
Nel 1847 avviene il prudente debutto di Verdi all’estero. Il 22 luglio si rappresenta nel Her Majestys’ Theatre di Londra, “I Masnadieri”, su libretto di Maffei, ispirato a Shiller. Sebbene al debutto assista la regina Vittoria, la risposta del pubblico fu deludente. Il 26 novembre l’Opéra di Parigi rappresenta “Jerusalemme”, ovvero una nuova versione de “I Lombardi alla prima crociata”, che ottiene un discreto successo. Nel teatro più importante d’Europa, Verdi adotta la stessa tattica che usava Rossini vent’anni prima: riscrive per il pubblico francese un’opera italiana di successo.
Una volta consolidata la sua fama e vivendo ormai nella tranquillità economica, a cui contribuisce un contratto a lunga durata firmato con l’editore Ricordi, tra l’aprile e il maggio 1848, il musicista realizza il suo sogno di comprare una casa nella campagna di Santa Agata, località nei dintorni di Busseto. Qui trascorrerà lunghi periodi, dedicandosi ai lavori agricoli che tanto gli piacevano; ciò nonostante prosegue l’incessante concatenazione di impegni. Così debutta “Il Corsaro” nel Teatro Grande di Trieste, il 25 ottobre del 1848. Il 27 gennaio del 1849, nel Teatro Argentina di Roma, presenta, nel clima di patriottismo ardente che ispirava la Repubblica Romana, “La Battaglia di Legnano”, la sua opera più intrisa delle idee del Risorgimento che sfocieranno poi nell’unificazione del paese.

 

Più tardi Verdi si basa su “Kabale und Liebe” di Shiller, con l’obiettivo di scrivere “Luisa Miller”, su libretto di Cammarano, per il teatro San Carlo di Napoli, che debutta l’8 dicembre del 1849 con un discreto successo. Segue “Stiffelio”, a Trieste, il 16 novembre del 1850. La fonte di questo libretto di Piave è una piece francese dell’epoca, che tratta il tema scandaloso dell’adulterio e il perdono della donna da parte del marito tradito.
Questo veloce resoconto delle opere che Verdi ha composto durante i suoi “anni di carcere”, mostra con evidenza, al di là dei pregi e dei difetti specifici di ogni lavoro, la sua capacità di rinnovarsi continuamente e di affrontare tematiche molto diverse le une dalle altre, conferendo ad ognuna una sfumatura drammatica precisa, che Verdi definisce “tinta”. Allo stesso tempo, Verdi passa dal dramma storico al dramma intimista e dall’individualismo romantico alle trame corali, alla ricerca infinita di “temi nuovi, grandi, belli, vari ed estremamente audaci, con forme nuove e adatte allo stesso tempo, per essere narrate con la musica.”

 

 
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