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Bruno Tinti: «Alfano vuole creare un allarme sociale per fermare le inchieste»


Un paese intero sotto intercettazione? Morde il freno Bruno Tinti, procuratore aggiunto della Procura di Torino e autore del libro Toghe Rotte. Vorrebbe rispondere d’impeto, ma poi fa una lunga pausa e pesa le parole. «Quella esposta dal ministro della Giustizia Alfano - spiega - è una teoria totalmente infondata, e per di più smentita dai fatti. Però risponde ad una strategia ben precisa: creare un allarme sociale per giustificare un intervento normativo restrittivo». Procuratore, in che senso una teoria smentita dai fatti?«La procura di Torino ha ogni anno 200mila notizie di reato. Sa quante persone sono intercettate in media dalla procura di Torino? 300 persone all’anno. Il che non vuol dire che ci sono solo 300 intercettazioni. Non è mica come consultare l’elenco telefonico... Ogni indagato generalmente usa più utenze, fra cellulari e fisse. E spesso intercettando un primo telefono, che non dà frutti all’inchiesta, si scoprono nuove utenze che possono essere interessanti. Per cui la prima viene “dismessa” e si continua a lavorare sulle altre. Nove volte su dieci, la prima utenza “ascoltata” viene abbandonata dopo due o tre giorni al massimo, il tempo necessario a scoprire che non è in alcun modo utile alle indagini. È un lavoro in continua mutazione alla ricerca della linea buona. Quella sì sarà poi ascoltata anche per mesi».Il governo vorrebbe limitare l’uso delle intercettazioni ai soli reati di mafia e terrorismo. Fonte: http://www.unita.it/view.asp?IDcontent=76182