Una raccolta di racconti pubblicata nel 1999. Forse non la migliore di David Foster Wallace. Ha scritto racconti molto più poetici, reportage assolutamente divertenti.Ma questo è il mio preferito. Per il dolore. Trapela un dolore sottile e disincantato. Quasi rassegnato. Ci sono momenti – in questo libro – al limite dell’illeggibile. Quasi incomprensibili. Sembra si diverta a sperimentare, a metterti alla prova. Ma poi arrivano quei lampi di genio, veri e propri fulmini che trapassano la debole carne della mia consapevolezza: sono umana. Perché quando lui mi racconta delle debolezze altrui, delle sue, quando le sue parole mi guidano attraverso tutte le piccole (?) macchie di dolore sedimentate nei suoi personaggi in anni e anni di incomprensione e livore, di rassegnazione e di solitudine, quando lui mi mostra che spesso, più del nostro lato esteriore, è davvero il nostro lato oscuro, la nostra dark side, a renderci quello che siamo, a farci umani. E’ allora che mi sento meno sola con le mie imperfezioni. Che inizio ad accettarle. E questo è l’unico modo di andare oltre, di proseguire verso una me stessa migliore. Perché smetto di fingere di non essere imperfetta, è inutile: ci sono persone come DFW che ti osservano, che vedono oltre le apparenze, che girano metaforicamente la loro penna-dito nella piaga. Che ti espongono sulle pagine dei loro libri. Che ti costringono a vedere quello che sei. Veramente. Questa è la vera ragione per cui amo DFW. Perché ti racconta di te. E lo fa giocando con il vocabolario. Prende sostantivi e verbi e si diverte a mescolarli, a dare loro un nuovo significato, al quale non avevi pensato, ma che è perfetto, adesso te ne accorgi. Mi avevano proposto una recensione, ho scritto un atto d’amore. Perdonatemi, con David Foster Wallace è una storia d’amore.
BREVI INTERVISTE CON UOMINI SCHIFOSI - D.F. Wallace
Una raccolta di racconti pubblicata nel 1999. Forse non la migliore di David Foster Wallace. Ha scritto racconti molto più poetici, reportage assolutamente divertenti.Ma questo è il mio preferito. Per il dolore. Trapela un dolore sottile e disincantato. Quasi rassegnato. Ci sono momenti – in questo libro – al limite dell’illeggibile. Quasi incomprensibili. Sembra si diverta a sperimentare, a metterti alla prova. Ma poi arrivano quei lampi di genio, veri e propri fulmini che trapassano la debole carne della mia consapevolezza: sono umana. Perché quando lui mi racconta delle debolezze altrui, delle sue, quando le sue parole mi guidano attraverso tutte le piccole (?) macchie di dolore sedimentate nei suoi personaggi in anni e anni di incomprensione e livore, di rassegnazione e di solitudine, quando lui mi mostra che spesso, più del nostro lato esteriore, è davvero il nostro lato oscuro, la nostra dark side, a renderci quello che siamo, a farci umani. E’ allora che mi sento meno sola con le mie imperfezioni. Che inizio ad accettarle. E questo è l’unico modo di andare oltre, di proseguire verso una me stessa migliore. Perché smetto di fingere di non essere imperfetta, è inutile: ci sono persone come DFW che ti osservano, che vedono oltre le apparenze, che girano metaforicamente la loro penna-dito nella piaga. Che ti espongono sulle pagine dei loro libri. Che ti costringono a vedere quello che sei. Veramente. Questa è la vera ragione per cui amo DFW. Perché ti racconta di te. E lo fa giocando con il vocabolario. Prende sostantivi e verbi e si diverte a mescolarli, a dare loro un nuovo significato, al quale non avevi pensato, ma che è perfetto, adesso te ne accorgi. Mi avevano proposto una recensione, ho scritto un atto d’amore. Perdonatemi, con David Foster Wallace è una storia d’amore.