Scintille

Sul divano: NATASA DRAGNIC.


Nella vita, mi piace pensarlo, esistono due categorie di persone: la prima è quella delle persone-pennarello, che sottolineano il loro passaggio con un evidenziatore. La seconda è quella delle persone-matita, che al contrario, attraversano la vita leggere, ma senza paura di essere cancellate. Quando conosco Natasa Dragnic capisco subito che lei appartiene a quest’ultima. Capisco anche che per lei la felicità è soprattutto in questo: guardarsi allo specchio e accorgersi di non essere cambiati affatto, nonostante intorno niente sia uguale a prima. Lei ci è riuscita. Ed è per questo, allora, che quando guardo nei suoi occhi vedo ancora la bambina di un tempo, la stessa che si affacciava dalla finestra della sua stanza anche solo per osservare il mare. Con lei, volevo parlare di libri, del suo “Ogni giorno, ogni ora”, e invece mi sono ritrovato a parlare di sogni: Oscar Wilde ha scritto “Siamo tutti nati nel fango, ma alcuni di noi guardano alle stelle”. E allora voglio cominciare a chiederti: quante volte hai guardato quel cielo immaginando qualcosa di diverso dalla realtà? E dunque: sei una sognatrice?Non potevi farmi domanda migliore di questa. Non esiste, infatti, una sognatrice migliore di me. Non perchè non mi piaccia o non mi sia piaciuta la mia realtà. E‘ solo che per me non è mai abbastanza. Nei miei sogni posso essere tutt’altra cosa, dalle persone alle situazioni, all‘età. E ho la possibilità di visitare quei posti che nella realtà non ho mai visitato. Insomma, avrei bisogno di più vite per sentirmi soddisfatta (sorride). Per questo mi piace recitare. E scrivere. Perchè lì puoi essere tutto ciò che vuoi. Puoi scrivere e cancellare, se la cosa non ti piace. E riscrivere di nuovo. Nella vita reale non è possibile e questo fatto, a volte, rende le cose ancora più difficili. Nei sogni, invece, tu puoi sempre tornare indietro e ricominciare da capo. Sì, sono una gran sognatrice.Scrittrice, attrice, insegnante. Come riesci a conciliare bene tutte queste passioni? Non hai paura che un giorno dovrai rinunciare ad una di queste?Bhè, io non voglio rinunciare a nessuna di loro. Ci sono periodi in cui qualcosa ha la priorità, per molti anni è stato l’insegnamento, ora è tempo per la pubblicazione – non dico scrivere, perché io ho sempre scritto. E anche la recitazione è una parte costante della mia vita. E’ come scrivere, ma, in quel caso, lo stai facendo su un palco reale. Al momento, quando sono sotto i riflettori, non faccio altro che pronunciare le mie parole, non quelle di qualcun altro. Ma anche questo è bello: poter cambiare. Nel tuo primo romanzo "Jeden Tag, jede Stunde" ("Ogni giorno, ogni ora"), mi piace pensare che i protagonisti non siano solo Luka e Dora, ma anche uno scoglio, le nuvole. E il mare. Quel mare che tu, per prima, hai dovuto lasciare più volte nella tua vita, proprio come Dora. Possiamo dire che c’è un po’ di te nel suo personaggio?Innanzitutto, hai ragione: il mare è il terzo principale protagonista. Senza di esso non sarebbero esistiti i primi due. Ma, se è vero che senza di me non ci sarebbe stata nessuna Dora dobbiamo anche aggiungere che non ci sarebbe stato neanche un Luka , perché io sono ovunque nella mia scrittura. Ogni cosa che so, che percepisco, che vedo, che ascolto la ritrovi nelle mie storie. Io scrivo perchè voglio, e anzi, perchè sento il bisogno di capire cos’è che mi disturba. Così mi siedo e inizio a pensare. Poi inizio a scrivere, lasciando che i miei personaggi mi portino alla soluzione, alla comprensione. E alla fine del libro c’è una nuova Natasa. Questo è tutto.Che rapporto hai adesso con il mare? Pensi mai di volerlo portare con te nei lunghi inverni della città? Purtroppo questo non è possibile. Ci ho provato, ma ho capito che non funziona così. Per questo, ogni tanto, devo andare a Spalato, nel mio mare croato, quando sento che le mie batterie sono vuote e devono essere ricaricate. Il mare mi manca sempre. E’ come se una parte di me non ci fosse. E tu puoi imparare a vivere senza quella parte, ma non puoi sostituirla. E soprattutto, non puoi dimenticarla.Oggi la maggior parte dei ragazzi pensa che la bellezza sia quella che si vede sui giornali o in televisione e che, quindi, appartenga al corpo fisico. Crescendo, solo in pochi capiscono che si tratta anche e soprattutto di una caratteristica dell’anima ed è lì che la coltivano con le emozioni, i ricordi, i valori. Oggi per te cos’è la bellezza? e dove si trova?Sai bene che la bellezza può mentire agli occhi di chi osserva. Perciò anche se all’inizio ti senti stregato dalla prestanza fisica di qualcuno, se non c’è splendore nell’anima nessuno potrà mai essere bello. Penso che le persone felici lo sono sempre. Illuminano. E tu ti senti meglio quando sei circondato da loro, perché hanno qualcosa di speciale che fa la differenza. E poi, ovviamente, trovi la bellezza nell’amore. L’amore è come il sole, ma al contrario di esso, non è pericoloso: ti ci puoi avvicinare e lo puoi anche toccare. E quando lo tocchi, diventi bellissimo. Nell’amore e nella felicità, il segreto è nascosto lì. Quali libri ti piace leggere? E tra quelli che hai già letto ce n’è qualcuno, o più di uno, che ha influenzato in qualche modo la tua scrittura?Se non sto scrivendo, allora sto leggendo un libro (o guardando un film). Ho fatto questo per più di 40 anni. E ho letto così tanti libri, alcuni bellissimi ,e conosciuto così tanti scrittori. Mi piacciono quelli russi, Dostojewski più di ogni altro. Mi piace Thomas Mann e Jane Austen, Standhal, Dickens, Hemingway e Marguerite Duras, Faulkner e André Gide. E poi ci sono anche quelli moderni come Nicole Krauss, Milena Agus, Patricia Duncker, Anna Gavalda, Paul Auster, Alice Sebold, Philip Roth; adoro gli scrittori sud americani, sono così speciali in quanto  la loro immaginazione è sempre sull’orlo del surreale; e poi quelli tedeschi come Rainer Merkel  e Arno Geiger, Daniel Glattauer, Hans-Josef Ortheil e Urs Widmer…Ti prego di fermarmi, potrei andare avanti per anni e ne dimenticherei qualcuno d’importante. Questi sono solo pochi nomi. Ma nonostante questo non posso dire che qualcuno di loro abbia influenzato la mia scrittura. Non saprei, non posso dirlo con certezza. Qualcun altro dovrebbe farlo. Io scrivo nell’unico modo che riesco a fare, magari anche con tutti i loro insegnamenti.Dalla tua prima poesia, a soli 6 anni, alla prima vera pubblicazione è passato un po’ di tempo. Un passato e un presente molto diversi sotto alcuni aspetti. Che cosa è rimasto di quella bambina?  C’è sempre stata, nascosta da qualche parte, o tra i panni di una persona adulta, nei suoi comportamenti, guardando con i suoi occhi e ascoltando anche..ma è sempre stata lì. Al momento sta vivendo uno dei suoi più antichi e profondi desideri: quello di essere felice, di godersi la vita. Cercando di abbracciare il mondo con il massimo delle sue forze. E lo fa con tutta la gratitudine. E, soprattutto,  con l’orgoglio perché non ha mai smesso di credere in sé stessa.Abbiamo parlato del tuo passato e del tuo presente. L’unica strada che ci resta da percorrere è il futuro. Per questo mi piace terminare questa intervista con una domanda: chi è Natasa Dragnic alle porte del 2012?Hai presente la bambina di cui abbiamo parlato? Eccoti la risposta. Soltanto ancora più felice, riconoscente, desiderosa, piena di amore e gioia. E, naturalmente, autrice di una nuova storia.(By Viparious)