Scintille

Era quello, solo quello.


Cronache piemontesi: dunque, eravamo rimasti  agli antichi portici di Cuneo. Ebbene, proprio mentre li attraversavo, questi scuri portici, ho lasciato che la mia attenzione venisse catturata da quei preziosi volumi che mi piacciono tanto. E tra questi ce n’era uno che mi chiamava più di tutti. L’ho acquistato, senza rifletterci troppo, e subito ho iniziato a leggerlo: “Una canzone che ti strappa il cuore” di Joseph O’Connor. Al centro di questo meraviglioso romanzo vi è l’amore tra un famoso drammaturgo e una giovane attrice (che ha quasi la metà degli anni di lui). Li incontriamo agli inizi del ‘900, quando s’innamorano. E poi rivediamo lei, sola, nel 1952, con i ricordi di questo amore, che riescono a riportarla indietro negli anni, come in una macchina fatata del tempo. Oggi, che Molly è diventata una barbona, con il fiato che puzza di alcol ed è costretta a chiedere l’elemosina. Un presente molto triste, in una grigia Londra di pioggia, colmo di malinconia e disperazione. E mentre riprendevo  a leggere, sul treno di ritorno verso il mio altrove,anche la mia mente ha iniziato ad afferrare alcuni ricordi dal mio passato.  Quel passato che, se pur in pochi brevissimi attimi, riesce veramente a strappare il cuore.E di nostalgia parla anche la goccia che ho scelto per questa Domenica:Davvero manca il fiato a leggere quest’antologia della produzione di Mark Strand: "Il futuro non è più quello di una volta". Manca il fiato e mancano le parole per dire di questa o l’altra poesia. Desiderio e disperazione. Amore e rimpianto. Il ricordo di questo o quell’individuo in questa o quella situazione. E la malinconia. Perché capita a tutti,anche ai poeti, di rendersi conto che, a volte, le cose non erano insopportabili come sembravano allora. E in quei momenti, purtroppo, non si può fare nulla per ritornare indietro.Era'inizio di una sedia; era il divano grigio; era i muri, il giardino, la strada di ghiaia; era il modo in cui i ruderi di luna le crollavano sulla chioma. Era quello, ed era altro ancora; era il vento che azzannava gli alberi; era la congerie confusa di nubi, la bava di stelle sulla riva. Era l'ora che pareva dire che se sapevi in che punto esatto del tempo si era, non avresti mai più chiesto nulla. Era quello. Senz'altro era quello. Era anche l'evento mai avvenuto - un momento tanto pieno che quando se ne andò, come doveva, nessun dolore riusciva a contenerlo. Era la stanza che pareva la stessa dopo tanti anni. Era quello. Era il cappello dimenticato da lei, la penna che lei lasciò sul tavolo. Era il sole sulla mia mano. Era il caldo del sole. Era come sedevo, come attendevo per ore, per giorni. Era quello. Solo quello. (Mark Strand)Era il toccare un mondo che prima vedevo a colori, mentre ora è solo una vecchia fotografia in bianco e nero, che non ho ancora dimenticato e che rivedo con malinconia.(By Viparious)