philo-sophia

"è tutto falso"


Ci sono le testimonianze, ci sono i fatti accertati dai processi, ci sono le prove, ci sono le intercettazioni ...., ma "è tutto un complotto; non è mai successo niente di quello che dicono!". Negare, negare, negare, nonostante l'evidenza. La negazione semplifica la realtà: o meglio adattiamo la realtà - che è notoriamente complessa e complicata - alla nostra immaginazione - semplificata - di essa. E' una forma di dominio (e in quanto tale  rassicurante) della complessità del reale. Il diniego assume varie figure: il discredito, la definizione errata, il giustificazionismo o addirittura il diniego assoluto secondo cui "non è proprio successo". Se la realtà è negata rimaniamo passivi di fronte ad essa: cade la sensibilità, il senso civico, il senso della comunità. Quando poi lo strumento della negazione è usato deliberatamente (perchè chi lo usa sa che tutto ciò che nega è invece vero) da chi ha responsabilità politiche; quando, grazie al controllo dell'informazione, si amplifica la negazione che viene ripetuta come un messaggio ossessivo con il risultato d’insinuare il dubbio in chi è lontano dai fatti, ci troviamo di fronte ad un grave problema per la tenuta della democrazia perché le scelte e le decisioni dei cittadini, non essendo consapevoli per l’immagine falsata della realtà, saranno irresponsabili. La negazione/occultamento è stata una pratica costante nella storia della nostra Repubblica (l’Italia dei misteri), pratica, indubbiamente, funzionale al mantenimento di un determinato assetto di potere. Ricercare cocciutamente la verità (= togliere il velo dai misteri), sostenere la libertà d’informazione, privilegiare l’informazione non serva del potere, coincide con il potenziamento della speranza del cambiamento.