philo-sophia

quando il medium diventa un assoluto


C’è un nesso tra l’assolutizzazione di ciò che dovrebbe svolgere una funzione di mediazione e l’alegalità (o peggio l’illegalità)? C’è una relazione tra l’arroganza del potere di un politico (mediatore tra il consenso ottenuto e l’azione di governo), di un sindacalista (mediatore tra il consenso ottenuto e l’azione di tutela), di una banca (medium tra il risparmio raccolto e l’investimento del denaro), di una azienda di distribuzione (medium tra la produzione e il consumo) e il diffondersi del clima di alegalità (o peggio d’illegalità)? Qualche sera fa ho visto un’ interessante indagine giornalistica trasmessa dalla trasmissione Report: due imprenditrici della Romagna costrette a chiudere la loro azienda, con esperienza pluriennale nella fabbricazione di divani, a causa del ritiro delle commesse da parte di una grande ditta di divani (che a parole appare come il produttore del bene ma in realtà svolge funzione di tramite/intermediario tra il produttore – in genere piccole imprese - e il consumatore) e dell’affidamento delle stesse a piccoli imprenditori cinesi che accettano il prezzo stracciato imposto dalla grande ditta. Aumenta così il margine di guadagno per la grande ditta che poi vende il bene ai consumatori con un ricarico del 1600%: impallidisce Marx con le sue teorie del plusvalore relativo ed assoluto! Il piccolo imprenditore italiano, rispettando le regole fiscali, gli obblighi della sicurezza, non riesce ad abbassare ulteriormente i costi; il piccolo imprenditore cinese, non rispettando alcuna regola o, peggio, aggirandola con la complicità degli organi preposti a controllare, può accettare le condizioni imposte dalla grande ditta. In questa storia troviamo due sconfitti: il piccolo imprenditore italiano rispettoso delle regole che è costretto a chiudere per mancanza di ordini; il consumatore che deve pagare 4.000 euro un divano pagato al piccolo imprenditore cinese 250 euro. Il problema, come risulta chiaro, è nell’autonomia che è riuscito a ritagliarsi l’intermediario (la grande ditta) tale da esercitare una vera e propria dittatura del prezzo sul mercato. In teoria l’intermediario dovrebbe essere solo un tramite tra produttore e consumatore e giustamente dovrebbe essere retribuito per questo servizio che svolge: ma un ricarico del 1600% è scandaloso. La questione, pari pari, la potremmo riportare nella politica dove i rappresentanti (cioè le persone che eleggiamo – si fa per dire! - nelle tornate elettorali) che dovrebbero essere gli intermediari tra il consenso (il nostro voto) e l’azione politica (le scelte di governo a vari livelli), una volta eletti si “autonomizzano” da chi ha fornito loro il consenso, agendo in dispregio del mandato ricevuto. Potremmo dire la stessa cosa della intermediazione bancaria (vedi la differenza esistente tra il tasso d’interesse se prendi i soldi in prestito o li depositi) o del sindacato (leader sindacali che alla tutela dei diritti sostituiscono altre “tutele”). Quando una realtà si autonomizza inizia a viaggiare per fatti propri ed è molto probabile che incroci nei suoi percorsi “poteri forti” esercitanti su di essa un grande fascino. Questi connubi diventano talmente forti da influenzare anche quegli organi di controllo della legalità che la legge prevede: per tornare alle nostre due imprenditrici, esse dichiaravano che l’ufficio del lavoro di fronte all’esplosione del lavoro illegale (quello dei piccoli imprenditori cinesi) ha diminuito i controlli … un favore alla grande ditta (= intermediario) che non vuole che “si disturbi il conducente”? Così il cerchio si chiude: l’alegalità (che non è violazione della legge, ma significa non esercitare diligentemente la funzione per tutelarla) si allea col potere autonomizzato di intermediazione: il medium diventa assoluto, sciolto , cioè, da ogni vincolo e quindi essendo al di sopra della legge (che come è noto vincola) mal la sopporta. Come se ne esce? Colpendo l’arroganza del medium con il riavvicinamento dei due poli ricollocando, così, nella giusta dimensione la funzione mediatrice. Non intendo il ritorno alla democrazia diretta (al posto della rappresentativa), ma certamente forme di controllo, di partecipazione civiche più spinte di quelle riconosciute oggi, tali da ristabilire la giusta misura trascesa dalla hybris (tracotanza, arroganza) della politica. E dove si gioca l’intermediazione economica (banche, grandi ditte, …) riavvicinare i due poli (piccoli produttori e consumatori, creditori e debitori) per ridimensionare e ricollocare l’intermediario nello spazio che gli è proprio. Sicuramente il clima di alegalità e di illegalità che infesta il nostro Paese subirebbe una drastica sterzata.