Creato da m_de_pasquale il 05/10/2009
"il sapere ha potenza sul dolore" (Eschilo) ______________ "Perchè ci hai dato sguardi profondi?" (Goethe)
 

 

« l'uomo è antiquatola dislocazione rivelante »

la previsione rassicurante

Post n°93 pubblicato il 16 Aprile 2012 da m_de_pasquale
 

percorso: baia Manacore (41°56'46.37" N, 16°02'46.20" E) - torre Calalunga - torre Usmai - torre Sfinale [AR 13 km]

Nel XVI secolo uno dei più gravi pericoli per chi abitava in prossimità delle nostre coste era costituito dai turchi che potevano irrompere all’improvviso nei centri abitati seminando terrore e morte. Per questo motivo vennero costruite una serie di torri di avvistamento che avrebbero dovuto vedere in anticipo le navi che si avvicinavano e quindi attrezzarsi per la difesa. Una visione anticipatrice che avrebbe dovuto alleviare dall’angoscia dell’imprevisto e consentire la predisposizione delle misure di salvezza. Che la previsione sia un rimedio al dolore ce lo ricorda Platone quando parla di Prometeo (Pro-meteo = colui che vede in anticipo) il quale, rubando la sapienza tecnica agli dei e donandola agli uomini, favorisce il loro potere sulle cose. La sapienza tecnica è lo sviluppo della razionalità che si esprime anche con la capacità di cogliere i nessi consequenziali che connettono gli eventi: quando si anticipa l’evento (si prevede) è possibile stabilire un nesso consequenziale tra ciò che viene prima e ciò che viene dopo; si è in grado di operare una lettura causale degli eventi che sottrae questi ultimi alla loro enigmatica caoticità che ci angoscia. La nozione di causalità è stata una delle grandi acquisizioni del pensiero che ha contribuito a difenderci dall’angoscia dell’imprevedibile accadere degli eventi. Conoscere la causa significa prevedere l’effetto, prepararsi al suo evento, sottrarsi all’accadimento imprevisto, ridurre il timore, placare l’angoscia in un sapere che sa di sé e del corso delle cose. Questa capacità previsionale che appartiene alla nostra vita ha fornito le basi per la costruzione della previsione scientifica che, connotando di esattezza, necessità, universalità i nessi tra gli eventi stabiliti dalla nostra naturale capacità previsionale, ha preteso di ridurre gli eventi ad uno schema necessario anticipato dall’uomo. Ma quanto questo schema mentale – o, a dirla con Husserl, questo abito ideale -  rispecchia effettivamente la realtà? Come considerare la previsione scientifica? Una verità assoluta ed autonoma o solo un’evoluzione della naturale capacità previsionale che caratterizza la nostra vita?  Afferma Husserl: “Nella matematizzazione geometrica e scientifico-naturale, noi commisuriamo così al mondo-della-vita (al mondo che ci è costantemente e realmente dato nella nostra vita concreta che si svolge in esso), nell’aperta infinità di un’esperienza possibile, un ben confezionato abito ideale, quello delle cosiddette verità obiettivamente scientifiche; […] proprio così attingiamo la possibilità di una previsione degli accadimenti concreti del mondo, di quegli eventi che non sono più o non sono ancora realmente dati, degli eventi, cioè, intuitivi del mondo-della-vita, attingiamo cioè la possibilità di una previsione che supera infinitamente la portata della previsione quotidiana. […] L’abito ideale fa sì che noi prendiamo per il vero essere quello che invece è soltanto un metodo, un metodo che deve servire a migliorare mediante ‘previsioni scientifiche’ le previsioni grezze, le uniche possibili nell’ambito di ciò che è realmente esperito ed esperibile nel mondo-della-vita”. E’ successo che, con lo sviluppo della scienza, la previsione scientifica, imponendosi sulla previsione grezza del mondo-della-vita, ha fatto dell’anticipazione scientifica l’orizzonte, la chiave di lettura del mondo, affermando il primato della certezza scientifica sull’incertezza del mondo della vita. Ma questo progresso della scienza, perfezionandosi e raggiungendo gli alti livelli della razionalità tecnica attuale, non ha forse influenzato la nostra capacità previsionale?  Il progressivo sviluppo della scienza e della tecnica che ci ha portati al punto di non riuscire più a stare al passo con la nostra capacità di produzione, non ha forse ridotto la nostra capacità di prevedere?  Il dislivello prometeico che Anders definisce come “l’asincronizzazione ogni giorno crescente tra l’uomo e il mondo dei suoi prodotti, una distanza che si fa ogni giorno più grande” ci mette ancora nelle condizioni di anticipare ed immaginare gli effetti ultimi del nostro fare?  (camminare 14 - precedente  seguente)

La URL per il Trackback di questo messaggio è:
https://blog.libero.it/phronesis/trackback.php?msg=11237484

I blog che hanno inviato un Trackback a questo messaggio:
Nessun trackback

 
Commenti al Post:
Nessun commento
 

Tag

 

link e blog amici:


 

Archivio messaggi

 
 << Aprile 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30          
 
 

Area personale

 
Citazioni nei Blog Amici: 1
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963