Sottouncielodistelle

albertomattei


Seppellisco il gioioso e vanitoso ipocrita. E' Olio; potrei scriverlo prima su un foglio di brutta copia e poi ripulirlo e renderlo bello e presentabile, ma rimarrebbe sempre un conversare assente e palustre. Un vischioso appoggiarsi ad un verbo o ad un sostantivo di sterile qualità. E lo potresti anche porre tra lo scrivere e il dire, in un atteggiamento da fatiscente "Saggio del Dialogo" del terzo mondo del pensiero, che esiste e prolifera e si consolida tra i colonialisti delle ambizioni più sfrenate ma prive di senso e dignità, facendo rimuovere - a chi si pone con amore e rispetto - lo zucchero di vaniglia che ha appena spolverato sulla sua bontà. Ma anche sulla pazienza di sopportare coloro che " non ci sono mai stati dentro" e mai ci saranno, pur disponendo parole e azioni condizionanti vite altrui. E' come salpare di prima mattina tenendo stretto al petto il senso più alto del vivere e i buoni propositi dell'amicizia, e dopo poche ore ritrovarsi in altro mare delle ipocrisie del pensiero e delle azioni che sconquassano la tua rotta cercando di deviarla affondando i tuoi buoni e amorevoli propositi di creatura immersa dentro il senso radioso del dialogare la vita fatta d' amore e di confronto. Rinuncio a capire quali siano i moti dell'anima di chi usurpa (o meglio tenta di farlo) il delicato equilibrio raggiunto - quando proprio loro hanno speso una vita a ingerire aperitivi colorati ed alcolici alle sette di ogni pomeriggio, privandosi dell' immenso brivido che si sente nel praticare la solitudine del crescere, ma anche del caos calmo e allegro del confrontarsi senza timori alcuni -. Quando fai l'amore con l'amore, e la dignità non è vento che ti circonda per un attimo, e poi fugge via veloce, perché ignaro di cosa sia una carezza, solo allora ti accorgi chi hai davanti, e quanto desiderio hai che rimanga lì con te a sorseggiare l'alba o solo a recitare un suo "mea culpa" per avere prevaricato verbo e azioni a prescindere per tutta la sua esistenza, sgominando ogni forma di controffensiva e dialogo. Già, il vanto distruttore: la vanità - che è come il fiore della merda, del quale lascio immaginare quale sia il profumo l'aspetto -. Seppellisco il gioioso e vanitoso ipocrita. Io scrivo libero, parlo libero, amo libero e morrò libero, e schivo da tutti i complessi meccanismi del commissionare alla prosopopea del vanto il mio felice volo di gabbiano da scogliera, che non prevarica ma (attenzione) ha un becco possente e parole laviche per chi ostenta se stesso come fosse tanti se stesso, e ancora non sa cosa sia annotarsi su di un taccuino l'ora in cui il sole tramonta e sorge per svegliarsi presto e vederlo di nuovo sorgere. Amo solo chi ti mette in discussione con amore, e feconda il tuo pensiero con respiri profondi che aprono a tutta la primavera di rivoluzione della tua ampia impronta digitale che poni sulle cose del mondo, senza corrodere con l'acido quel ricco tesoro che tu sempre lasci cavalcare dal passo incalzante del tuo passo ansioso del vivere che percorrere strade spalmate da raggi di sole della tua complessa trama di bellezza, che in silenzio attraversa la notte in modo obliquo mentre tutto dorme. Per esserci già - e sempre insieme - pronti al nuovo giorno che sta arrivando. (da dialoghi con le stelle di A. Mattei) albertomattei