Sottouncielodistelle

da FB Andrea Magherini "gli amici del "Maghero" (Riccardo Magherini)


pubblico lettera aperta del babbo all'avv.Maresca Caro Avvocato Maresca, Sono Guido Magherini. Sono nato a Firenze il 2/7/1951 e vi abito in via Pisana 1048/F. Questi sono i miei dati per la sua querela. Vede avvocato, Lei è intervenuto in questa vicenda come legale dei carabinieri raccontando subito le sue verità. Io rispetto il suo ruolo ma mi permetta di farLe notare che il ragazzo morto mentre veniva preso a calci dai suoi clienti era mio figlio. Non il suo. Chi ha dovuto vedere ed ascoltare e riascoltare gli ultimi momenti della sua vita mentre moriva soffocato dai suoi clienti SONO IO. Suo padre. Mi spieghi caro avvocato perché uno dei testimoni presenti si sente in dovere di dire “No! I calci, NO!” Me lo spieghi per favore. I calci fanno parte di un trattamento terapeutico insegnato ai suoi assistiti o sono atti violenti che non possono che esser definiti come “pestaggio”? Vede avvocato Lei non c’era alla riunione dei consulenti mentre noi sì. Abbiamo ascoltato da dietro la porta tutta la riunione. E Le assicuro che Lei è stato male informato. Se non è contento di come sono andate le cose, se la prenda con i suoi esperti. Non con noi. Le sue interpretazioni sono fantasiose e fanno confusione. Lei non c’era alla conferenza stampa convocata dal nostro legale ma si permette di attribuirgli parole dette con significato diverso. Lui non ha detto che Riccardo è stato torturato. Lo dico io avvocato. Quel che più è importante è che Lei quella maledetta notte non c’era. Perché se avesse visto, come semplice cittadino, Riccardo morire soffocato sotto il peso di quei quattro carabinieri, implorando disperatamente aiuto ma sempre con rispetto, colpito pure dai loro calci, offeso come si sente bene dai filmati, sarebbe intervenuto. Ne sono convinto. Si sarebbe ribellato a quello scempio. Ne sono convinto. Il nonno di Riccardo era un carabiniere. È che carabiniere! Ma i suoi clienti hanno disonorato quella divisa. Ora davvero Lei pensa di tapparci la bocca con le sue assurde minacce di querela, quando filmati, audio, testimonianze, ed ora pure i medici legali ci dicono che Lei sta raccontando una storia che proprio non c’entra nulla con quanto accaduto a mio figlio? Il fatto che Lei difende i carabinieri mentre noi siamo semplici cittadini, non Le da il diritto di minacciarci. Questo lo dico non perché ho paura ma perché ho la sgradevolissima sensazione che le sue minacce di querela possano voler intimidire non soltanto noi familiari. Allora avvocato io Le dico quel che non abbiamo detto in quella conferenza stampa. E lo dico perché ne sono convinto ascoltando quelle urla disperate di aiuto, ascoltando e vedendo quel che dicono i testimoni presenti, i medici legali e vedendo il povero corpo di mio figlio. Io non sono avvocato e nemmeno giudice ma sfido qualunque padre costretto a vedere morire così il proprio figlio a non pensare alla “ tortura.” Ed io ora lo dico. Se non è tortura quella, cos’è? Ora mi quereli avvocato. Ma non ci minacci. Perché mi è stato portato via un figlio. E se pensa che le sue minacce mi possano far qualche effetto sbaglia di grosso. Mio figlio stava male. Ma non faceva male a nessuno. La sua morte la porterò davanti ad un giudice. In un modo o nell’altro. Anche da imputato. Si rassegni. Cordiali saluti, Guido Magherini