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Firenze dal web


LA GAZZA18 settembre 2015 · È vero. Siamo chiusi e talvolta anche un po' snob. Perché se nasci e cresci all'ombra della Cupola del Brunelleschi ti vien da pensare che il centro del mondo stia proprio nella strada che stai calpestando. Siamo altezzosi e un po' boriosi, perché in fondo siamo ancora convinti che la capitale d'Italia sia sempre qui. Ma siamo anche comici, brillanti e assai vivaci. Con quella C che non esiste e che in fondo fa impazzire ogni dialetto. Perché a noi le cose non ci piacciono, a noi le ci garbano. Perché noi non ti chiediamo dove stai andando, noi diciamo indo' tu vai. Per noi sei grullo e anche un po' bischero. E se ti si dice è perché di bene te ne vogliam di molto. Camminiamo per Santa Maria del Fiore e ci affacciamo dal Campanile di Giotto. È nostra la Galleria degli Uffizi. E tu ci arrivi passando da Piazza della Signoria. Con Palazzo Vecchio, la Loggia dei Lanzi e la fontana del Biancone. Il Ponte Vecchio e le sue botteghe. Piazza santa croce e Santa Maria Novella. Il Piazzale Michelangelo con la statua del David e il Giardin di Boboli. Per poi finire nell'Oltrarno coi suoi negozi e mercatini. Il quartiere di San Frediano, la Chiesa di Santo Spirito e Palazzo Pitti. La bistecca e il vino rosso. La pappa al pomodoro e la ribollita. La primavera alle Cascine e le serate chiusi in casa a guardare la Viola. La patria di Petrarca, del Boccaccio e sopra tutto del Sommo Poeta. Che ebbe a citarci tanto nell'Inferno, quanto nel Paradiso, passando dal Purgatorio. L'italiano che nasce da questo nostro volgare trecentesco. E poi ancora avanti per finire alle risate. A quel genio di Monicelli alla supercazzola prematurata, per poi sostare nell'immortale zingarata. Ma in cima a tutto, sopra tutto, questo nostro Lungarno. Con le luci e le immagini riflesse. Con la pace e il rumore della brezza. Perché ancora oggi, e te lo giuro, se tu mi baci qui, è come far l'amore. Che gioia, Firenze, essere tua.