piazza alimonda

La verità


Solitamente trascorro i miei pochi giorni al mare con due passatempi principali (tre dallo scorso anno: si è aggiunto il passegginamento dell'erede): godermi il mare, appunto (e a questo proposito: qualcuno mi sa spiegare perché l'italico bipede, costretto tra il mare e la spiaggia, ripeschi dal suo profondo sopiti orgasmi sportivi e si senta in dovere di improvvisarsi giocatore di pallavolo - anche se, fatto x il numero di partecipanti, il numero massimo di tocchi che riescono a fare senza che la palla cada è x + 1 - tennis - con quei cazzo di racchettoni con i quali, salvo casi da verificare all'antidoping, non toccano la palla più di sette volte prima che si concluda con un pluff, della palla che cade sulla sabbia, o uno sciuff, della palla che cade nell'acqua, o un cazzo della palla che cade sulla schiena a qualcuno - o bocce - con gesti tecnici che sembrano più propri del getto del peso, e relative discussioni che durano ore sui centimetri per capire di chi è il punto manco fosse una finale olimpica di salto un lungo - tutti comunque accomunati dal rompere gli zebedei?) e leggere. Leggo più di quanto, comunque leggendo tutto l'anno, riesca a fare negli altri 11 mesi. Leggo di domande senza risposte, o di risposte date perché si dovevano dare. Leggo di anni di piombo e Br. Di Piazza Fontana e della stazione di Bologna. Di P2 e di Banco Ambrosiano. Di Moro e Mattei. Di servizi segreti e di segreti di stato. Di tutte queste cose, insomma. Quest'estate ho letto due libri su Genova, e il G8. Non l'avevo mai fatto prima. Non perché sapessi tutto. Ma perché in qualche modo sapevo di sapere cos'era successo davvero. Quest'estate ne ho avuto la conferma. O meglio, ho scoperto di essere stato ancora buono nei miei pensieri, perché la verità è stata molto peggiore di quella che credevo. Per questo voglio ricordare, prima a me e poi a chi passerà di qui, di non credere mai alle verità che lo stato con la esse maiuscola ci racconta. Ci ha raccontato che un anarchico è sfuggito al controllo di un tot di poliziotti e si è buttato da una finestra a causa di un malore attivo. Che la bomba a Piazza Fontana non l'ha messa nessuno, perché nessuno è stato condannato. Che il giorno che hanno rapito Moro, in via Fani passava un pezzo grosso dei servizi solo perché doveva andare a pranzo da un amico che abitava lì vicino. Ed erano poco più delle otto del mattino. Ci raccontano queste cose, e vogliono farcele credere. Io non ci voglio più credere alle cose che mi dicono. Non mi posso più fidare. Non fidiamoci. Cerchiamocele, le verità. Per quanto è possibile.