piazza alimonda

Personal shopper


L'altra sera ero impegnatissimo con mia figlia. Ha un serie di libroni sui quali sono disegnati decine e decine di oggetti, e si diverte come una pazza a ricoscerli e a chiamarli per nome man mano che glieli indico col dito. Comunque, tra un libro e l'altro, facevo un po' di sano zapping. Sono capitato su Italia Uno, credo, dove un gruppo di smutandate, abbinate ad altrettanti geni sfigatelli, erano le protagoniste di una sottospecie di gioco. Mi fermo un attimo. Giusto il tempo per sentire una che difende la sua professione da una serie di critiche. Fa la cubista, e racconta quanto sia faticoso fare quel lavoro. Non ho nulla contro le cubiste. Anche se, a dirla tutta, preferisco andare ad un funerale che in discoteca. Per cui la cubista non è un lavoro che incide sulla mia vita. Mi sfugge anche quali esami si debbano sostenere, e come si facciano i colloqui. Non ho dubbi che fare la cubista sia un lavoro pesante, ma anche lavorare in fabbrica o in miniera non è uno scherzo. Comunque questa dice che non vuole fare la cubista per tutta la vita. E meno male penso io. Anche perché dopo un po' ci pensa la natura a metterti in pensione. Neanche legandoti con i tiranti puoi sgambettare su un cubo per tutta la vita. No, lei non vuole fare la cubista per tutta la vita. Il suo sogno è quelli di fare la personal shopper. Resto basito. Che cazzo vorrà dire? Oddio, una brutale traduzione dall'inglese mi riesce, ma continua a sfuggirmi il senso della professione. Lo spiega lei. Praticamente quando un manager o una cosa simile plana in una nuova città, chiama una come lei che lo accompagna a fare spese, portandolo nei negozi che più si confanno al suo stile e che lei deve conoscere. Un'indubbia evoluzione rispetto alla cubista. Contenta lei, contenti tutti. Ma se un giorno mia figlia torna a casa e mi dice: Papà, voglio fare la personal shopper, la iscrivo ad un corso di arti bianche e la mando a sfornare meringhe e crostatine tutto il giorno.Qualche post addietro avevo parlato delle mode del giornalismo (prima i cani azzannavo chiunque, poi hanno smesso, poi la gente investiva chiunque senza fermarsi, poi hanno smesso o hanno iniziato a fermarsi, non so). Adesso c'è la nuova moda: quella dei segregati in casa. Gente che da decenni non mette il naso fuori dalla porta. Ne trovano ovunque. Tutti ora, tutti adesso. Sono stati rinchiusi per decenni, ma vicini di casa, parenti e conoscenti se ne accorgono soo ora. Non so, ma qualcosa non mi torna...