piazza alimonda

E'. L'amico è


La differenza di fondo tra chi riesce a stare a galla e chi affonda la fa una cosa. A parità di impegno che ci metti quando le cose vanno male, a parità di capacità che butti sul piatto, a parita di percentuale di fortuna che quando sei nato ti hanno messo in saccoccia che ti senti di giocare, a parità di tutto, alla fine, quello che ti tiene a galla, è un amico. Quello che di presta una virgola quando hai finito la punteggiatura, che ti dà la sua voce per cantare la tua canzone (mi piacerebbe che questa frase fosse mia ma l'ho solo presa in prestito), che ti riponde al telefono anche se sta guidando sulla Pedemontana e rischia di schiantarsi ad ogni curva, che ti dice "ciao" facendo crollare montagne di silenzio. Che c'è. Che, semplicemente, c'è.Oggi, per alcuni versi, era un giorno tranquillo, destinato a scivolare via come tanti altri martedì prima di lui. Poi è arrivata una telefonata. Semplicemente la consegna di una cosa è stata anticipata di due giorni. Cioè a stasera. Il computer nuovo non è ancora arrivato. E allora cosa fai? Telefoni ad un amico, che quel computer ce l'ha: "Mi servirebbe, ma posso rinviare a domani le mie cose. Vieni su". Problema risolto. Grazie ad un amico. Che abita 20 km a nord rispetto a casa mia (la connotazione geografica ha una sua importanza). Tre minuti dopo ne arriva un'altra, di telefonata. Tuo padre, che ti dice che tua madre sta male come un cane, e bisognerebbe portarla all'ospedale. Cosa che farebbe lui, se non per il fatto che anche lui sta male come un cane. E quindi all'ospedale li deve portare qualcuno. In famiglia si è in due, non c'è troppa scelta. Tu allora punti la prua a nord, verso il computer, tua moglie (e mai come in quel momento sei contento di averle fatto il regalo per l'anniversario anche se lei era stata tassativa: niente regali!!!!) punta a sud, 28 km più a sud dove c'è l'ospedale. Mirabile organizzazione teutonica. Però c'è un problema. Un problema che biondo che ha 18 mesi, e da qualche parte devi pure piazzare. Allora chiami un'amica: "Sei a casa oggi? Sei incasinata? No? Bene, senti, e se ti porto la bimba per il pomeriggio....?". E via, anche questo è risolto. Poi si parte. 20 km a nord, un computer dove riesci a fare i tre quarti di quello che dovevi (e per giunta neanche benissimo), la corsa per tornare: la moglie a cui dare il cambio, la bimba da prendere, l'ospedale da raggiungere. Per fortuna quei 20 km li hai fatti qualche milione di volte: di giorno e di notte, nella nebbia e nelle tormente di neve, in mezzo all'alluvione o inseguendo gli incendi nei boschi. E allora puoi prendere una strada poco battuta, bruttina. Che per prudenza la si fa ai 60 orari. Ma siccome la conosci come le tue tasche, allora puoi anche azzardare di più, e parti al doppio esatto di quanto farebbe uno per prudenza. Praticamente cerchi di battere il record mondiale di un'Opel Corsa su strada. Record che, purtroppo, non può essere omologato data la mancanza di un giudice. Che, se anche ci fosse, nn riuscirebbe a starti dietro. Cerchi anche di battere il record di infrazione al codice della strada. Anche questo, per fortuna, non omologato. Dal momento che non c'è la stradale. Perché quella ti sta dietro, eccome. E allora sei lì che divori asfalto quando, cosa non prevista, vedi davanti a te un trattore, che occupa gran parte della strada stessa. Ma il santo protettore degli incoscienti te lo fa incontrare proprio in un tratto sul quale, alla tua destra, si trova un piazzale sterrato. E tutte le puntate di Hazzard che hai visto da giovane di fanno sterzare elegantemente su qual piazzale. Sollevando un polverone che neanche la battaglia finale del Signore degli Anelli. Poi si ricorre, Torino, Molinette, la bimba come sta, il pronto soccorso, l'attesa, la sala d'aspetto che si differenzia dall'obitorio solo perché nella prima qualcuno si muove, le sigarette fumate una dietro l'altra. E poi finalmente il responso: nulla di grave, si torna a casa. Riprendi la macchina, passa nel traffico di Torino, gira, sterza, cambia corsi e finalmente sulla via di casa.Poi, finalmente, riesci ad arrivare davanti al pc. Sigaretta in mano. E ripensi al pc e ad Hazzard, al trattore e ai chilometri, la sala d'aspetto e la strada, il contachilometri che gira e le Molinette. Sospiro di sollievo. Per oggi è finita. Domani si ricomincia, domani è tutto da inventare, ma per oggi è finita. E ti verrebbe voglia di darti una pacca sulla spalla da solo. Però non sarebbe servito a niente se, all'inizio di tutta la storia, non ci fosse stato un amico con il pc e un'amica per la bimba. Di amici, in questi mesi, ne ho persi diversi (dibattito filosofico: un amico che se ne va vuol dire che non era un amico? Bhò, ci penserò). Ne ho trovati altrettanti. Anzi, di più Molti di più. La fila qui a sinistra lo dimostra. Alcuni sono solo, per ora, un commento al fondo di un post (o un post sopra un commento, dipende dai punti di vista), altri un messaggio, una mail, un numero, un volto, una voce. Un amico con una A grande come tutte le Molinette. E allora ti assale quella senzasione di sollievo che fi stare bene. Che ti fa capire che se mai la sfiga volesse di nuovo saltarti alla schiena riusciresti a prenderla a calci in culo. E se non ce la fai da solo, sai che da quella lista salterà fuori un piedino che lo farà per te. Spero di riuscire a farvi provare la stessa sensazione che provo io ora.