piazza alimonda

Lo so, sono una carogna


Sono una carogna, lo ammetto. Però quando certe persone o situazioni attraversano la tua vita, o provi a far capire certe cose, e perdi tempo, o fai la carogna. Io faccio la carogna.Tarda mattinata in un comunello qui vicino. Arranco per la via principale per andare a recuperare il mezzo meccanico, parcheggiato lontanissimo. Dal fondo della via vedo stagliarsi la figura di un giovinotto che conosco, che cambia rapidamente lato, viene verso di me e mi dice: "Facciamo finta di parlare". La prima cosa che mi passa per la mente e che dico è: "Cioè apriamo solo la bocca come pesci in un acquario?". E lui: "No, no, parliamo". "E allora perché dobbiamo fare finta?"Inciso. Il giovinotto in questione ha i suoi trenta e passa anni. Ha bazzicato quasi tutti i partiti del centrodestra, e si è presentato ad ogni elezione. E non è mai stato eletto. Alcune volte ha preso così pochi voti che non gli sarebbero bastati neppure per essere eletto a revisore dei conti della Pro loco. Però, tutte le volte che ha fatto o detto qualcosa, in questi anni, ho sempre fatto in modo di esserci. Perché non solo dice coglionate di vastissime proporzioni, ma le dice anche in modo talmente stupido che è una pachia della natura starlo a vedere. Zelig, in confronto, è Super Quark. Una cosa su tutte: gli pencola la testina. Dopo un po' che gli parli inclina la testa di 45 gradi, più o meno, verso sinistra, e sta così tutto il tempo. Va da se che fargli una foto è un dramma. Perché si mette dritto come un fuso contro il muro e poi, appena lo inquadri zuuuut, la testa si piega. A volte, per far apparire la testa dritta, tocca ruotare orrendamente tutto il tronco.Riprendiamo. Il dialogo è stato, parola più parola meno, questo:"No, parliamo, perchè lo vedi quello là?", e mi indica col capino pencolante un tizio che conosco di vista e col quale ho parlato un paio di volte nella vita."Allora?""E uno che....." e si immagini per ogni puntino di sospensione un pencolamento capestre."Uno che cosa?"Uno che va con gli uomini", e mentre lo dice abbassa il tono neanche fosse il terzo segreto di Fatima.A questo punto esce il mio essere carogna: "E dove va?""Ma si, dai. E' un culattone""Ah, un gay""E si, un finocchio""E allora?""No, che se mi vede capace che poi mi invita a prendere un caffè e non so mai cosa dire per dire di no""Per dire di no la cosa migliore è dire no. Ma qual è il problema?""No no, è che a me piace la .....", e qui, visto che sono un signore, lascio nel dubbio senza specificare. Posso solo dire che è la stessa parola che un ex presidente del Consiglio piccino e con gli ormoni a palla dice alle sue ex quando le incontra."Scusa, come fa a piacerti una cosa che non hai mai visto?"Lui ride e va avanti: "Ma sai, se diventiamo tutti così è la fine"Volevo fare una battuta sulle procreazione ermafrodita ma mi sembrava eccessivo.Continuo a dargli corda, fino a quando lui dice una di quelle cose che è bene sentire per poter dire un giorno ai nipoti: "Quando è stata detta questa cosa io c'ero"Lui mi dice, evidentemente in preda ad un rigurgito leghista: "Quelli lì bisognerebbe mandarli tutti a casa loro". Magari sbaglio io, ma dell'esistenza di una Gayland, o di Finocchiopoli, o Culattonistan non ho mai sentito nulla.Andiamo avanti per una buona mezz'oretta. Lui sostiene che adesso quelli lì ci manca che adottino i bambini. Io gli do ragione: "Già, molto meglio che gli orfani marciscano negli orfanotrofi piuttosto che finire con due persone così". Mi da ragione.Dopo un po' lui tira fuori una sua teoria secondo la quale frequentando i gay si diventa gay. E come fonte mi cita il proverbio dello zoppo e di chi ci cammina assieme.Intavoliamo una discussione su come si trasmette il contagio (se un marziano di avesse ascoltati avrebbe detto ai suoi di desistere da qualunque forma di invasione della terra dal momento che è popolata da decerebrati). Un gay ti starnutisce vicino e diventi gay anche tu? Bevendo dallo stesso bichiere? Toccando la stessa maniglia, sedendosi sulla stessa panchina? Baciando, dico io. "E no. Se due si baciano vuol dire che finocchi lo sono già". Scemo io che non ci ho pensato.Giunge il triste momento del commiato. Lui mi dice: "Andiamo a prendere un caffè, dai". Non resisto e glielo dico: "No, davvero. Primo perché il caffè non mi piace. Secondo perché tu eviti il contagio dei gay, io tendo ad evitare quello con i coglioni. E prendendo un caffè il rischio esiste". Si è offeso? Macché. Non ci è neppure arrivato. Infatti tutti sorridente mi accompagna al mezzo e mi fa anche dei segni per farmi uscire dal parcheggio. Lo saluto. Mi saluta. Lo guardo dallo specchietto retrovisore, ed il suo capino pencolante mi ricorda il mamozzo che abbiamo appesa in macchina per far giocare la bimba.Tornando a casa avverto come un retrogusto di merda in bocca. Perché così tante stronzate non sono facili da digerire. Però d'improvviso mi sento credente: solo Dio può avermi fatto intersecare il cammino con questo individuo, risollevandomi la giornata.Non tutti i razzisti sono cattivi. Molti sono solo stupidi.