piazza alimonda

Teodem Pride


In questi giorni di contumelie sul Gay Pride (definito come "attentato alla famiglia". Magari che tanti padri - o madri - di famiglia, vedendo le immagini si scoprano gay - o lesbiche - e decidano di piantare la moglie - il marito - per andare a vivere con un uomo - o una donna-?), ho ascoltato con attenzione l'intervento di Enzo Carra, della Margherita. Allora, Carra è un Teodem. Sulle prime, nella mia crassa ignoranza, mi sembrava una parola brutta. Sono andato a leggere che accidenti è. E' vero, è una parola brutta. In buona sostanza sono quei politici di centrosinistra caratterizzati dall'aderenza alle posizioni etiche e dottrinali propugnate dalla Chiesa. In pratica i Teodem fanno discendere il proprio agire politico da valori ispirati da una scelta di fede. Che per uno stato laico non è proprio il massimo. Carra è quello che, quando a Bossi era venuto il coccolone, aveva detto, in parlamento: «Ecco cosa succede a chi vuole dividere il Paese». Parole, evidentemente, ispirate dalla sua fede. Carra, inoltre, ha avuto il suo momento di celebrità quando, mentre vestiva i colori della diccì, era stato immortalato in manette (anche dalla rai), all'epoca di mani pulite, mentre lo portavano al gabbio. Era poi stato condannato ad un anno e 4 mesi definitivi (cioè dopo aver attraversato tutti i gradi di giudizio) per false dichiarazioni al pm sulle tangenti Enimont. Nella sua parentesi tra la politica nella diccì e nella margherita è tornato a fare il suo lavoro, cioè il giornalista (bisognerenne assegnare all'ordine dei giornalisti un premio per l'alto impegno umanitario. Tutti quelli che vengono presi a calci in culo dalla politica - oltre a Carra mi vengono in mente la Pivetti e Martelli, giusto per fare due nomi - vengono accolti dalle calde e protettive braccia di questo ordine che, come per il maiale, non butta via niente). Alla rai, ovviamente. Facendo servizi per Mixer e intervistando, tra gli altri, madre Teresa di Calcutta. Del resto, chi vuoi mandare ad intervistare madre Teresa di Calcutta se non un galeotto? Delle due l'una: o la sua fede gli permette di prendere per i fondelli chi è più di là che di qua, di mentire (non c'è un comandamento che vieta la falsa testimonianza?) e di rubare (non c'è un comandamento che vieta di rubare appunto?), oppure fa il Teodem solo quando gli fa comodo. Non sono un esperto in materia, ma propendo per la seconda ipotesi. Torniamo al Gay Pride. Carra se ne salta fuori dicendo che se lo Stato dà il patrocinio al Gay Pride, lui e i Teodem potrebbero non entare nel Partito Democratico. A questo punto, se io fossi un pezzo grosso del PD, lo chiamarei da parte e gli direi: "Guarda Enzino, non sei tu che non entri nei democratici. Siamo noi che quelli come te non li vogliamo". Ma la politica, più ancora dei giornalisti, non butta via nessuno. E allora viva il Teodem Pride. Da sfoderare, ovviamente, solo quando fa comodo. Ps. Volevo fare una postilla di cui mi ero completamente dimenticato, ma poi, come manna dal cielo, è arrivato Donchisciotte che con il suo commento me l'ha fatto tornare in mente, Allora, uno dei più strenui difensori della famiglia, Gianfranco Fini, si separa. Pare che se la intenda con la Prestigiacomo, che è sposata con un'altro e col quale ha pure fatto un figlio. Se fossi uno dei sostenitori del Family Day mi sentirei preso per il culo. Ma forse, se fossi uno dei sostenitori del Family Day, non essendomene accorto prima che mi prendevano per il culo, probabilmente non me ne accorgerei neppure ora.