piazza alimonda

Storie di bulgare, morose e lumache


A volte capitano cose strane. C'è il sindaco di un comunello qui vicino che, non fidandosi troppo della categoria (e dagli torto), quando ha qualcosa di importante da dire mi chiama, mi racconta il suo pensiero, poi io vado a casa, lo metto in italiano, lo epuro dai «non capisce un cazzo» e «vaffanculo» con i quali farcisce il suo parlare, glielo mando via mail, lui fa un copia - incolla su un foglio con lo stemma del Comune e lo manda ai giornali. La cosa divertente è che lo rimanda anche a me. Ci sono andato oggi. Non mi dilungo sul motivo: un po' perché voglio dire altro, un po' per non levare il gusto a Fabio1971, attento lettore de La Stampa, di indovinare l'argomento. La cosa interessante mi è successa quando sono uscito. Incontro l'assessore di un Comune che dista un paio di chilometri. E siccome potevo permettermi il lusso di buttare una decina di minuti nel cesso mi sono fermato a parlare. L'individuo è un ragazzotto, di professione coltivatore diretto - allevatore, con stampigliati in faccia i segni inequivocabili del cretinismo delle valli (tipo Ciccio di Nonna Papera, per fare un esempio). Politicamente è un centrodestrorso che non ha mai superato la fine della diccì. E poi ha alcune caratteristiche che me lo hanno sempre reso particolarmente interessante. Per esempio raramente finisce le frasi. Dice la prima parte, il resto bisogna intuirlo dal tono della voce e dai movimenti corporali. Ad esempio, alla domanda: «Come va il lavoro?», lui risponde: «Eh, con sto tempo….». Se poi lo dice con tono da funerale e spostando il capino da destra a sinistra, vuol dire: «Sto cazzo di tempo porco e comunista mi farà perdere 20 euro rispetto lo scorso anno, e per me è una tragedia». Se invece lo dice con fare trionfale e mulinando manina, polso e avambraccio vuol dire: «Sto tempo favoloso e democristiano mi farà guadagnare 2000 euro in più rispetto lo scorso anno». Altra sua caratteristica è la partecipazione assoda a fiere e sagre. E da queste parti ce ne sono parecchie. Tutto il resto non gli interessa. Lui va alla fiera del fungo, della mela, del salame, del formaggio…di tutto quello che è sagrabile. Andrebbe anche alla fiera del prepuzio, se mai esistesse e se mai sapesse cosa vuol dire. Tutto il resto è out. Una volta il suo sindaco e quasi suo coetaneo voleva convincerlo ad andare il sabato sera in un ristorante etnico. Lui era stato irremovibile, adducendo fondato motivi. La sua spiegazione era stata: «No, no, io quella roba lì….. e poi le poche volte che sono andato al ristorante cinese, quando sono tornato a casa andavo in bagno in modo…diverso». Non credo volesse dire che per andare a pisciare doveva fare la verticale. Ecco, il tipo è questo. Iniziamo a parlare. Mi chiede della pupa, io gli chiedo della morosa. «Ma ti sposi o no?», faccio io. «Eh – risponde lui – Magari… ma con sto governo….». Boh, forse che Prodi in qualche modo gli impedisca di convolare? Vai a sapere. «No, perché, dopo un po’ che si parla…. (questo sabaudismo merita una spiegazione. In Piemonte stare con una ragazza si dice “parlare”. Anche se trombi come un riccio si parla)…. Poi sai, metter su famiglia…. No, perché, è una sicurezza… Perché certi valori… Vivere solo insieme non si può mica… Organizzare la cerimonia non è facile…. Dopo tanto che parli (vedi sopra) poi ti devi sposare… Fosse per me, anche domani, ma con sto governo…» e già con tante prime parti di frasi dedicate all’importanza del matrimonio e della famiglia. Sto quasi per salutarlo quando mi accorgo che appicciato al muro davanti al quale ci siamo fermati c’è un grosso manifesto arancione che annuncia il programma della «fiera della lumaca». «Ci vai?», chiedo io (doverosa premessa. La sua partecipazione alle fiere, come mi ha più e più volte illustrato con dovizia di particolari funziona così: prende la morosa – raggiunge il paese con la fiera – individua il gruppo di colleghi agricoltori e/o allevatori coi quali fare comunella – mangiano finché lo stomaco raggiunge il limite massimo di dilatazione – si calano di vino fino a quando il bianco degli occhi diventa viola – aspettano nel caso qualcuno che vomita come un pozzo di petrolio – cantano come scalmanati – carica la morosa e la porta in macchina in un prato (tanto sono quasi tutti suoi) dove fanno due parole (sempre nell’accezione di parlare di cui sopra) e poi la scarica a casa). Lui improvvisamente si illumina. Guarda a destra. Guarda a sinistra. Si avvicina. Abbassa la voce e dice: «No, no, stasera resta a casa…. Stasera andiamo al…» e mi fa il nome di un locale di Torino, zona Porta Nuova, dove fanciulle di varia nazionalità si ignudano e si strofinano e, dietro il versamento di un congruo obolo alla causa si prestano a fare due parole (sempre nell’accezione del parlare di cui sopra) anche se non conoscono la lingua. «E allora stasera….» e qui chiude il pugno della mano destra, drizza il polso della mano destra e lo sposta velocemente avanti e indietro. E vedo il sacro valore della sua famiglia frantumarsi davanti agli slip caduchi di una qualche ragazza bulgara o romena, per la quale si lascia la morosa a casa, si tradiscono le lumache e si mandano a fare in culo le belle parole sull’importanza del matrimonio e della famiglia. Ps. La valanga si è portato via anche De Gennaro, capo della polizia ai tempi del G8 di Genova…