piazza alimonda

Siam pronti alla morte, Padania chiamò


Io c'ero. Io a Vicenza ci sono stato. Io ho sentito il senatur dire che è ora di sacrificare anche la nostra vita per la padania. Io sono pronto. Mentre bossi parlava dei 10 milioni di lombardi pronti a combattere, uno vicino a me fa: «Ma se anche mettiamo assieme 10 milioni di lombardi, cosa matematicamente impossibile, non è che gli altri 49 milioni di italiani ci prendono a calci in culo?». E' solo un disfattista. Un padano comunista. Perché nel parlamento del nord abbiamo i comunistileghisti, i forzapadanisti, i democristocelticopadani, i socialisti padani, gli uddicipadani e compagnia bella. Poi ci sono quelli come me: i leghisti padani. Praticamente leghisti al quadrato. Noi ce l'abbiamo più duro di tutti. Io ce l'ho così duro che la mattina quando mi sveglio devo fare la verticale per poter pisciare. Io so perché il senatur tira in ballo solo i lombardi. Lo fa perché con i piemontesi ce l'ha a morte. Tutta colpa delle olimpiadi invernali del 2006. Lui voleva leggere il discorso di apertura. Il giorno prima della cerimonia era andato a fare le prove. Sale sul palco, inizia a leggere il gobbo: «O....o.....o.....o.....o...». Mica gliel'hanno detto che si era sbagliato, e stava leggendo la bandiera olimpica, quella coi cinque cerchi invece che il discorso. E allora gli sono girati i santissimi, è tornato a casa e da quel momento i piemontesi non se li fila più. Comunque, io sono pronto. Pronto alla battaglia. Certo, se avesse detto con chi ce la dovevamo prendere sarebbe più facile. Ma noi partiamo lo stesso. Abbiamo fatto una cellula rivoluzionaria padana. Ci siamo io, uno del duo di piadena, il fratello scemo di borghezio e un cugino del mago silvan. Ci trovavamo la sera per preparare le molotov. Arrivavamo tutti con due bottiglie di grappa a testa. Ce le scolavamo perché ci servivano le bottiglie vuote. Poi però eravamo così brilli che invece di fare le molotov facevamo u n gioco molto divertente: uno di noi usciva dalla stanza e gli altri tre dovevano indovinare chi era uscito. Abbiamo lasciato perdere le molotov. Abbiamo tirato fuori un flobert caricato a sale grosso, e siamo scesi a roma ladrona per iniziare la rivolta. Ci siamo detti: «Il primo mangiapane a tradimento che ci capita a tiro lo facciamo secco». Ci posizioniamo dietro un angolo. Dopo un po' arriva. Con un macchinone lungo di qui a la. Pieno di soldi da fare schifo. Carichiamo, prendiamo la mira e spariamo. Tra l'altro ha un sederone che per metterlo su una bicicletta invece che il sellino servirebbe una poltrona da barbiere. Becchiamo le chiappe in pieno. Oh, non siamo andati a impallinare il calderoli? Allora abbiamo detto: iniziamo la rivolta dai drogati, dai froci, da questa gentaglia qua. Ne troviamo uno. Tossico e pieno di mignotte. Prendiamo la mira, spariamo...oh, non siamo andati ad impallinare un nostro alleato dell'Udc? Adesso siamo tornati a casa. Ma quando il senatur ci richiama, prendiamo le armi e si va alla battaglia. Consiglio per gli ascolti: Italia libera, di Massimo Priviero