piazza alimonda

Il coraggio di Valdano


Jorge Valdano è un ex calciatore. Argentino, anche se ha quasi sempre giocato in Spagna. Ha vinto un mondiale, diversi campionati, coppe e cose varie, facendo anche valanghe di gol. Poi ha smesso. Ha allenato, ha fatto il dirigente. E ha scritto. Di sport su giornali sportivi. Ma ha scritto cose da lasciare senza fiato, che molti giornalisti italiani non dico riuscirebbero lontanamente ad imitare, ma neppure a capire. Quando maradona ha concluso la sua parabola discendente, ha scritto un pezzo su di lui. Bellissimo. Finiva più o meno così: «Noi che gli eravamo vicini avremmo dovuto avere il coraggio di dirgli: guarda, diego, con il pallone tra i piedi sei un dio. Ma comunque resti soltanto un uomo». Il coraggio di far capire a quelli che ti sono attorno che hanno dei limiti è importante. Mi rivolgo, quindi, ai forzitaliuti: qualcuno, per favore, potrebbe dire a bondi che prendere le parole, metterle in un frullatore e dopo aver avviato le eliche versarle su un foglio di carta non vuol dire scrivere poesie? Ma, soprattutto, potrebbe dire al diversamente alto che non fa ridere? Che non è spiritoso? Che dare del kapò ad un tedesco democratico è offensivo, che raccontare barzellette sui malati di aids che fanno le sabbiature è deprimente, che fare le corna nelle foto ufficiali è maleducato, che dire alle precarie di sposare uno ricco è stupido (ma a pensarci bene…. in qualche modo avrà voluto dire che un precario maschio può trombarsi tranquillamente sua figlia?), che dire che per le donne il punto g è la finale della parola shopping è roba da bagaglino? Che non fa ridere, insomma. Che quel senso dell’umorismo che crede di avere non esiste? Perché dire una battuta che non fa ridere è triste. Ancora più triste è doverla spiegare, o dover dire: «Era una battuta» (le battute non si spiegano: se non vengono capite sono cazzate. Come un pittore che davanti ad un suo quadro dovesse dire: è un tramonto. Se non si capisce che è un tramonto vuol dire che dipinge con le chiappe). Ma più triste di tutto è sentire una battuta che non fa ridere e vedere la corte dei miracoli che sta attorno ridere, sforzandosi, a crepapelle per far contento il padrone.