piazza alimonda

Tempo


Tempo fa ho scritto una cosa. Non l’ho mai finita. O meglio, non l’ho ancora finita. Parla del tempo, tra le altre cose. Qui di seguito ne riporto un pezzetto. So che non si capirà nulla. E’ una parte di un tutto non ancora finito. Diciamo che grosso modo ruota attorno alle tre cose per le quali vale la pena vivere: amicizia, amore e musica in stretto ordine alfabetico. E parla di quello è stato, di quello che è e di quello che sarà o potrebbe essere. Sì, lo so, è un casino. Neppure io quando lo riprendo in mano mi orizzonto facilmente.E dal momento che una persona che di scritti e di vita se ne intende parecchio mi ha detto che è comprensibile, lo butto qui, poi spiego perché.Novembre 1984. Tornava a casa, una domenica sera buia e gelida, con Real. Abitavano nella stessa via. Lui all'inizio, Real alla fine. Chilometri più avanti. Parlavano del più o del meno, aspirando fumo di sigarette per scaldarsi. «E' quasi Natale», aveva detto lui. «Beh, quasi... sono due mesi. Due mesi sono mica corti». Ci erano cascati di nuovo dentro a piedi uniti. L'argomento che li fregava, che li invischiava in discussioni infinite, che li faceva annegare nel rammarico e nella malinconia, nonostante a sedici anni rammarico e malinconia siano parole da cercare sul vocabolario e apparentemente senza significato, era sempre lo stesso. Il tempo. Il tempo che passava. Il tempo che doveva ancora passare. Il tempo necessario per arrivare da qualche parte. Il tempo che se anche non volevi ti scivolava tra le dita come la sabbia sulla spiaggia. Il tempo con il quale giocavi ogni giorno, ogni ora, ogni minuto, ogni secondo una partita dalla quale uscivi sempre con la schiena rotta. Il tempo che provavi sempre ad aggirare come un lampione in mezzo ad una pista ciclabile. Il tempo che provava a sfotterti facendoti invecchiare ad ogni respiro. Il tempo che ti guardava beffardo da lontano senza dirti quando avrebbe smesso di correre al tuo fianco e ti avrebbe lasciato marcire sotto una lapide. Il tempo di un bacio che si sembrava così corto. Il tempo di una figuraccia, che sembrava eterno. Il tempo di aspettare una ragazza sotto casa per fare finta di incontrarla per caso, che passava lento e vischioso come il miele da annegare in una tazza di the. Il tempo di quell'Italia - Brasile che zoppicava e camminava in tondo, e sembrava portarti sempre al punto di partenza. Il tempo di quell'Italia - Germania che avresti voluto afferrare per la coda del mantello perché quel senso di vittoria potesse durarti per tutta la vita. Il tempo immobile e congelato di quando eri seduto sulla poltrona del dentista. Il tempo amaro e inverosimile di una sconfitta. Il tempo di piangere che arrivava sempre al momento sbagliato, proprio quando avresti voluto farne a meno. Il tempo dell'amore e il tempo della libertà, che correvano paralleli come i binari di un treno e se si incrociavano era solo perché qualcosa, da qualche parte, era deragliato, e quindi le rogne erano già sullo zerbino che si apprestavano a bussare alla porta della vita. Il tempo decappottabile e che ti faceva sentire gli occhi di tutto il mondo sulla nuca di quando eri dove non dovevi essere. Il tempo che non era un problema tuo di tutte le tragedie che vedevi in tivù e che purtroppo non ti facevano più riflettere né indignare perché c'erano cose nei reality molto peggiori. Il tempo in discesa della vendetta che ti rotolava sopra e ti portava sempre più velocemente e sempre più in basso. Il tempo in salita del perdono, così difficile da scalare. Il tempo grigio che perdevi e che quanto ti serviva non sapevi mai dov'era andato a finire. Il tempo in punta di piedi del dolore che colpiva i tuoi amici, e che passava piano piano per non fare rumore. Il tempo scivoloso come un'anguilla delle persone cui vuoi bene, che non riesci mai a fissare e il tempo rugoso del rimpianto. Il tempo alla rovescia che ti separava dagli appuntamenti più importanti, di quelli che potevano cambiarti la vita ma che a ben vedere non la cambiavano mai. Il tempo come un petardo di una battuta che proprio non riesci a trattenere anche se sai che poi ti infilerai nei guai. Tutto quel tempo là, insomma.Ecco, per il 2009 che arriva auguro a chi passa di qui di avere almeno un momento, nel corso dell’anno, nel quale si possa sentire come dopo quella famosa Italia – Germania….Auguri