piazza alimonda

In un paese normale


In un paese normale Bagnasco, o chi per lui, prima chiederebbe scusa, e poi direbbe: «Facciamo così: voi non gli date troppo addosso e noi facciamo in modo che non dica troppe minchiate, ok?» In un paese normale, se un ministro dopo mesi di pippe mentali teorizzasse che si giudicano i dipendenti con gli emoticons, i suoi colleghi lo guarderebbero con compassione, gli darebbero una scoppola sul vuoto capo e poi gli direbbero: «Si certo, le faccine, come no… adesso torna coi tuoi sette fratelli a lavorare in miniera, eh!!!!» In un paese normale il Codacons avrebbe altro da fare che non smanettarsi sul fatto che Corona sia stato eliminato da «La Fattoria» con un voto farlocco perché, in paese normale, uno come Corona riuscirebbe giusto a fare il turno di notte in fonderia In un paese normale non bisognerebbe fare vertici mondiali per capire che l’acqua è un diritto di tutti. Anzi, per non capirlo. Basterebbe guardarsi e dirsi: «Se non l’acqua cosa?» In un paese normale quando un vecchio rincoglionito ultraottantenne si lamenta perché non gli hanno rinnovato un contratto televisivo bisognerebbe dire: «Sì, va bene. Ma guarda che campiamo anche senza di te… potresti anche andare in pensione invece di ammorbarci le balle con i tuoi quiz delle balle» In un paese normale un amico che ti da la parola la rispetta. Io, noi, non viviamo in un paese normale. Ma il paese dove vivo io io è talmente anormale che per l’ultimo punto proprio la facciamo fuori dal vaso. Perché dove vivo io io se un amico ti da la sua parola, non solo la mantiene, ma si scusa per non averlo potuto fare prima e come avrebbe voluto.E quell’ultimo punto lì è il più importante. Perché sai che tu, e lui, e gli altri attorno, non siete come quelli sopra. E con quelli sopra non avere da spartire. E ti viene in mente una canzone de «La casa del vento» che dice: «Stringiamoci le mani forte così nessuno può cadere». E allora quella canzone di cui sopra la si dedica a Vittorio (lui sa perché) che in fondo è comunista (ma non lo sa ancora) e che, soprattutto, è un amico (e questo lo sa benissimo).