no hay que dar papay

una storia di vita


 Quito  dicembreCiao ragazzi,qui sono le10 e mezza, mentre in Italia sono le 4 e mezza di mattina, dalla mia finestra vedo la montagna,cosparsa di un’infinità di luci, sono le “case baracca” dei capesinos. Fuori piove e questo non aiuta a migliorare lo stato di malinconia che provo… forse è un po’ di nostalgia per l’Italia o forse  lo stato di impotenza che spesso si avverte quando si lavora con i bambini di strada e non sempre si ha successo. Qualche giorno fa  me ne è capitato uno: un colombiano di 16 anni. Era venuto alla fondazione perché aveva bisogno di scaricare la coscienza  ed ha incrociato la mia strada. Dopo tante bugie e lacrime ha cominciato a dire la verità. Era un narcotrafficante della FARC colombiana o come li chiamano qui è uno dei“muli” perché questi ragazzi, come i muli, trasportano la cocaina prodotta in Colombia. A 16 anni aveva già ammazzato 4 persone e quando lo diceva aveva un’espressione gelida negli occhi. Erano 3 mesi che dormiva per strada perché era perseguitato da sicari a cui doveva dei soldi. Voleva entrare alla fondazione solo per giocare a calcio e per avere un pasto caldo. L’ho fatto mangiare e gli o dato 50 centavos di dollaro: 25 per prendere un bus per andare e 25 perché potesse tornare l’indomani dove gli ho detto che lo avrebbe aspettato la polizia minorile, che qui si chiama Dina Pen. L’unico modo per entrare alla fondazione era quello di scontare prima la pena per ciò che aveva commesso. Sapevo bene che il giorno dopo non sarebbe tornato e che gli ero servito per scaricare la coscienza: è uno di quei ragazzi senza ritorno, o come li chiamiamo qui “criminali puri”, dalla vita breve….addio Rudy Gonzales anche se so che questo non era il tuo vero nome…Beh, volevo solo condividere questo episodio con voi, ma ora tiriamoci su e parliamo di cos’è il Fundeporte .Il nome “Fundeporte”  deriva da “deporte”, che in spagnolo significa “sport”. Qui, infatti, usiamo lo sport come mezzo di formazione ed elevazione dell’autostima dei ragazzi. Quelli che sono qui, arrivano dalla strada: dalle violenze dal carcere minorile, dalla denutrizione, dalla droga, dalla povertà estrema… La prima volta che entrano qui si legge nei loro occhi spenti il racconto muto di un’infanzia mai vissuta, ma dopo un po’ di giorni il loro sguardo torna vivo e limpido, come sono quello dei bambini riesce ad essere.La prossima volta continuerò a parlarvi del Fundeporte e di quello che cerchiamo di fare qui per questi ragazzi che, oltre allo sport. , hanno modo di studiare e di esercitarsi in diverse attività… Stavolta ho preferito parlarvi di una storia di vita e della malinconia di un giorno…dedicato all’infanzia bruciata di un ragazzo, che diceva di chiamarsi Rudy Gonzales…A prestoAntonio