piccola-apache

Post N° 39


Dieci Orsi era figlio di un'indiana Ute, accolto poi dai Comanche, la tribù di suo padre. Aveva trascorso un periodo con sua madre dagli Ute, dove era diventato un capo guerriero. Sua madre, infatti, raccontava a un capo Ute che suo figlio avrebbe voluto diventare un Ute, per cui il capo lo accolse come un figlio. Tuttavia gli consigliò di non restare in quella tribù, perché non avrebbe avuto vita facile, dati i rapporti non troppo amichevoli tra Ute e Comanche. Qualche tempo prima Dieci Orsi aveva fatto un piacere al capo Ute il cui giovane figlio, affetto da una malattia incurabile, era ormai prossimo alla morte. Naturalmente non era ancora un guerriero, ma suo padre desiderava che morisse con gli onori dovuti a un guerriero. Fu così che Dieci Orsi e un suo amico si misero gli abiti da combattimento: vestirono anche il ragazzo come un guerriero e gli misero in mano le armi e inscenarono un finto combattimento alla fine del quale lo uccisero. In segno di ringraziamento il capo Ute regalò a Dieci Orsi il cavallo e le armi del morto, doni che Dieci Orsi riportò dai Comanche. Nel 1865 Dieci Orsi andò a Washington e ricevette dal Presidente l'assicurazione che nessuno intendeva togliere la terra ai Comanche. Dieci Orsi deve la sua fama anche alla partecipazione alle trattative di Medicine Lodge, dove, da tutte le cronache, emerse che fu uno dei più importanti delegati indiani. Ormai ultrasettantenne, veniva descritto come un vecchio uomo snello, con folti capelli grigi e un viso rugoso, sempre pronto al sorriso. La sua vivacità mentale, oltre che fisica, era stupefacente e si manifestava con un acume che era al tempo stesso ammirato e temuto. Il 20 ottobre 1867, Dieci Orsi tenne il discorso di apertura, un capolavoro di retorica indiana che si può paragonare ai discorsi di Giacca Rossa. Vedendovi qui il mio cuore si apre di gioia, come i ruscelli di acqua quando a primavera la neve si scioglie. Sono felice come i pony quando trovano l'erba succosa di prato. Mi è stato detto del vostro arrivo quando mi trovavo a molti giorni di distanza, e ho dovuto impiantare parecchie volte il campo notturno, prima di incontrarvi. Sapevo che eravate arrivati per fare del bene a me e al mio popolo. Mi sono aspettato vantaggi durevoli e il mio viso è illuminato dalla gioia, vedendovi. Il mio popolo non ha mai levato un arco o un fucile, per primo, contro i bianchi. Ci sono state difficoltà nei nostri rapporti. Ma non era colpa nostra. Voi avete mandato il primo soldato e noi abbiamo mandato il secondo. Due anni fa ho percorso questa strada per cacciare il bisonte, perché le guance delle nostre donne e dei nostri bambini rimanessero tonde e non dovessero tremare per il freddo. Ma i soldati ci spararono: da quel momento vi fu il rombo del tuono e noi non sapevamo più da che parte andare. Durante la sua visita a Washington, Dieci Orsi si era fatto un'idea del numero e della forza dei visi pallidi. Non si faceva quindi illusioni su come sarebbero andate le cose e vedeva quindi solo due alternative: o fare ciò che i bianchi proponevano, oppure scomparire con la tribù. La politica che perseguì negli anni successivi, aveva lo scopo di realizzare una convivenza pacifica con i bianchi. Anche lui commise pesanti errori nella valutazione della buona fede dei bianchi. Il suo appello alla commissione di Medicine Lodge di permettere ai Comanche di mantenere il loro modo di vivere, rimase del tutto inascoltato. Avete detto che ci volete trasferire in una riserva e costruire case e ospedali per noi. Per me le vostre case non hanno valore. Sono nato nelle praterie, dove soffia il vento e nulla oscura la luce del sole. Là non vi sono confini e tutti possono respirare liberamente. Voglio morire là, non in una camera angusta... Se i Texani non fossero venuti nella nostra terra, ora saremmo in pace. La riserva che volete assegnarci è troppo piccola. I Texani ci hanno rubato il nostro territorio dove vi erano erba succosa e folte foreste. Se avessimo potuto conservarlo, avremmo accondisceso alle vostre richieste. Ma è troppo tardi. La terra in cui è rimasto il nostro cuore è ora proprietà dell'uomo bianco e ora desideriamo una sola cosa, percorrere la prateria fino alla morte. Nel trattato di Medicine Lodge, i Comanche si erano impegnati a non attaccare più i bianchi e di concedere il permesso per la costruzione di strade nel loro territorio. Inoltre avrebbero dovuto approvare la costruzione di un'agenzia e il governo avrebbe dovuto provvedere a rifornirli, per trent'anni, del necessario per vivere. Dopo lunghe discussioni il trattato fu firmato anche se le parti diffidavano della buona reciproca fede. Quando i Kiowa, nel 1870, organizzarono la loro grande Danza del Sole, Dieci Orsi mise in guardia i suoi guerrieri dal parteciparvi, ma nessuno lo ascoltò. Proprio i giovani guerrieri si rifiutarono di considerare le opinioni del vecchio capo come frutto dell'esperienza di una lunga vita, e considerarono Dieci Orsi troppo senile e fu così che non venne più tenuto in considerazione anche se, in ogni caso, fu a capo della delegazione degli Yamparika, nel 1872, durante la sua visita a Washington. Il 6 settembre si tenne un altro colloquio a Leepers Creek con il capitano Henry Alvord, un incaricato dell' indian Bureau. Alvord, un uomo dalle vedute ristrette e assolutamente inadatto alle trattative, minacciò che tutti i "cattivi" indiani sarebbero stati puniti. Dieci Orsi fece osservare sarcasticamente che se il governo avesse fatto allontanare i Texani, gli indiani non si sarebbero più comportati male. Le parti si separarono senza concludere nulla. A Washington, Dieci Orsi si piegò all'ultimatum di Francis Walker, Commissario per gli affari indiani, per spingere tutti gli indiani a radunarsi a Fort Sill, entro il 15 dicembre. Gli Yamparika che avevano sentito parlare dei successi riportati nelle trattative da parte di Lupo Solitario, dimostrarono il loro disprezzo a Dieci Orsi dopo il suo ritorno. Quell'uomo, ormai vecchio, se la prese a tal punto che si ritirò e poco dopo ne morì, abbandonato da tutti i parenti e dagli amici. Solo suo figlio gli era rimasto vicino. Con Dieci Orsi se ne andò uno dei più prestigiosi oratori degli Altopiani. I Comanche, poco dopo, osservarono affascinati mettersi in evidenza un altro grande personaggio della loro tribù, il capo kwahadi Quanah Parker.