La Fenice del Cielo

Post N° 14


Piccola sarta,  il piccione era arrivato e ho risposto subito come vedi; anche adesso non ti lascio sola (che tu lo sappia mi fa piacere). Però non sono venuto dalla Corea. La Corea appartiene al passato, un passato dolce ma lontano. La Corea è uscita dalla mia vita, è un ricordo. Il mio nome è nipponico. È un nome di donna modificato. L’ho scelto quasi per caso in un momento qualsiasi, ed è rimasto.  I miei stanno abbastanza bene ma a guardarli, a vivere per poco nella loro casa, vedo passare il tempo. Mio padre è vecchio e fragile; da bambino era un sostegno e un riparo. Il momento in cui gli anni e la vecchiaia gli chiederanno il conto tarderà molto? Devo prepararmi.  Trova un focolare, così ci sediamo e parliamo. Se non lo trovi ce n’è uno non distante da qui, nel paese di P., a mezza via fra la montagna e il mare, in una casa che un tempo era un castello e per duecento anni ha ospitato uomini che si chiamavamo come me e donne che dormivano nel loro letto. È a tua disposizione, la legnaia e piena: castagno e olivo, vite e fico, bruceremo le piante che hanno nutrito quegli uomini e quelle donne. Ma tu puoi abbandonare la montagna della Fenice del Cielo? Puoi lasciare solo il tuo padrone? Ne dubito. Ma se vieni a scaldarti a questo fuoco, porta il nostro coniglietto, gli accarezzerò la testa come un tempo. Lui me lo permetterà ancora? Il viaggio a Bai Ping... per me va bene, vengo. Non conosco il luogo, né lo cercherò sulle carte. Mi fido di te: dimmi dov’è, che cosa faremo, per quanto resteremo, quando ritorneremo. Sei una piccola sarta laboriosa e piena di risorse, organizza il viaggio e chiamami. Un bacio e una carezza.  Yosh