La Fenice del Cielo

Post N° 113


Il pomeriggio, dopo la scuola, andavo sempre a casa sua.L'età ed il peso ormai non le permettevano più di camminare, perciò passava le giornate seduta in quella grossa poltrona di finta pelle bordeaux.Adoravo guardare mia madre quando le pettinava i capelli grigi e li raccoglieva in una lunga treccia.E adoravo sedere sulle sue ginocchia accarezzandole il collo. La pelle, morbidissima, aveva naturalmente perso l'elasticità di un tempo ed io mi rifugiavo tra quelle pieghe confortanti. Piccoli dettagli impressi nella memoria dal contatto fisico; una sensazione impossibile da rivivere.Non potendo camminare le sue amiche venivano a farle visita.Non era mai sola e la casa era animata da risa e schiamazzi.Fra le tante signore due, in particolare, mi sono rimaste nel cuore: Maura e Sandrina.Maura, la "zia Maura", come la chiamavo io, era una sarta in pensione. Di corporatura minuta, ma paffuta, con due occhietti azzurri e vispi ed una boccuccia rossa. Aveva i capelli corti e ricci che tingeva da sola, riuscendo ad ottenere un originale effetto cromatico. A seconda del periodo il colore variava, si cominciava con un violetto, quando la tinta era appena fatta, per passare ad un glicine, per arrivare ad un pallido rosa. Quando mia madre mi lasciava andare a cena a casa sua, la"zia" mi preparava sempre le ali di pollo alla piastra, sempre. Amava i gatti; nutriva una passione per i gatti neri perché ingiustamente vittime dell'ignoranza popolare. Pasione che è riuscita a trasmettere con successo alla sottoscritta.La sera la sua casa era affollata da signore a cui insegnava l'arte del cucito. Io le osservavo attentamente sgranocchiando ghiaccioli alla coca-cola fatti in casa.Grazie a lei ho imparato il ricamo e l'uncinetto.Poi c'era Sandrina, "la Sandrina".Di lei mi ha sempre colpito il fatto che avesse due figli, un maschio ed una femmina, di nome Fortunato e Fortunata.Era una donna alta e magra con occhi color ghiaccio e capelli candidi.Con lei era obbligatorio giocare a tombola e prendere il thè alle cinque del pomeriggio. Grande esperta di carte, mi ha insegnato moltissimi giochi e trucchi, ma soprattutto da lei ho imparato filastrocche e scioglilingua:Avevo una botte da pitifondarla portai dal pitifondatore di botti,il pitifondatore di botti non c'era,mi misi a pitifondarla da mee la pitifondai meglio del pitifondatore di botti.Se l'arcivescovo di Costantinopoli si disarcivescoviscontantinopolizzasse,ti disarcivescoviscontantinopolizzeresti tecome si è disarcivescoviscontantinopolizzato l'arcivescovo di Costantinopoli?E quando li recitavo cercando di non ingarbugliarmi ed aumentando sempre di più la velocità di esposizione, mia nonna rideva e batteva le mani.Ed io correvo a darle un bacio e a cercare riparo tra le rughe del suo collo.