La Fenice del Cielo

Post N° 115


Fa caldo. In casa non si riesce a respirare. Esco alla ricerca di un po’ d’aria.Senza accorgermene mi ritrovo nella piazza del paese. Bambini giocano a calcio sotto il sole rovente. Ma come fanno i bambini a non avere caldo, a non avere freddo, a non avere fame, a non avere sonno. Sono stata bambina anch’io, eppure non me lo ricordo.Volto lo sguardo e vedo i vecchi lavatoi.L’acqua raccolta in quelle grandi vasche di pietra è sempre fresca, immergo le braccia fino ai gomiti ed un brivido corre lungo tutta schiena per morire tra i miei capelli. Passo le mani umide sul collo e sul viso. Riprendo a pedalare.All’improvviso bolle di sapone ovunque.Vengono a morire sulle mie cosce, sulle ginocchia, sulle spalle. Una bambina seduta sul marciapiede si diverte a soffiare dentro una sorta di cannuccia di legno. Fa le bolle alla vecchia maniera, ecco perché sono così grandi. Anch’io le facevo così.La vecchina del paese mi invita ad entrare in casa sua. L’odore di stantio toglie il fiato. Mi mostra una foto di suo figlio, è emigrato in America alla ricerca di fortuna e sembra l’abbia trovata facendo il pasticcere. Non lo vede da quarant’anni. Mai una foto, un telegramma, una lettera ha ricevuto da questo figlio. La saluto lasciandola alle sue illusioni.Ho smesso di pedalare. Volteggio nell’aria, osservo tutto dall’alto. Mi lascio trasportare dalla brezza che adesso soffia lieve. Saluto i piccoli calciatori, la bambina delle bolle, la vecchina, il parroco che sta uscendo dalla chiesa, tutte le anime del piccolo cimitero. Sotto di me distese di girasoli di cui non riesco a vedere la fine. Comincio ad essere stanca, non resisto, non ce la faccio, non ce la faccio, non ce la faccio. Esplodo in mille goccioline.