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Post n°115 pubblicato il 09 Novembre 2005 da piccola_sarta_cinese
Fa caldo. In casa non si riesce a respirare. Esco alla ricerca di un po’ d’aria. Senza accorgermene mi ritrovo nella piazza del paese. Bambini giocano a calcio sotto il sole rovente. Ma come fanno i bambini a non avere caldo, a non avere freddo, a non avere fame, a non avere sonno. Sono stata bambina anch’io, eppure non me lo ricordo. Volto lo sguardo e vedo i vecchi lavatoi. L’acqua raccolta in quelle grandi vasche di pietra è sempre fresca, immergo le braccia fino ai gomiti ed un brivido corre lungo tutta schiena per morire tra i miei capelli. Passo le mani umide sul collo e sul viso. Riprendo a pedalare. All’improvviso bolle di sapone ovunque. Vengono a morire sulle mie cosce, sulle ginocchia, sulle spalle. Una bambina seduta sul marciapiede si diverte a soffiare dentro una sorta di cannuccia di legno. Fa le bolle alla vecchia maniera, ecco perché sono così grandi. Anch’io le facevo così. La vecchina del paese mi invita ad entrare in casa sua. L’odore di stantio toglie il fiato. Mi mostra una foto di suo figlio, è emigrato in America alla ricerca di fortuna e sembra l’abbia trovata facendo il pasticcere. Non lo vede da quarant’anni. Mai una foto, un telegramma, una lettera ha ricevuto da questo figlio. La saluto lasciandola alle sue illusioni. Ho smesso di pedalare. Volteggio nell’aria, osservo tutto dall’alto. Mi lascio trasportare dalla brezza che adesso soffia lieve. Saluto i piccoli calciatori, la bambina delle bolle, la vecchina, il parroco che sta uscendo dalla chiesa, tutte le anime del piccolo cimitero. Sotto di me distese di girasoli di cui non riesco a vedere la fine. Comincio ad essere stanca, non resisto, non ce la faccio, non ce la faccio, non ce la faccio. Esplodo in mille goccioline.
Commenti al Post:
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Shiva_in_exile il 09/11/05 alle 12:33 via WEB
Perché, ogni volta che il corpo e il cuore affondano fino a raschiare il fondo del dolore, poi miracolosamente ci ritornano. A galla. Con il volto sorridente e ancora bagnato di disperazione contro il sole. Inseguendo la luce di un nuovo sogno. O di un sogno ritrovato. Perché? Attaccamento alla vita.Istinto animale di sopravvivenza. Lo dicono. Fame inestinguibile di non so cosa. La chiamo. Masticando sogni tra giorni di digiuno e giorni di festa.
(Rispondi)
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piccola_sarta_cinese il 09/11/05 alle 16:37 via WEB
Attaccamento alla vita, istinto di sopravvivenza, fame di vivere... e se fosse vigliaccheria? Paura di lasciare il certo per l'incerto? E' più conveniente continuare a vivere, sappiamo cosa ci aspetta. Se poi ci convinciamo che ne vale la pena, allora diventa tutto più facile. Ma ne vale davvero la pena?
(Rispondi)
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Shiva_in_exile il 09/11/05 alle 17:23 via WEB
Il richiamo della scrittura è la più nera delle incertezze. Un sole nero che sorride tra lettere di tastiera. Tra sbarre di solitudine.E' la più fottuta delle dannazioni. Come un cancro che avanza. E stringe nodi intorno ai polsi. E fa bruciare ore, anche nei giorni in cui si ostina a non sporcarlo di vita immaginata il bianco di una pagina.
Per te la scrittura è come un tubicino, che ti fa respirare vita. Mi scrisse, una volta (l'ultima, la penultima?). Solo che adesso le mie parole hanno il suo odore. E lui non sa. Forse non potrà mai sapere.
(Rispondi)
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piccola_sarta_cinese il 09/11/05 alle 18:11 via WEB
Bruciano ore, che diventano giorni, mesi, anni. Che cosa ti resta, oltre alle migliaia di pagine consumate? E parole scritte? Cosa ti resta di tutto questo tempo passato a scrivere? E' bello pensare che lui saprà, anzi già sa.
(Rispondi)
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Shiva_in_exile il 09/11/05 alle 18:23 via WEB
Ci sono persone che scrivono per una copertina. Ci sono alcune (qui) che addirittura si danno cura di fare propaganda di ciò che riescono a pubblicare. La scrittura per me è fede (oltre che dannazione). E non mi ha mai impedito di vivere. Non più di quanto la mia sensibilità non m'abbia già di suo. Piuttosto m'ha permesso di lavarmi. Di capire. Toccare. Di osare gli occhi al di là dei miei confini. Di guardare la gente che incontro ogni giorno con occhi diversi. Occhi di comprensione. Raccontare è perdonare. Perdonarsi. Ed è proprio lui, forse inconsapevolmente, ad avermelo insegnato. (la poesia è maledizione e perdono)...
(Rispondi)
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piccola_sarta_cinese il 09/11/05 alle 18:46 via WEB
Io non so ancora bene cosa sia per me la scrittura. Per ora tutto è una scoperta. A volte mi chiedo se non sia un sacrilegio accostare al mio nome la parola "scrittura". Per il momento, molto umilmente, semplicemente espongo i miei pensieri. Con tutto il rispetto per la scrittura e per i veri scrittori.
(Rispondi)
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Shiva_in_exile il 09/11/05 alle 18:56 via WEB
Srotolare immagini, srotolare immagini. A volte, o spesso, anche un angolo di cemento scapigliato dal vento sa raccontare. E non ha editori. E un pubblico pagante.loving...(accarezzo)
(Rispondi)
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distico il 11/11/05 alle 09:10 via WEB
Bella la tua scrittura, lieve, leggera, come una storia di Hayao Miyazaki, quello della città incantata o del castello errante di Haul.
Brava
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distico il 11/11/05 alle 09:12 via WEB
Scusa il refuso, di scrive Howl
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piccola_sarta_cinese il 11/11/05 alle 18:00 via WEB
Grazie, davvero, sono senza parole. Scusa, ma sono di fretta. Fra qualche giorno ti risponderò con più calma. Da lunedì dovrei tornare a scrivere, tu passa, se vuoi. Ancora grazie.
(Rispondi)
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lorteyuw il 24/03/09 alle 15:27 via WEB
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