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storia vera


pubblico questo bel racconto di una mia cara amica:D.O.C. …. Non è solo l’estensione di un file…non è l’indicazione in una etichetta di un buon vino, D.O.C. vuol dire anche Disturbo Ossessivo Compulsivo, ne ho sofferto per tanto, troppo tempo.Nel mio disturbo non esisteva compulsione, ma idee che si insinuavano nel mio cervello e che provocavano un grave stato di malessere psichico, il cervello era imprigionato stretto in una morsa.La paura dominava la mia vita. Sono passata a provare tutte le fobie che sono descritte nei manuali (delle malattie, di diventare pazza, della morte, degli spazi affollati come quelli aperti, di far del male a me stessa e agli altri….), panico, paura della paura.Mentre provavo queste cose, a fatica ho vissuto.Tanto è stato merito di capacità che per fortuna già possedevo, come diplomarmi, fare un po’ di università, lavorare, risultare anche una persona simpatica, solare e che non “si sarebbe mai detto così fragile”.Mi sono anche sposata, ma trascinata dalla corrente … così in genere si fa in queste situazioni… ma questa è altra storia.In questo totale marasma psichico, ci sono anche persone a te vicino e che solo in parte capiscono quel che provi che in buona fede e per darti un consiglio … “fai leva sulla volontà” … “ci devi riuscire da sola” … “hai tutto, una bella casa…” oppure a volte riconoscevi che alcune avrebbero pensato “a zappare devi andare”.Magari avessi trovato quella zappa, avrei volentieri zappato ettari ed ettari di terreno, magari avessi potuto contare sulla volontà, sulla razionalità. In questi livelli patologici dell’ansia, tutto quello che fa parte della sfera razionale non esiste è completamente schiacciato dal malessere profondo e da queste paure; è un cancro dell’anima!Volevo un figlio… avevo 38 anni, e sono incinta.Dopo la conferma è esploso il disturbo in tutta la sua durezza.Ho cercato aiuto, volevo portare avanti la gravidanza.Un medico, mi ha preso per mano facendomi prima una terapia cognitivo comportamentale per poi, a gravidanza ultimata, curarmi anche con i farmaci perché solo da questo binomio si comincia a vedere la luce.Avevo una paura terribile di non riuscire a prendermi cura della bambina, di non essere all’altezza, paura del parto.Al quinto mese mi ha ricoverato nella clinica dove lavora per un mese.Ero al piano terra della clinica; più si saliva più i pazienti erano gravi!Nel parco si conoscevano altri pazienti e per i quali, non per pochi, ho pensato fossero persone “normali”, addirittura due ragazze erano allegre, spumeggianti.La nascita di mia figlia e l’inizio della cura e stato un tutt’uno. Dopo una ventina di giorni la chimica ha prodotto i suoi effetti e ho potuto solo allora lavorare su di me; vedevo la mia bambina sempre più bella, sana, serena, un dono dopo la tempesta. Sono ritornata per successivi controlli alla clinica, portando con me mia figlia.Nel parco ora ero con il passeggino.Ho incontrato di nuovo le due ragazze che erano ricoverate con me. Dietro la rete ho cercato di farmi riconoscere, ma, con lo sguardo nel vuoto non mi hanno vista. Ora sto bene.  Non avevo ancora messo nero su bianco su questo mio disturbo, mi è servito, spero serva anche ad altri, ma soprattutto non bisogna avere timore di riconoscere un malessere psichico e chiedere aiuto. …. E questa era solo l’anteprima!