Verità...

Le Bidonville


Là dove il cemento divora ogni singolo centimetro di verde, là dove i grattacieli sono il simbolo dell'opulenza cittadina, là dove i più importanti centri finanziari hanno le loro sedi, là, nelle grandi metropoli, accanto a questi concentrati di tecnologia e ricchezza sorgono imponenti e fatiscenti le "bidonville". In queste città nelle città, abbandonate a se stesse, il concetto d'igiene è totalmente sconosciuto, le abitazioni sono precarie, costruite quasi sempre con vecchie lamiere, mattoni o legno, su terreni statali o privati. Molte di queste abitazioni sono composte di una sola stanza priva di finestre, nella quale si ammassano numerose persone con conseguenze immaginabili. Le baracche sono prive di elettricità e di acqua corrente e dunque le donne sono costrette a raccogliere l'acqua piovana e a lavare i panni in quella stagnante. Nei vicoli, attraversati da rivoli i liquami, i ratti e i cumuli d'immondizia fanno da scenario ai giochi dei bambini. La disoccupazione domina tra gli abitanti delle "bidonville", mentre gli uomini cercano lavoro, in ogni modo stagionale, nelle fabbriche, le donne vendono il loro corpo esposto ai passanti come una qualsiasi mercanzia nelle vetrine di quei negozi che i coreani chiamano "sulcib".Trenta milioni di persone muoiono di fame ogni anno. Eppure le risorse del nostro pianeta sarebbero in grado di nutrire il doppio dell'attuale popolazione terrestre. Malgrado lo sviluppo tecnologico ed economico, lo scandalo della fame nel mondo non sembra avere fine. Anzi raggiunge proporzioni sempre maggiori. Gli ultimi dati dell'ONU sostengono che il 15% degli abitanti della terra consuma il 56 % delle risorse: la denutrizione quindi è un problema politico - sociale, legato a interessi, consumi, stili di vita: a complessi equilibri di potere e conflitti etnici.____________________________________Ecco quanto scrive Jean Ziegler, Relatore speciale all’ONU per il diritto All’alimentazione:“Principale responsabile della denutrizione e della fame sul nostro pianeta è la distribuzione ineguale delle ricchezze. Un'ineguaglianza negativamente dinamica: i ricchi diventano sempre più ricchi, i poveri sempre più poveri. Nel 1960 il 20% degli abitanti più ricchi della terra disponeva di un reddito 31 volte superiore rispetto a quello del 20% degli abitanti più poveri. Nel 1998 il reddito del 20% dei più ricchi era 83 volte superiore a quello del 20% dei più poveri.Le 225 fortune più grandi del mondo rappresentano un totale di oltre mille miliardi di dollari, ossia l'equivalente del reddito annuale del 47% più povero della popolazione mondiale, circa 2,5 miliardi di persone. Negli Stati Uniti il valore totale netto della fortuna di Bill Gates è uguale a quello dei 106 milioni di americani più poveri.” “È dunque l'attuale giungla del capitalismo selvaggio che è necessario civilizzare. L'economia mondiale è nata dalla produzione, dalla distribuzione, dal commercio e dal consumo alimentare. Affermare l'autonomia dell'economia rispetto alla fame è un'assurdità, o peggio ancora, un crimine. Non si può delegare al libero mercato la lotta contro il flagello della fame per saziare l'umanità.”