Verità...

PENA DI MORTE... TORTURE...


L'argomento trattato è molto delicato e contiene immagini molto crude. La visione è consigliata ad un pubblico adulto.________________________________________ La legge internazionale vieta sia il carcere a vita sia la condanna a morte e l’esecuzione di persone minori di 18 anni all’epoca del reato. Questo divieto non intende minimizzare il crimine commesso, ma esprime il riconoscimento che i minori, in quanto individui in crescita e con una personalità in evoluzione, più facilmente di un adulto hanno la capacità di riabilitarsi, di reinserirsi nella società e di riacquistare o acquisire per la prima volta quei principi etici che regolano un’armonica vita sociale. Lo scopo principale dei diritto minorile è quindi quello della riabilitazione e dell’integrazione del minore nella società. La condanna a morte nega questa possibilità e relega la giustizia ad un ruolo esclusivamente punitivo. Nonostante il divieto della pena di morte, molti paesi del mondo continuano a condannare a morte e, anche se per fortuna in pochi casi, a permettere le esecuzioni di minori. Nell’ultimo decennio vi sono state esecuzioni di minorenni in Nigeria, Pakistan, Iran, Iraq, Arabia Saudita, Yemen, Repubblica Democratica del Congo. Negli USA vi sono state esecuzioni di detenuti che erano stati condannati a morte per reati compiuti quando erano minorenni.  Tutti i paesi che hanno comminato la pena di morte, ad eccezione degli Stati Uniti, hanno ratificato sia la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia sia il Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici. A seguito della ratifica della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia lo Yemen nel 1994 ha abolito la pena di morte per i minorenni e nel 1997 anche la Cina, di cui comunque non risultavano esecuzioni note di minori, ha adeguato la sua legislazione agli obblighi stabiliti dalla Convenzione. Infine il 1 luglio 2000 il Pakistan ha vietato la condanna e l’esecuzione di minori di 18 anni. Dal 1997 le sole esecuzioni note di minorenni sono avvenute negli USA, in Iran e nella Repubblica Democratica del Congo. Le ricerche condotte da Amnesty International mettono in luce come molti giovani accusati di crimini per cui era prevista la pena di morte erano stati privati dei più elementari diritti processuali. In alcuni casi la giovane età non era stata considerata un’attenuante. Inoltre la maggior parte di questi giovani portava sulle spalle una storia di abusi e di violenze risalenti all’infanzia, contro cui lo Stato non era mai intervenuto a proteggerli; altri erano affetti da disturbi psichici, altri erano dotati di un quoziente di intelligenza inferiore alla media o erano ritardati mentali; qualcuno aveva commesso il suo crimine sotto l’effetto dell’alcool o della droga. Nella maggior parte dei casi neppure queste circostanze attenuanti sono state prese in considerazione. Nel corso del 2004 sono state eseguite almeno 3797 condanne a morte in 25 paesi e ne sono state inflitte almeno 7395 in 64 paesi.  La tortura è illegale? Il divieto di tortura è assoluto. "Nessuno dovrà essere sottoposto a tortura trattamenti o punizioni crudeli, inumani e degradanti", recita l'articolo 5 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Simili assunti sono presenti in molti altri testi sui diritti umani. La tortura è un fenomeno semi-clandestino: fino a quando non viene inchiodato dalle “immagini”, nessun governo ammette che nel suo paese sia praticata la tortura. Del resto nessuna legge, nazionale o internazionale, la permette o giustifica. La tortura è una violazione dei diritti umani vietata, dunque, ma non impedita.In 132 paesi del mondo si tortura per estorcere confessioni, punire reali o presunti colpevoli di reati, imporre disciplina o supremazia psicologica, seminare il terrore. La tortura è, dal punto di vista chi la usa, un metodo estremamente efficace: anche quando non uccide, incute paura e annichilisce. Il suo obiettivo ultimo non è la morte della vittima ma il suo annientamento come essere umano, l’annullamento della sua personalità, dignità, individualità. Non a caso, le conseguenze psicologiche e sociali della tortura sono ben più profonde e difficili da cancellare di quelle fisiche.La tortura è purtroppo una realtà in tanti paesi, anche in quelli che hanno firmato le Convenzioni internazionali. La tortura non si giustifica e non è una fatalità. Ci si deve battere per farla sparire come è stato fatto per la schiavitù. Costruire un mondo senza torture vuol dire riconoscere che ogni essere umano è degno di vivere e che noi non siamo schiavi dei nostri impulsi violenti. Nel corso del 2004 i diritti umani di uomini, donne e bambini in ogni angolo del mondo sono stati disattesi o gravemente violati. Gli interessi di natura economica, l'ipocrisia della politica e la discriminazione di cui è intrisa la società hanno continuato a infiammare i conflitti in ogni parte del mondo. La "guerra al terrorismo" è apparsa più efficace nell'intaccare i principi internazionali sui diritti umani che nel contrastare il fenomeno.  Sessant’anni dopo la fine della seconda guerra mondiale, i governi continuano a tradire le loro promesse di un ordine del mondo basato sui diritti umani e perseguono gli obiettivi di una nuova, pericolosa agenda. Il linguaggio della libertà e della giustizia è finalizzato ad adottare politiche che sfruttano la paura e l’insicurezza, come i cinici tentativi di ridefinire e condonare la tortura. La nuova agenda, insieme all’indifferenza e alla paralisi della comunità internazionale, è stata fallimentare per le svariate migliaia di vittime delle crisi umanitarie e dei conflitti dimenticati nel corso del 2004.