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Post N° 24

Post n°24 pubblicato il 20 Febbraio 2007 da pietrificatore76
 

Apricale è uno fra i borghi più belli d'Italia e mentelocale.it se n'è già occupata più e più volte.
Domenica sera andava in scena nel notevole castello di costà, detto della Lucertola uno spettacolare terzo grado letterario allo scrittore gallerista avanguardista Ippolito Edmondo Ferrrario, assistito nell'interrogatorio dall'avvocato anarchico umanista Alberto Pezzini, con l'ausilio nel ruolo di voce narrante dell'ubiquo indispensabile amabilissimo librao e meu amigu Diego Marangon.

La sala del castello era pienissima, c'era anche il grande Marco Cassini, incisore litografo e autore di un importante Apricale: Storia fotografica 1880-1950. Nelle vesti di pubblico ministero, c'era il vostro cronista strampalato, cioè io.
L'interrogatorio è durato un'oretta e dieci scarse, ha avvinto il foltissimo pubblico presente cui, rispettosi delle procedure, non è stata concessa la parola, pure richiesta a gran voce.
Alla fine, stremata dalla fatica, la compagine teatral-giudiziaria s'è avviata, lento pede verso un luogo di somma delizia e maggior perdizione: La capanna di Bacì.
Al tavolo c'erano tutti i protagonisti, coadiuvati da Re Mida, cioè il vicesindaco Roberto Pizzio e colendissima consorte, non che fotografati dal mio e vostro grande amico de Uruguay Roberto Coggiola, anche lui accompagnato dalla moglie, che è nel caso di specie la Divina Nonchalante doña Graciela.

Con Roberto a fianco, si è chiacchierato di Eduardo Galeano Ol' Blue Eyes, Lluìs Llach e della per ancora pochi giorni malnota Sara Galimberti, segnàtevi
‘sto nome e cognome.
Come si è mangiato, vi starete domandando? Domanda fuori luogo. Come in pochi altri posti in questo estremo lembo etc., dire che da Bacì si mangia è offensivo. L'impeccabile chef Andrea ha comunque servito in tavola memorabili vol au vent agli asparagi, fra gli antipasti raffinatissimi ravioli a tutto cuore, stante che quella sera si chiudeva la settimana di San Valentino benissimo organizzata dalla Pro Loco e dal Comune, il classico stinco di camufalo in crosta per ora non linkabile e, piatto da re, il leggendario brasato di torello alla birra di Apricale.
Come dolce, immancabile ma sempre più gradito, zabajone con pansarole e/o castagnole prelibatissime. Si è finito sul tardi, anche grazie all'eccelso Rossese di Guglielmi. Che domenica bestiale e perfetta, amici miei, salva l'assenza di Lavinia: ma altri San Valentini occorrerano, no?

Giovanni Choukhadarian

 
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