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Post N° 20

Post n°20 pubblicato il 26 Gennaio 2007 da pietrificatore76
Foto di pietrificatore76

Di Andrea G.Pinketts

“Se sei bello ti tirano le pietre…..” cantava Antoine nei pietrificati monumentali anni sessanta, prima di dedicarsi alla nobile arte di circumnavigare il mondo con la sua barca. Se avesse scoperto prima questa sua vocazione avrebbe intonato, in tempi non sospetti, “Fin che la barca va” anticipando Orietta Berti. Ma ammesso e non concesso che “Se sei bello ti tirano le pietre” è assolutamente innegabile che, se sei bravo ti scrivono le pietre. Pietre tombali che mentre te la spassi sui campi elisi ti consentono una sopravvivenza marmorea nel Pantheon. Unica controindicazione: devi essere morto. Siccome Ippolito Edmondo Ferrario è vivo (e lotta insieme a noi) e prolifico, anziché scrivergli una pietra, una pietra ligure, una piastrella sul celeberrimo Muretto di Alassio, preferisco scrivergli una prefazione. Ora, ogni vero scrittore è afflitto da un’ossessione portante che diventa il suo segno di distinzione, la cifra delle sue iniziali sulla camicia di forza del suo talento. Hemingway aveva un machismo vitale nei confronti della morte (quella degli uomini, dei tori, dei marlin…. Non fa differenza), io ho quella dei nani. In ogni mia “storia” infilo almeno un nano anche quando non è propriamente pertinente al contesto. La magnifica ossessione di Ippolito, la sua bellezza di Ippolita è Triora. Triora, borgo ligure che ha anticipato Loudon e Salem nella caccia alle streghe. A Triora  Ippolito ha dedicato gran parte della sua combustione saggistica dimostrando di avere il sacro fuoco. Il processo per stregoneria, il delirio inquisitorio, la tortura del femminile innocente non potevano risparmiarsi di diventare lo sfondo di un thriller a ponente della fertile medioevale mente di un umanista come Ferrario. Anzi, parliamoci chiaro, di un illuminista. Ippolito: infatti fa luce. E non solo stavolta su una pagina iniqua dello storia, ma sulla malìa che un luogo bello e dannato, come direbbe Fitzgerald, esercita su chi ne è irresistibilmente attratto. Oggi tutti purtroppo sappiamo che l’unico modo sicuro per fare giustizia è scrivere un giallo. Il giallo è consolatorio rispetto al noir perché ci consegna un colpevole. Certo è poca cosa rispetto agli innocenti che hanno pagato per colpe non loro. E allora l’autore non si accontenta. Saccheggia i generi, la storia, la scienza, la letteratura offrendoci un piano trasversale per una verità possibile. “Il Pietrificatore” inizia come un romanzo pulp, con tanto di mattanza annunciata che sarebbe piaciuta (e non è detto che non piaccia) a Tarantino, prosegue come un’indagine bucolica, nel senso di buco del culo, e agreste che avrebbe deliziato Pupi Avati de “La casa delle finestre che ridono”. E si ride in questo romanzo. Almeno quanto si trema. Continua l’inchiesta permettendoci di accedere al mondo dei pietrificatori. Allievi perversi di quel Paolo Gorini che a partire dal 1842 si dedicò alla ricerca di un metodo scientifico che permettesse la conservazione dei corpi, onde evitare l’onta del processo di putrefazione. (Alcuni personaggi di Ippolito sono putrefatti. Ma d’animo!) Gorini non era interessato all’imbalsamazione. Piuttosto alla pietrificazione: la sostituzione di liquidi corporei destinati a solidificarsi nel tempo. Come ci ricorda l’autore, Ippolito, che è uno scapigliato di ritorno “gli scapigliati erano attirati e inorriditi, al tempo stesso, dalla morte. Così come il rovescio della medaglia della pietrificazione fu la cremazione. Niente di più semplice”.  La trama de “Il Pietrificatore” non è per nulla semplice….  ma fluida… liquida. Un detective privato demotivato viene assoldato per rintracciare la nipote di un facoltoso avvocato maneggione scomparso a Triora. Fino a qui siamo in piena hard boiler chandleriana. Ma Ippolito Edmondo Ferrario non può permettere che il suo detective si accontenti del cliché. E allora eccoci  pronti a incontrare le tre teste di Cerbero, Don “venti di guerra”, ex cappellano militare nella folgore, ambigui direttori del centro studi internazionali sulla stregoneria, avvenenti e curiose pulzelle in pericolo, orrori della guerra civile, notabile che ai “brutti tempi” si sono fatti pagare per nascondere gli ebrei, salvo poi  rivenderli ai nazisti; vecchi saggi e ubriaconi di paese, ma soprattutto Triora. Triora in cui viene organizzato un festival happening per fa sì che “la tragedia di secoli prima” (il processo di stregoneria) potesse trasformarsi in una grande opportunità. Un po’ come se a Dachau si fossero messi a vendere ai turisti camere a gas in bocce di vetro…. E’ qui che Ippolito Edmondo Ferrario diventa l’unico vero pietrificatore della storia: ti lascia di sasso. Sa restituire umanità e disumanità a chi ha scagliato la prima pietra. “Non è vero che il ricercatore insegue la verità. E’ la verità che insegue il ricercatore”. Scriveva Musil nel  “L’uomo senza qualità” e Ippolito di qualità ne ha molte. Mi verrebbe voglia di fargli pietrificare un “mio” nano. A Triora naturalmente!

 

Andrea G. Pinketts

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Post N° 19

Post n°19 pubblicato il 26 Gennaio 2007 da pietrificatore76
 
Foto di pietrificatore76

La  Stampa 

 

Nuovo Libro “ HORROR”  tra i vicoli di Triora

 

di Bruno Monticone

 

“Ti lascia di sasso”, scrive Andrea G. Pinketts, noto giallista, nella prefazione. Un gioco di parole, ma molto azzeccato per tratteggiare “Il pietrificatore di Triora” (Fratelli Frilli Editori), libro appena pubblicato, firmato da Ippolito Edmondo Ferrario. Un noir che “lascia di sasso” non solo per il titolo, che fa riferimento all’inquietante arte, tramandata nei secoli, di pietrificare i corpi per conservarli nel tempo – ma per Ferrario ha trovato modo di stupire con una trovata dopo l’altra; intanto quella dei pietrificatori arte ormai dimenticata, poi la scelta di Triora come sfondo della vicenda, una volta tanto con la storia delle streghe utilizzata solo come sfondo o pretesto (perché la vicenda si svolge durante l’annuale kermesse di “Strigora”) e non come palcoscenico principale; infine la storia che vede protagonisti fanatici dell’occulto ed un serial killer che vogliono trasformare ignare turiste in statue di pietra. Tra i vicoli e le piazze di Triora. Un caso che Leonardo Fiorentini , mercante dell’arte milanese, investigatore per vocazione e nostalgico del ventennio fascista, cercherà di risolvere. Un cocktail di ingredienti che ha l’indiscutibile dono dell’originalità.

Ippolito Edmondo Ferrario, giovane gallerista milanese (un riferimento con il detective protagonista del noir?), è al suo primo romanzo dopo aver dedicato, negli anni scorsi, a Triora, due saggi (“Triora. Anno Domini 1587” e “Storia della stregoneria nel ponente ligure”). Lombardo innamoratissimo di Triora, l’ha scelta come base per le sue fatiche letterarie e sociali  (è promotore di una bella iniziativa a favore di bambini malati) e ne è diventato cittadino onorario. A Triora, sabato  21 ottobre, presenterà, insieme allo stesso Pinketts, il suo libro nell’ambito di “Notte Horror a Triora”, una maratona letteraria fra streghe, corpi pietrificati ed incubi di inizio millennio da lui stesso ideata.

 
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Post N° 18

Post n°18 pubblicato il 26 Gennaio 2007 da pietrificatore76
 
Foto di pietrificatore76

La Repubblica – Genova

21 ottobre 2006

 

 

IL BORGO DEGLI ORRORI

 

Libri, misteri, streghe pietrificatori e una sorpresa: il “fantasma” dello scrittore Andrea G. Pinketts per una serata memorabile.

 

Giovanni Choukhadarian

 

A Triora come in Transilvania. Succede, a partire da questo pomeriggio e fino a novembre avanzato, in quello che solo pochi disinformati persistono a chiamare “il paese delle sreghe”

Non è successa la rivoluzione, nel borgo medioevale che fu capoluogo della valle Argentina, e dove entro il 2008 sarà pur sempre inaugurato il Museo internazionale della stregoneria, entro palazzo Stella, già residenza temporanea del beato Tommaso Reggio, arcivescovo di Genova fino al 1901, e di streghe si tornerà a parlare con ogni dovizia scientifica. Ci saranno però anche le fate e, ci mancherebbe, i vampiri.

Si comincia oggi e si prosegue fino al principio di quest’inverno. Per l’inizio di questo mese e più di paura, Ippolito Edmondo ferrario, gallerista d’arte milanese, cittadino onorario di Triora ed instancabile promotore di eventi culturali e spettacolari, ha ideato qualcosa  di un po’ sopra le righe.

Tanto per cominciare, la presenza di un fantasma vivo, vegeto e poderoso: Andrea G. Pinketts. Del giallista milanese, ora in libreria col fortunato “Ho fatto giardino” (Mondadori), si sa che presenzierà nell’albergo – ristarante “La colomba d’oro”: ma quando arrivi e che cosa di preciso faccia, questo lo sa forse – soltanto lui.

E’ invece sicuro cosa faranno Ippolito Edmondo Ferrario e Luigi Garlaschelli. Con il fattivo contributo di Alberto Carli, giovanissimo tardo-scapigliato e studioso della Cattolica di Milano, presenteranno due libri diversi ma affini. Ferrario ha pubblicato coi Fratelli Frilli di Genova “Il pietrificatore di Triora”, sorprendente metanoir che oscilla fra il grottesco e il terrificante, con una lieve propensione per il secondo. Da un gallerista che allestisce mostre di Federico Zandomeneghi e Tranquillo Cremona  in mezza Europa, non ci sarebbe aspettato di meno.

Molto  terrificante è invece “Corpi di pietra” (Neftasia editore), del Garlaschelli. Si tratta di un atipico romanzo noir, scritto da un serissimo scienziato di laboratorio, ricercatore alla facoltà di Chimica nell’Università di Pavia e noto, fra l’altro, per aver riprodotto in studio il prodigio della liquefazione del sangue di San Gennaro.

Sia Ferrario sia Garlaschelli sono attratti, in modo che si chiamerà senza offesa piuttosto morboso, dalla figura di Pietro Gorini, estroso lodigiano noto per la pratica della pietrificazione, che applicò alla salma di Giuseppe Mazzini e del grande romanziere milanese Giuseppe Rovani.

A pietrificare cadaveri Gorini arrivò per via scientifica, essendo lui matematico puro per studi e vocazione. Le formule adoperate sono rimaste segrete fino a due anni fa, quando proprio Alberto Carli, che a Lodi è custode della “Collezione anatomica Pietro Gorini”, le ha rese note alla comunità scientifica. Tra i primi a interessarsi è stato ovviamente il Garlaschelli e quale miglior sede che “La Colomba d’Oro”, albergo ristorante che sorge entro le mura di un notevole convento francescano in pietra del secondo ‘500, per qualche dimostrazione dal vivo?

Il duo Carli-Garlaschelli, con la complicità intellettuale di Ferrario e quella un po’ delirante di Pinketts promettono questo e altro per un pubblico che non dovrà temere di avere anche molta paura.

Siccome a Triora le cose non si lasciano poi a metà, la serata finisce a mezzanotte, che è l’ora delle streghe, fate e vampire. Si Andrà a cercarli, nel buio del borgo arroccato fino al Castello e nel bosco attiguo. L’illuminazione sarà, all’uopo, ridotta la minimo ed il terrore abbastanza garantito. La maratona letteraria-orrorifica odierna è comunque solo l’antipasto di un mese genericamente dedicato a Halloween e in realtà offerto a chi coltivi il gusto del mistero, del magico, dell’indicibile. Ci saranno i canonici 3 giorni di festa per Halloween (29-31 ottobre), con camminate fra castagni secolari, personaggi misteriosi acquattati nei carrugi e cenoni stregati, comprensivi di castagnate. Il 18 novembre , torna a Triora Bruna Magi, polemista e scrittrice di razza, con un libro dal titolo chiarissimo: “Fate e streghe sono tra noi? (Pentafoglio)”, dedicato alle virtù magiche di cui appunto dispone il pentafoglio. Per il resto del mese, una serie di fine settimana densi di eventi dedicati alle erbe magiche (le spiega Libereso Guglielmi, giardiniere di Mario e Italo Calvino), agli alberi cari a streghe e vampiri, e anche ai fiori selvatici: come la bellissima rosa canina. Chi ha voglia d’impaurirsi divertendosi, da fine ottobre a tutto novembre ha quindi una meta principe: Triora, in valle Argentina, provincia di Imperia, in Transilvania.

 

 
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Post N° 17

Post n°17 pubblicato il 26 Gennaio 2007 da pietrificatore76
 
Foto di pietrificatore76

Horror con Pinketts in Liguria

Di Giovanni Choukhadarian

 

Della maratona letteraria di Triora si è già letto su Mentelocale http://www.mentelocale.it/leggere_scrivere/contenuti/index_html/id_contenuti_varint_16332. Ne ha scritto Marco Vallarino, giornalista piskellissimo e giallista http://www.marcovallarino.it/, promotore culturale secondo in questo, nell’estremo lembo etc. che il vostro cronista mondan-cultural-enologico ha eletto a suo domicilio fiscale all’immenso libraio intemelio-bahiano Diegu Marangon de Marangão http://gazzettadiseborga.blogspot.com/2006/07/presentazione-romanzo-il-quinto-esilio.html, lui pure presente allo spettacolo. E’ stata una giornata lunghissima, all’insegna hippie del love peace and understanding http://www.elviscostello.info/lyrics/af.html#my_funny_valentine. Nel settore peace è rientrata l’accoglienza strepitosa ricevuta dall’ospite, l’irragiungibile Simona Pastor della Colomba d’Oro http://www.colombadoro.it/; nel settore love, il cronista di frontiera si appella al V emendamento http://usinfo.state.gov/usa/infousa/facts/funddocs/billeng.htm ma garantisce per voi che c’è stato, ottimo e abbondante (taluno l’ha persin notato: e tra loro, mi parve, la luminosa Ludovica Schiaroli, dei F.lli Frilli Editori http://www.frillieditori.com/main.html). In quanto all’understanding, cari i miei lettori, quello fu riservato ai libri. Non che soltanto intervistare un Andrea Gajardo Pinketts più in forma che mai (cioè in forma come al solito: un mito, una Montblanc modello E. A. Poe che cammina http://www.thrillermagazine.it/libri/3691/!) e lo scienziato più istrionico this side of Po river, cioè Gigi Garlaschelli http://www.fulviofulleri.com/miamasvin2.htm), si è presentato il cult-book (e poi movie, e poi fiction, e poi graphic novel, e poi installazione) di questa fine 2006: “Il pietrificatore di Triora” http://www.ippolitoedmondoferrario.it/pietrificatore.html di Ippolito Edmondo Ferrario http://www.ippolitoedmondoferrario.it/. Il volumetto consta di 295 pagine numerate, è pubblicato a Genova dai succitati F.lli Frilli e sfugge a quale voi vogliate definizione. Dentro vi albergano però passioni ossessioni possessioni riflessioni (rarissime ed empie) genuflessioni di Ferrario. E’ costui davvero l’artiste en saltymbanque caro al mio maestro nascosto Jean Starobinski http://www.culturactif.ch/livredumois/livredumoisbouvier.htm. Scrive Starò infatti: “Le jeu ironique a la valeur d'une interprétation de soi par soi : c'est une épiphanie dérisoire de l'art et de l'artiste. La critique de l'honorabilité bourgeoise s'y double d'une autocritique dirigée contre la vocation "esthétique" elle-même. Nous devons y reconnaître une des composantes caractéristiques de la "modernité", depuis un peu plus d'une centaine d'années ». Voi che avete fatto gli studi alti, gentili i miei lettori, avrete bene inteso che, seppure scritte più o meno quando Ippolito nasceva, queste righe lo descrivono. E descrivono anche il sinn und bedeutung http://www.gavagai.de/HHP31.htm di un lavoro che non si leggerà banalmente come opera-mondo http://culturitalia.uibk.ac.at/boll900/segnal.htm ma, meno ovviamente, come opera-frullatore. In questo romanzo c’è ogni genere letterario fin qui sondato da anima umana (eccetto forse la teologia dogmatica: ma il dubbio che invece, in qualche anfratto e sottotesto sussista, quello c’è), dal noir all’horror al guignol alla love story al sesso bello e buono – non troppo, perché Ippolito è maritato, ottimo padre di famiglia e, piacendo al cielo, anche uomo d’ordine. Lavoro ipercolto che si può leggere nell’angosciante viaggio in treno Sanremo-Milano, meglio se in Eurocity http://www.viaggiaimpara.trenitalia.com/elementari/familyspecial.html ma vale una relazione per convegno di contemporaneistica dei più spericolati, si raccomanda a tutti i lettori di Mentelocale che amino l’azzardo, il tormento e l’estasi della narrazione vera e pura.

 
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Post N° 16

Post n°16 pubblicato il 26 Gennaio 2007 da pietrificatore76
 
Foto di pietrificatore76

La Riviera

7 ottobre 2006

Il lombardo che canta Triora

Di  Alberto Pezzini

 

 

Albergo Colomba d’Oro di Triora. Un giovane scapigliato lombardo e la malia di un paese appiccicato alla montagna più alta della Liguria. Colazioni pantagrueliche al mattino, una terrazza buttata su boschi e coppi rosseggianti nel sole d’ottobre. Di notte, nei boschi ancora pieni di caldo dell’estate, una camminata tra suoni, odori e parole evocative. Tutto questo sarà la maratona letteraria che si terrà a Triora il 21 ottobre con la partecipazione di Andrea Pinketts ed Ippolito Edmondo Ferrario. Quest’ultimo ha scritto un bel noir, Il pietrificatore di Triora, che si legge velocemente e tutto d’un fiato. Ricorda molto da vicino il Pinketts di Lazzaro Santandrea quello prima maniera per intenderci. Il bello è che il giovane Ferrario ha creato – a Triora – lui che è lombardo nel midollo più intimo – e precisamente vive a Milano dove gestisce una galleria d’arte neanche troppo modesta – una sorta di festival della letteratura stregonesca. In ciò è stato aiutato dalla giovane patronne dell’Albergo Colomba d’Oro che l’ha aiutato e ne ha ricevuto davvero un’incoronazione solenne nel romanzo. Anche se non ne avrebbe avuto bisogno vista la genuinità della struttura e la bellezza misteriosa ma semplice di questo ex-convento trasformato fatescamente in albergo dalle mille delizie.

Il libro di Ferrario è da leggere. Vi ricordate quando da bambini prendevamo in mano un libro che ci catturava occhi e mente per un pomeriggio? La malia sarà la stessa per chi è appassionato del genere noir condito con fantasia e senso tattico della realtà. Il Ferrario è intraprendente ed ha saputo impastare un intreccio dove la mano esercitata dello scrittore di pezzi ad hoc per Tutto Turismo si mescola maliziosamente con alcune trovate degne di un nuovo astro nascente della letteratura locale.

Il bello è che Triora, Sanremo, Molini e la Liguria delle nostre zone si sentono anche all’olfatto leggendo la pagine di questo libro edito dalla Frilli.

Ciò che colpisce è che promoter delle nostre zone sia proprio un lombardo il quale ha saputo assimilare sotto pelle – in modo davvero stregonesco e quasi misterico – il senso di Liguria. Un personaggio chiave del romanzo sarà proprio un ligure puro come l’acqua dei nostri torrenti, il quale parla pochissimo, a mezzo di frasi sempre tronche e quasi reticenti, ma interviene quando meno te lo aspetti con una bruschezza che risolve tutto. Come i liguri – Ferrario – chissà perché – mi ha ricordato un poco un francese che aveva scritto un libro bellissimo e crudo – ti sembrava di leccare uno scoglio tanto sapeva di mare in certe scene – sulla Puglia: Gli Scorta. Probabilmente sarà un mutante pure lui. Va detto che il ragazzo possiede anche un’innata inclinazione mercantile la quale aiuta molto e lo aiuta nei suoi vernissage letterari. Va bene anche questo. Quello che dispiace potrebbe essere il fatto che un lombardo canti Triora, anziché un ligure: cazzi nostri.

Ci dovevamo pensare prima.

iurispezzini@libero.it

 

 

 

 
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