Critiche

PREIA CRUANA


 VISTA DALLA PIETRA GRUANA L’escursionista può sedere sulla pietra culminante: all’intorno cespugli, rovi, profumo di fiori d’acacia.Lo sguardo si spinge lontano. Vede distinta la guglia di S. Gaudenzio; le ultime propaggini delle colline di Fara. Sta innanzi la bella Grignasco, come adagiata in un vaglio inondata di sole, la tortuosa Sesia. Verso nord la vista è alquanto impedita dalle colline sopra Serravalle e Bornate. Verso il biellese appaiono le zone montuose di Lozzolo e Brusnengo, coltivate a vigneti con la caratteristica collina su cui s’adagia la chiesetta di S. Maria. (pg. 30)  LA LEGGENDA DEL BADICH La leggenda del “Badich”. Questa leggenda è legata al nome di una regione in quel di Piane, quasi in vetta alla “Preia Cruana”, ove esiste una grotta naturale, abitazione del cosidetto “Badich”. Questi sarebbe stato un eremita che, seguendo l’influsso dei tempi, si sarebbe ritirato in questa grotta a vita solitaria e penitente. Alcuni lo dicono un maniaco, un anormale, altri invece ne fanno un santo. Intorno alla sua vita, al suo vero nome, al suo parentado regna il più cupo mistero. È giunta fino a noi la notizia dell’esistenza, e questa circonfusa da un alone di poesia. La spelonca rimane là, meta di turisti, presso l’orrido della Pietra Cadente nel vallone sottostante. La grotta è denominata anche “Barcovei”. (pg. 564) La leggenda del “Badich”. C’è a Piane, la regione “Pietra Croana” un luogo al quale è legata la leggendaria figura del personaggio detto Badich, perdutosi nella notte dei tempi.Narrano i vecchi di un uomo ritiratosi a vita selvaggia perché ricercato dalla forza pubblica, in pena di qualche reato e rifugiatosi appunto nell’impervia regione pressoché inaccessibile. Infatti la grotta, scavata nella roccia viva, da lui eletta per dimora, è tuttora esistente, è inaccessibile dal basso; la si può raggiungere soltanto scalando l’erto picco della Croana, indi calandosi dall’alto per una anfrattuosità pericolosa. Ad una trentina di metri dalla cima, sotto una roccia strapiombante, vi è la grotta. Nell’interno, come intagliato nel sasso vi è una specie di giaciglio e, fuori, uno spiazzo terroso sul quale – dicesi - il solitario si assideva in contemplazione. Più sotto vi è la cosiddetta “squela dal Badich” ossia un incavo nella roccia a forma di scodella ove si raccoglie un rivo fresco e perenne al quale il ricercato di dissetava.Narrasi poi che un giorno il solitario, che viveva grazie all’assistenza della moglie, che fedelmente gli recava il cibo, un dì di ottobre scese alla sua frazione, Quazzo. Il mosto ferveva nei tini e l’agro profumo lo tentò. Ne bevve e s’inebriò. Nel tornare al suo rifugio, per il mosto bevuto, le gambe lo tradirono proprio nel calarsi dal picco, e dall’alto rotolò fino in fondo sfracellandosi.Questa in breve la storia che i nostri vecchi pianesi raccontano sulla leggendaria figura che in questi tempi è stata trasformata in una maschera carnevalesca locale. (Angelo Biglia, pg. 689)  Da “Storia del Comune di Serravalle Sesia” di Don Florindo Piolo